siamo in un fine settimana, in una casa in riva a un lago, vicino a Montreal.
otto amici e amiche, quasi tutti insegnanti universitari, parlano e parlano e parlano e a volte soffrono, perché la verità fa male.
si parla di sesso, sopratutto, il motore del loro annoiato mondo borghese, e non esiste altro, al di fuori di loro stessi.
un mondo chiuso, in estinzione.
intanto si divertono, forse, ma non troppo.
uno sguardo cinico e crudele a un piccolo mondo (antico?) cinico e crudele.
merita la visione, questo è certo - Ismaele
… it is
not the physical activity of sex that the characters in this movie are really
talking about. They're discussing the meaning of sex, the object of sex, the
embarrassment and guilt, the ambition and silliness of sex. To them, as to so
many civilized people, good sex boils down to winning the admiration of someone
you admire. They'd rather have a mediocre time in bed with the right person
than a great time with the wrong one…
La storia ruota intorno a quattro coppie
medio-borghesi che trascorrono il week-end nella casa sul lago di uno di essi.
Sia per le donne che per gli uomini, il tema ossessivo è il sesso. Riuniti a
cena, gli otto si ritrovano a chiacchierare senza troppo interesse, quando
Mario si alza, seguito poi da Louise, e se ne va "perché non si fanno
orge", dice. La notte, amare riflessioni assalgono tutti, ma
"l'esasperata caccia alla felicità personale, non sarà l'inizio del
declino dell'impero americano?". Dopo vari intrecci amorosi notturni, le
quattro coppie ripartono il mattino dopo, riprendendo forse anche la via
dell'ipocrisia.
… Il messaggio è chiaro: il teatrino prima o poi è
destinato a cadere. E le conseguenze saranno imprevedibili. Arcand non
sembra tuttavia turbarsi molto di questa prospettiva per due motivi principali:
il primo è che lui, come i protagonisti del film, vivono “alla periferia
dell’impero”, onde per cui sentiranno molto meno le scosse del prossimo
disastro; il secondo è che tale decadenza è inevitabile e opporsi ad essa è
inutile: ogni civiltà è destinata ad un ciclo vitale che prevede ascesa,
primato e declino, così come ogni individuo nasce, vive e muore.
Nell’attesa quindi non rimane che seguire il vecchio
motto napoletano “chiagne’ e’ fotte’”, all’inseguimento di un edonismo sfrenato
che nonostante la sua incapacità di dare la felicità all’umanità (la
consapevolezza amara che ogni amore dura non più di uno-due anni) rimane
l’unica strada scelta da quello che dovrebbe essere lo strato sociale più colto
e illuminato della società, ma che metafore colte a parte, si mostra
esistenzialmente sulla stessa barca del villico più ignorante e imbarazzante.
Nonostante tutti questi paroloni è bene ribadire la struttura
davvero devastante del film: una commedia travolgente godibile
da tutti, con momenti di profonda ilarità dovuti ad un umorismo sincero e
popolare, perfettamente aderente all’uomo di strada come al professorone più
ingessato che arrivato a casa non vede l’ora di togliersi la maschera e sparare
due cazzate con gli amici.
…l'opera riesce in un'operazione davvero
straordinaria rispetto a quegli anni. Non vediamo un film che ci parla di
cultura, di omosessualità, di edonismo sessuale cercato e trafugato in modo
ostinato; secondo me bisognerebbe tener conto che in quegli anni, nella
grigia metà degli anni ottanta, un accostamento del genere, cultura alta e
edonismo becero, non era un fatto così scontato e diffuso come oggi, ma era
d'uso in alcuni ambienti intellettuali, per segnalare l'acume del disincanto,
stringendo l'occhiolino a una certa destra liberista, capace di reclutare nel
suo seno docenti universitari radicali ancora sinistreggianti al fine di
inculcare dolcemente, nelle nuove file degli allievi, il nuovo verbo, che
avrebbe inondato l'occidente libero dalla tensione dei due blocchi e inaugurato
il suo inizio globale con la guerra nel golfo.
Costoro dunque sono alcuni dei
cinquantenni intellettuali post sessantottini, disillusi, in grado di essere un
ponte sociologico ben congeniale per traghettare i giovani dalla sinistra alla
destra, con le conseguenze quanto mai attuali. Qui non c'è una critica alla
cultura, agli intellettuali in generale, ma una critica ad arte delle
trasformazioni in atto del ceto intellettuale egemone di quegli anni, in
forza dei quali la sinistra è stata del tutto disastrata, riciclata e trascesa
in un nuovo fronte ideologico al servizio del liberismo. Non voglio dire che
tutti quelli del '68 negli anni 80 hanno cambiato casacca. Delusi tanti, e
anche tanti che seppur in modo diverso hanno perseverato nel loro credo,
ristrutturandolo per le nuove e imprevedibili sfide. Ma non tutti, e questi non
tutti, esaminati nel film, in quegli anni non ancora indefinibili,
ambivalenti forse anche a se stessi, e ancora silenti, hanno finito per
primeggiare, diventano poi una moda per le nuove generazioni di fine
Novececento e inizi Duemila. Forse le attuali generazioni, i giovani d'oggi, si
stanno svegliando, perchè il declino è diventato una crisi, e la crisi
difficilmente assopisce. Almeno lo si spera.
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