mi sembrava di conoscere Suha, cerco un po' e trovo che l'attrice, che si chiama Lubna Azabal, è la straordinaria Nawal nell'immenso film di Denis Villeneuve che è La donna che canta.
Paradise now è ambientato nella Palestina occupata dagli invasori israeliani, i due amici non vedono altra via di uscita alla loro condizione se non quella di diventare martiri.
non è un film a tesi, è dialettico e pieno di sofferenza e di dubbi, drammatico, ma ci scappa qualche sorriso.
è stato candidato agli Oscar per il miglior film straniero.
da non perdere, sicuro - Ismaele
… We may disagree, too, and yet watch the
film with a fearsome fascination. The director and co-writer, Hany Abu-Assad, uses the interesting device of undercutting the heroism of
his martyrs with everyday details. During one taping of a farewell message, the
camera malfunctions. During another, one of the bombers interrupts his
political sermon with a personal shopping reminder for his mother. When the
leader of the terrorist group personally visits the two men, he seems less like
a charismatic leader than a bureaucrat a little bored by this obligatory task…
…I tre personaggi principali portano avanti altrettanti
modi di vedere la situazione e tentativi di risolverla: pacifista, incerto e
terroristico.
Tutti e tre sono però veramente umani, inaspettatamente per chi non è a contatto con la situazione come la maggior parte degli spettatori. È sconvolgente vedere come dei gesti così estremi e ingiustificabili possano essere compiuti da persone che non assomigliano affatto a invasati o ad estremisti religiosi: giovani normali spinti dalla difficoltà della vita di tutti i giorni e piene di rancore perché private dei mezzi per migliorarla, che cercano nella fede solo una speranza e conforto per un al di là che fa paura. Un’immagine che spaventa molto più di quella che spesso costruiamo nelle nostre menti.
Tutti e tre sono però veramente umani, inaspettatamente per chi non è a contatto con la situazione come la maggior parte degli spettatori. È sconvolgente vedere come dei gesti così estremi e ingiustificabili possano essere compiuti da persone che non assomigliano affatto a invasati o ad estremisti religiosi: giovani normali spinti dalla difficoltà della vita di tutti i giorni e piene di rancore perché private dei mezzi per migliorarla, che cercano nella fede solo una speranza e conforto per un al di là che fa paura. Un’immagine che spaventa molto più di quella che spesso costruiamo nelle nostre menti.
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