venerdì 27 marzo 2020

Insignificance (La signora in bianco) – Nicolas Roeg

Albert Einstein, Marilyn Monroe, Joe di Maggio e il senatore Mc Carthy (quello del maccartismo, naturalmente) stanno tutti insieme in un film che è un po' folle, apparentemente, e forse anche dopo.
Albert e Marilyn passano una notte insieme, si conoscono, si vogliono bene, Marilyn è sofferente per essere una donna oggetto, e c'è anche una bellissima spiegazione della teoria della relatività.
Nicolas Roeg è bravissimo, e si vede.
non male, come diversi momenti altissimi, merita la visione - Ismaele


 

 

 

 

…Valiéndose de bellas metáforas vinculadas a la presencia de Mujer y Niño en la Orilla del Mar, pintura de 1921 de Pablo Picasso que corona la cama del cuarto donde transcurre la acción y que se emparda a los sueños deshechos de maternidad de Marilyn y Joe, y la proliferación de relojes a lo largo de la historia con las 8:15 horas como instante preciso del Apocalipsis tanto público como privado, Insignificancia funciona como una lectura maravillosa acerca de -por un lado- la sincronicidad más absurda de todas las etapas de nuestra existencia y -por el otro- el hecho de que los estadistas, investigadores y figuras populares arrastran una trivialidad y un maquiavelismo más que importantes que nunca pueden esconder del todo ya que ese sustrato mundano y bien frágil siempre amenaza con salir sin que importen las jerarquías o máscaras utilizadas: mientras que el Profesor no reconoce a la Actriz ni al Jugador de Béisbol porque cada uno vive en su burbuja y/ o en la idolatría facilista que fabrica tótems para todos los rubros, el único verdadero monstruo social del relato, el Senador, se retroalimenta del oscurantismo general y ejerce los últimos coletazos de una supremacía concedida por el propio pueblo norteamericano, ese que eligió al Roosevelt que fomentó el Proyecto Manhattan y al Harry S. Truman que lanzó las cargas explosivas sobre Hiroshima y Nagasaki, indudablemente uno de los mayores crímenes de lesa humanidad de la historia.

da qui

 

Now comes a film in which almost all the audacity is contained by the premise - that these four most famous figures of the 1950s met during one long night. Grant Roeg that much, and he gives us a fairly realistic film most of the rest of the way. The characters are never actually given their real names in the film, but there seems to be little doubt who they're meant to be, especially when Einstein and Monroe work out the theory of relativity together, using a flashlight, a few simple props and some almost perfect dialogue…

… I am not quite sure, however, what the point of the movie is. It's more of an acting and writing tour de force than a statement on sports, politics, sex symbols or relativity. It begins by imagining its remarkable meetings, and ends by having created them. It's all process, no outcome. I think in this case that's OK.

da qui

 

La signora in bianco è un film postmoderno, non tanto per la sua vicinanza al Storia del Cinema – il film inizia sul set de Quando la moglie è in vacanza. Piuttosto, l’approccio di Roeg (e dell’autore del testo teatrale Terry Johnson) sembra rifarsi alla romanzo postmoderno. Il miscuglio quasi stridente di cultura pop, le numerose digressioni incentrate su questioni specifiche in materia scientifica, non possono che richiamare l’universo postmodernista e apocalittico di Thomas Pynchon. Ascoltare Marilyn e Enstein che discutono della forma dell’universo alle tre del mattino in un’anonima camera d’hotel potrebbe benissimo essere frutto di un paradosso pynchoniano, uscito dalle pagine dell’Incanto del lotto 49 o dell’Arcobaleno della gravità. Persiste la teoria del complotto, diluita al limite dell’inconsistenza, attraverso le pressioni del senatore McCarthey (kubrickianamente ossessionato tanto dal comunismo quanto dall’impotenza sessuale) nei confronti di Einstein. È assolutamente inconsistente (ancora, l’insignificanza), la storia stessa che (non) racconta La signora in bianco: tutte spinte narrative che si spengono velocemente. Flashback e flashfoward (quasi delle premonizioni apocalittiche) che si risolvono in un nulla di fatto.
Anticipando il Don De Lillo di 
Underworld, Roeg realizza un’opera sull’immaginario americano. Un carosello di volti, di copie e di superfici, liquido e impermeabile, che nelle sue continue allusioni non sembra portare da nessuna parte. Oppure forse, dove conduce, è totalmente irrilevante. O, per meglio dire, insignificante.

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Lui tutto arruffato con la sua testa di capelli grigi ed incolti, lei vestita di un sexy abito di raso bianco con gomma molto aperta e soggetta a risultare molto sensibile agli sbalzi di corrente.
I riferimento ad Einstein, Marilyn e Joe Di Maggio sono sin troppo evidenti, plateali, ma entusiasmanti ed il film, geniale e machiavellico nella sua folle e compulsiva smania di intersecare mondi e personaggi che più lontani non si potrebbero, risulta davvero bizzarro ma accattivante.

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2 commenti:

  1. l'ho visto e mi è piaciuto parecchio anche, Nicolas Roeg era un signor regista :)

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    1. ho visto anche "A Venezia..."e "Walkabout", ottimi film per un ottimo regista

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