sabato 27 giugno 2020

Tyrel - Sebastian Silva

come in Magic Magic un gruppo di persone, tutti maschi,  passano un fine settimana in una casa di campagna, in un posto dove neanche il telefonino riesce a funzionare.
non succedono troppe cose, alcool e droga fanno la loro parte importante, il problema è che Tyler (o Tyrel) è l'unico nero, e, anche se nessuno è ostile, lui si sente a disagio, sarà una brutta sbronza, qualche battuta, o il peso di secoli di oppressione che non possono essere cancellati.
non succedono fatti esplosivi, come in Magic Magic, ma niente è sereno, c'è una tensione che non cala mai.
da non vedere in parrocchia o alla Casa Bianca.
buona visione - Ismaele








Paradossalmente, il fatto di non esplodere è ciò che lo fa brillare. Nella sua costante “passività”, Tyrel riesce a risvegliare una sorte di urgenza, una provocazione che ha a che fare non tanto col fatto di mettere insieme delle problematiche attuali come migrazione, razzismo, la politica di Trump e il futuro incerto delle minoranze negli Stati Uniti e nel mondo, ma di renderle quotidiani, vicine, ordinarie. Di farci sentire anche a noi parte del selfie ma allo stesso tempo un corpo estraneo, alieno. Di evidenziare il fatto che ormai la nostra stranezza, il nostro disagio, il senso di appartenenza, non dipende tanto di quale materia siamo fatti, della nostra condizione o sostanza, ma – proprio come nel Cinema – dal punto di vista. Dal nostro sguardo e dallo sguardo degli altri. Ecco la nostra condizione e la bellezza della proposta di Silva, che è allo stesso tempo la scelta di un’immagine, di una parola al volo o un silenzio lungo, di una handycam che non si ferma, di una foto che si scatta e rimane lì, rendendo un attimo infinito, mentre il mondo continua a muoversi.

…Nella stessa situazione in cui un bianco percepirebbe sé stesso semplicemente come a disagio, tra estranei che lo mettono in difficoltà, Tyler percepisce sé stesso come in pericolo e legge la realtà con l'occhio deformato di una paura che rappresenta lo scheletro della vicenda molto più dei singoli accadimenti che la compongono. Tyrel in questo senso delude chi si aspetta le svolte narrative di Get Out, ma ne raccoglie parte del discorso: scompare l'intento didattico ma resta il disagio, scompare la storia ma resta il modo in cui interpretiamo ciò che accade a seconda del posto che sentiamo di occupare in quella situazione. Il fatto che essere un afroamericano significa occupare costantemente un posto un po' più in basso degli altri, vedere il mondo da una posizione più precaria e dunque con una diffidenza che spesso si rivela semplice istinto di autoconservazione non è soltanto una chiave di lettura qui ma la vera sostanza di un film che ragiona brillantemente sui meccanismi del potere sociale che influenzano la nostra visione di noi stessi.

Tyrel e’ il nome del giovane protagonista di questa vicenda che si svolge durante un week end in una casa nei boschi a Catskills, fuori New York. Lui e l’ amico Johnny sono invitati a una festa di compleanno, fa freddo, è quasi inverno. All’arrivo di tutti gli invitati Tyrel scopre di essere l’unico ragazzo di colore tra un gruppo di ragazzi maschi bianchi, che molto probabilmente finiranno per ubriacarsi. Tyrel non vuole darlo a vedere, ma comincia ad avvertire un profondo e crescente disagio nonostante tutti lo accolgano normalmente e dimostrino essere tranquilli e rilassati. Il film ha una sceneggiatura semplice ma si rivela profondo ed elaborato. Attraverso una leggera suspense emergono paure inconsce che risiedono nella psiche umana, specialmente in riferimento ad atti violenti e gratuiti perpetrati dall’uomo bianco verso popolazioni diverse e sottomesse dallo stesso. Il lato psicologico del personaggio principale è approfondito con serietà e il film non è da considerarsi di genere. Risulta anzi essere un’ opera importante che sa far riflettere in modo educativo.

There is probably more religious turmoil here than actually racial, and the story progresses with a nonsensical self-contentment without delivering a single thrill. It doesn’t take us too long to understand Silva’s idea, in the same manner that we realize that the aimless script is populated with under-written characters. Tyrel breaks at the weight of its own ambition, feeling like an undergraduate exercise in tension. Sadly, even that tension is wasted. 
da qui

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