le storie sono ambientati in tempi diversi, tutti riconducibili all'oggi, con personaggi che hanno dei problemi con se stessi e col mondo, ma che cercano dei modi per affrontare i problemi, senza nascondersi e rischiando molto.
non saperne troppo prima, entra nel film, è un diamante grezzo, di sicuro non te ne pentirai - Ismaele
…Diciamolo
meglio: non è un film che tutti sono disposti a comprendere. Questo soprattutto
per una pubblicità e un trailer sbagliati. Ciò che è stato esaltato della
pellicola è la sua ambientazione quasi da cyberpunk, alla Matrix,
per intenderci, con un mondo popolato da strani personaggi e un tipo in
maschera che va alla ricerca di un killer. E devo confessare di
essere rimasto piacevolmente colpito dal film dopo averlo visto e orrendamente
disgustato dall’operazione di promozione che ne hanno fatto.
In realtà è la storia di quattro persone. Un padre alla
ricerca del figlio scomparso, ossessionato dalla figura di Dio; il figlio del
vecchio bigotto, che è impazzito dopo essere tornato dalla guerra in Iraq ed
aver assistito alla scomparsa della sorellina piccola (per cui comincia a
prefigurarsi un delirante e grottesco mondo, dove tutti gli abitanti della
“Città di Mezzo” devono seguire una religione); una giovane artista che usa la
morte come massimo mezzo di espressione artistica e un ragazzo alla ricerca di
un amore ideale...
…. McMorrow ha una padronanza impressionante del mezzo cinema
ed ha evidentemente ambizioni artistiche notevoli.
Se imparerà anche ad amare i suoi personaggi e a non usarli solo come pedine per mettere in luce la sua indubbia capacità nel costruire arzigogolate trame narrative, non correrà il rischio di diventare una sorta di versione emo di Inarritu (il mondo non potrebbe sopportarne un secondo).
Franklyn è tanto bello e appagante da vedere, quanto algido, ma la visione può valere la pena soprattutto se per una sera, come antidoto alla sciatteria che ormai invade le sale, vi accontentate di respirare un perfezionismo promettente e sempre più raro. E’ un gioco di specchi troppo narciso per appassionare e che lascia in superficie le sue stesse tematiche, tipiche del filone della distopia fantascientifica, ma non mi stupirei se per qualcuno diventasse un cult.
Se imparerà anche ad amare i suoi personaggi e a non usarli solo come pedine per mettere in luce la sua indubbia capacità nel costruire arzigogolate trame narrative, non correrà il rischio di diventare una sorta di versione emo di Inarritu (il mondo non potrebbe sopportarne un secondo).
Franklyn è tanto bello e appagante da vedere, quanto algido, ma la visione può valere la pena soprattutto se per una sera, come antidoto alla sciatteria che ormai invade le sale, vi accontentate di respirare un perfezionismo promettente e sempre più raro. E’ un gioco di specchi troppo narciso per appassionare e che lascia in superficie le sue stesse tematiche, tipiche del filone della distopia fantascientifica, ma non mi stupirei se per qualcuno diventasse un cult.
Franklyn è un film religioso, un elogio della fede, cioè del credere
nell’esistenza di un’entità superiore (Dio, il destino o comunque si voglia
chiamarla) i cui disegni non ci è dato comprendere né giudicare, ma che possono
prevedere degli esiti per noi positivi pur facendoci passare attraverso il
necessario scatenarsi di eventi negativi. O almeno, questo è ciò che il film
sembra dirci all’apparenza. In ogni caso, per svolgere il suo discorso
filosofico-religioso, Franklyn si serve del tema del disagio mentale, che
caratterizza almeno tre dei suoi quattro personaggi principali, le cui vicende,
inizialmente parallele, finiranno per entrare drammaticamente in contatto.
La pellicola appare divisa spazialmente tra una Città di
Mezzo non ben collocata cronologicamente, buia e caratterizzata da una
grottesca iconografia gotico-steampunk, e la Londra contemporanea, in cui
predominano i valori cromatici chiari…
Quando uscì nei cinema italiani, tutti pensarono che Franklyn fosse l'ennesimo film sui supereroi. Il trailer non faceva intendere
altrimenti, la locandine idem, quindi per lo più il film fu snobbato e scartato
a priori. E qui apro una parentesi per chi considera normale giudicare un film
dal trailer: il trailer quasi sempre non è un sunto né una presentazione (come
lascerebbe supporre il termine) quanto, piuttosto, uno specchietto per le
allodole montato ad arte con il puro scopo di incuriosire. Può essere
indicativo ma non è mai esplicativo.
Ecco, Franklyn è incredibilmente lontano da quanto tanta pubblicità aveva
lasciato intendere e questo, al momento del lancio, scoraggiò alcuni e deluse
molti, spingendo il pubblico a decretare il fallimento di un film che brutto
non è…
…Padri,
figli, padri, figli, probabilmente il film ha un forte ascendente psicanalitico
difficile da cogliere. Rimane un Thriller fantascientifico (e psicologico al
contempo) molto lento da seguire e molto difficile da capire, insomma, quelli
che piacciono a me. Va visto assolutamente una seconda volta e quella sancirà
l'odio finale per non averlo capito appieno, o l'amore assoluto per un film che
ha tutto, fuorchè l'esser banale.
…Ma, al di là della suggestiva manipolazione cinematografica
degli spazi, è la ricercatezza dello sguardo di McMorrow a mettere al
riparo Franklyn dall’accusa di
sterile derivatività: anziché sacrificare la cura del dettaglio figurativo alla
scorrevolezza del racconto, l’esordiente cineasta britannico si sofferma sui
particolari visivi, dilatando sì i tempi narrativi ma concentrando d’altro
canto in ogni inquadratura indizi sottilmente rivelatori (l’indirizzo Duplex
Ride scritto da Esser sulla foto del figlio, lo sguardo rivolto a Milo dall’insegnante
nel cortile della scuola), analogie sceniche (il colloquio tra Esser a Tarrant
che ha la medesima impostazione di quello avvenuto precedentemente tra Preest e
lo stesso Tarrant) e citazioni pittoriche (la caravaggesca Morte della Vergine, riprodotta in due tableaux vivants e la vermeeriana Ragazza col turbante, sveltamente
evocata dalla visione di Sarah, la sorellina undicenne di David). Un film che,
pur non potendo vantare una forte originalità narrativa e un’implacabile
progressione drammatica, si sorregge saldamente su uno sguardo tutt’altro che
sciatto e pedestre. Commento musicale di controproducente pervasività.
A suo modo, un piccolissimo cut. Quando uscì ne rimasi affascinato.
RispondiEliminaper me lo stesso, ho iniziato a guardarlo senza sapere niente e sono rimasto rapito
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