venerdì 6 novembre 2020

Week End - Jean Luc Godard

succede di tutto, in un (poco) tranquillo fine settimana francese, la sceneggiatura potrebbe essere quella di Roland Barthes (Miti d'oggi)

le automobili (protagoniste del film, neanche fossimo in Crash di Cronenberg) fanno più morti del Covid, in questo film politico, che, tra l'altro,  parla dello sviluppo capitalistico, del (neo)colonianismo, di merci e feticci, di velocità e morte, di città e campagna, di omicidi per l'eredità, ci mostra facce a cui potrebbe essersi ispirato Bruno Dumont (in P'tit Quinquin).

tra l'altro gli attori criticano quel noioso film (Week end), di quel noioso regista che è Godard.

è un film sorprendente e bellissimo, da vedere e rivedere (è piaciuto moltissimo a un regista di nome Martin Scorsese, tra gli altri).

godetene tutti - Ismaele


 

QUI il film completo, in italiano

 

 

Nonostante la trama del film sia apparentemente immediata e strutturalmente semplice in realtà cela al suo interno una fitta rete di sottotesto a sfondo politico e sociale. Durante il loro viaggio i protagonisti vivranno numerose situazioni grottesche e surreali che andranno a frammentare la loro traversata tra le campagne francesi. 

Ogni “interruzione” del loro viaggio è causata quasi sempre da una situazione di violenza: dai numerosi e cruenti incidenti stradali a folli bande di criminali assassini.

Gli inevitabili scontri umani a cui i protagonisti del film partecipano sono gli strumenti di cui Godard dispone per manifestare il suo odio nei confronti della società consumistica e capitalista. Esemplare è la sequenza nella quale una donna, scampata all’ennesimo incidente stradale (l’auto per Godard è il simbolo del capitalismo), si dispera perché all’interno del rottame in fiamme vi è intrappolata la sua borsa firmata, totalmente noncurante delle eventuali vittime…

da qui

 

Weekend, then, is a film of rupture, one of the most spectacular ripostes to the cinema in the history of the medium. And yet, considering how emblematic the film has become of Godard’s 1960s work, it received a strikingly muted reception upon its release. By this time, Godard had already severed his ties with the commercial cinema, and promoting his latest film in the press seemed low on the list of priorities. As Bergala puts it, it is as if: “this film had also burnt its own memory. It is without doubt the film from the 1960s on which there exists the least amount of documents, interviews, information. … Weekend has not had the time of resonance necessary to put into place its own memory.”1 Our main source for his thoughts on Weekend comes from ten years after its release, when he showed the film as part of a 1978 lecture series in Montréal. Here, he characterised the film as depicting “a much more confused and mixed up world […] I tried to make a huge salad, a big club sandwich in which everything, monsters or not monsters – I’m not – I’m closer to a cry or to song…

da qui

 

"Weekend" is about violence, hatred, the end of ideology and the approaching cataclysm that will destroy civilization. It is also about the problem of how to make a movie about this. Movies about The Bomb are almost never effective; the subject is too large. So Godard abandons any attempt to show us "real" war or destruction. Instead, he shows us attitudes: the casual indifference to suffering that saturates our society…

da qui



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