sabato 19 settembre 2020

Notturno - Gianfranco Rosi

qualche anno dopo Fuocoammare Gianfranco Rosi gira un nuovo documentario, in zone di guerra, Siria, Kurdistan, Iraq, qualcuno aggiunge il Libano, ma non ho visto immagini, forse c'erano, ma nel montaggio devono essere sparite (se non ho dormito un po').

non ci sono molte parole, quasi solo in manicomio, il posto più sicuro di quelli visti nel film.

la fotografia è di serie A.

le immagini parlano da sole, alcuni segmenti più riusciti di altri, l'occhio del regista fa la sua parte, e come sempre succede ci si chiede se la presenza della telecamera rende le persone (nel documentario) come sono, o le cose cambiano? l'osservatore cambia l'osservato? eterna domanda.

certo che viene in mente un'altra domanda? chiunque di noi lì, uno come loro, resterebbe sempre lì o cercherebbe a tutti i costi di arrivare in Europa (che nei confini di quelle nazioni disegnati con il righello ha un bel po' di colpa)?

film che merita, un po' sotto Fuocoammare, secondo me, ma merita.

buona visione - Ismaele


 

 

 

 

Quello di Rosi è un cinema ormai globalmente riconoscibile, e sempre diviso nell'anima: da una parte improvvisazione e adattamento a ciò che la realtà gli comanda, dall'altra un controllo formale e cromatico che a volte sembra voler far prevalere l'estetica sull'etica. Notturno, è ancora una volta tutto questo, un film pensato per aver luogo solo di notte che poi, negli anni e nel girato, si è aperto anche al giorno. Un'opera che affianca momenti di intimismo extra-ordinario (la litania di una donna in visita alla prigione dove il figlio è stato torturato e ucciso) a quello quotidiano (un salotto che ogni notte viene preparato per accogliere il riposo di una famiglia intera), e che ha un'innegabile capacità di rendere iconico l'icastico.
La sequenza ambientata nel cortile di una prigione in cui, come sangue da una ferita, si riversano le uniformi rosse dei prigionieri è sullo stesso livello delle memorabili scene che tracciavano contorni di persone attraverso il luccichio delle coperte termiche in Fuocoammare. Ancora una volta alla regia, montaggio e suono di Rosi si affianca il contributo di una star della fotografia come 
Luca Bigazzi alla correzione colore, sempre a livelli eccelsi.

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Notturno rappresenta lo sguardo oltre il conflitto di guerra, é un film sulle persone dilaniate dal dolore ma che, non possono arrendersi alla sofferenza, e vivono la propria quotidianità convivendo con esso. Ci sono attori che rielaborano la guerra e la storia di quelle Terre colpite attraverso pièce in cui ognuno di loro si fa carico di un racconto che, inevitabilmente ha lasciato segni visibili (e non) su ognuno.

In Notturno parlano le immagini, gli sguardi delle persone, il “silenzio” della colonna musicale costringe lo spettatore a non distrarsi da quello che sta guardando. La storia é tutta lì, e non ha bisogno di accessori.

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…Ciò che colpisce in maniera positiva del documentario “Notturno” è la bellissima fotografia. Si tratta di immagini spettacolari, di giochi di ombre, di colori spesso caldi, di luci al tramonto e all’alba. Il notturno è evidenziato da una precisa esaltazione del buio che fagocita la luce, spesso flebile, spesso disturbata dagli spari delle mitragliatrici nella notte.

Corrono e marciano i soldati sin dall’inizio e si ritrovano in molte scene. Il regista ci avverte solo, con un primo cartello scritto e silenzioso che siamo in medi oriente, ma non viene mai precisato il paese, la città, di quale confine o popolo viene riprodotto.

Rosi lascia parlare le immagini, non si interessa di dare delle coordinate spazio temporali precise proprio perchè la situazione, in quelle zone, è sempre molto dinamica, fluida, cangiante oltre a una condizione di base, quella umana che dovrebbe prevalere al di là dei confini.

“Notturno” si discosta dal documentario puro, tutte le scene sono progettate e montate con un preciso motivo ma non costituiscono mai un racconto unico. Non esiste una voce fuori campo, non esiste nessun personaggio che spiega il suo punto di vista tantomeno quello del regista…

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…Pero también atrapa imágenes bellas, evocadoras y sugerentes. Imágenes nocturnas iluminadas por el fuego de los pozos de petróleo ardiendo, una carretera convertida en auténtica cascada de agua o los distintos intentos de cruzar un río tras el destrozo del puente que permitían vadearlo. Imágenes de gran fuerza visual por lo estético y por su capacidad de evocación. Lástima que su camino para conseguir la atención del espectador se incline demasiado hacia la búsqueda impúdica de la emoción por cualquier medio.

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Se da una parte è difficile non provare empatia per le situazioni sempre più estreme che Rosi cattura, dall’altra sorge un dilemma prettamente morale: fino a che punto può spingersi il cinema nella rappresentazione del reale, senza risultare artefatto e per certi versi disumano? Il reale pianto di una madre che accarezza il muro usato per la tortura del figlio può essere usato come strumento narrativo e retorico? In cosa differisce Notturno da quella rappresentazione teatrale mostrata allo spettatore, in cui i pazienti di un ospedale psichiatrico provano e costruiscono a tavolino la loro opera?

La risposta a queste domande sta nella personale interpretazione dell’etica e del mezzo cinematografico. Dal canto suo Rosi, in quella che ormai possiamo definire la sua cifra stilistica e artistica, si limita a interrogare il nostro sguardo, a pungolare le nostre più intime convinzioni e, in ultima analisi, a documentare la storia mentre la stessa storia scorre, senza alcun compromesso che non sia la ricerca della bellezza e dell’emozione.

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Notturno non mostra la guerra in modo diretto, ma prova ad esplorare i dintorni di essa. Soprattutto quando, dalla voce dei bambini, si ascoltano ricordi agghiaccianti delle torture a cui hanno assistito o che hanno subito in prima persona con l’arrivo dell’ISIS. Teste mozzate, impiccagioni, pugni, calci, e varie pratiche insensate e folli che ormai sono marchiate a fuoco nelle loro piccole menti anche se il personale scolastico prova ad aiutarli a dimenticare o perlomeno a comprendere quella brutalità, anche se è impossibile persino per gli adulti.

Distese di acqua avvolte dai toni caldi del tramonto, campi immensi e isolati, si alterano ad ambienti vuoti in cui i personaggi si muovono timidi. Notturno è sicuramente un documentario interessante per il suo valore artistico e culturale, ma non coinvolge per la mancanza di una storia da raccontare. Sembra più di essere di fronte a un’opera d’arte da ammirare e contemplare, ma non a un documentario con un’anima da esplorare e vivere.

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