Earl deve anche fare i conti con la sua vita e i suoi familiari e questo rende il film adatto a ogni spettatore, tutti capiscono.
e siccome vedere il film è meglio che farselo raccontare, il cinema vi aspetta.
buon viaggio, su quella macchina nera - Ismaele
Clint Eastwood non delude mai, è impossibile. A quasi novant'anni,
torna sullo schermo come regista e come attore e dà vita a un gioiellino
drammatico che, seppur non al livello dei suoi capolavori, è assolutamente
apprezzabile. C'è una certa tendenza ad assecondare i miti più abusati della
cinematografia americana (su tutti, l'amore per famiglia da mettere al primo
posto) ma Clint ha una narrazione così poetica e delicata da farci scordare
ogni possibile difetto. La sua regia è carezzevole, la sua interpretazione è
straordinariamente umana e credibile e genera un'empatia solidissima con lo
spettatore, gli attori secondari funzionano benissimo e non manca qualche
sequenza ricca di pathos e di tensione.
Per quanto il contesto in cui il film è ambientato sia negativo,
Clint sembra volerci mostrare che anche gli uomini 'peggiori' possono avere
un'anima e sono spesso vittime di circostanze più grandi di loro. E come il
magnifico finale ci mostra, anche in un carcere possono sbocciare dei fiori.
E' un'altra piccola grande opera del maestro Clint Eastwood.
…Ieratico e catartico come non mai, Eastwood regala con
"The mule" una parabola struggente, un analisi della società liquida
dell'oggi, tra smartphone e iperconnessioni il vecchio Earl rincorre il tempo
perduto, tra rancori famigliari mai sopiti , inseguendo la (ri)lettura di temi
a lui cari.Patria, famiglia e morte, letteratura da cinema classico qui
inserita in un contesto puramente americano. Come in "Gran Torino" è la
catarsi dell'uomo che conta, non importa se egli è sceso a compromessi con la
propria morale, lui è lì per compiere il suo dovere sino in fondo. L' umanità è
tutta nei compromessi e nelle contraddizioni di Earl Stone, e nel suo
amore per la vita."The Mule" è un opera classica e morale di
altissimo livello, una lezione di vita che un grande autore ci legge ad alta
voce. Eastwood a differenza di "Gran Torino" dipinge un personaggio
che mantiene dei tratti conservatori,
mantenendo comunque un personaggio umano, godereccio e amante delle belle donne
che suscita tanta simpatia…
…Insomma, pregiudizi che dettano il
nostro agire, decadenza di una società, i capricci dell'io, la nostra
dimensione umana. Argomenti leggerini a cui il regista aggiunge infine il
carico da novanta: la famiglia e lo Stato. Il messaggio è semplice, ma qui vive
della drammatizzazione toccante più che della raffinatezza dei concetti: The
Mule non è un film che lavora di fino, al contrario, affastella
argomentazioni per sostenere tesi semplici, ma che pur capendo molti faticano a
mettere in pratica.
E allora c'è la famiglia,
trascurata per il lavoro, per le donne, per il successo, per ogni capriccio
possibile e immaginabile. Serve la morte per portare a maturazione un padre
inadeguato come Earl. Non dico altro. E alla fine arriva pure lo Stato, tanto
aspramente criticato da Eastwood. Non è fatto di leggi, non è fatto di giudici
e avvocati: è fatto di uomini, più o meno meschini, più o meno forti, coi
coglioni di ferro o le palle mosce, più o meno onesti, responsabili e obiettivi
di fronte ai propri errori. Il cittadino perfetto condanna se stesso per ciò
che ha fatto. Non è un mostro perché ha commesso dei crimini, anzi, è sollevato
quasi perché abbraccia serenamente la necessità di essere punito.
Nel suo percorso di redenzione
Earl-Clint traccia la strada verso un “mondo perfetto”, il suo mondo perfetto.
A volte è bacchettone, sbaglia tantissimo, quasi tutto, ma a novantanni arriva
a capire. Ha voluto dircelo, rivelarcelo con un film, per darci una mano a
vivere.
…La vera meraviglia in Il corriere – The Mule non proviene dalla
riuscita o meno del film né dal suo presunto (ci auguriamo) status di
opera-testamento, bensì dall’esistenza, fuori e dentro la scena, di una
creatura testimoniale, incarnazione di un frammento di storia del suo paese,
del cinema, americano e italiano, e in ultima istanza dalla sua disponibilità a
mostrarci gli effetti del trascorrere degli anni sul suo volto e sul suo corpo.
Non lo abbiamo coltivato noi, come i fiori di Earl, ma certo desideriamo,
egoisticamente e proprio come i narcotrafficanti del film, che non si fermi,
continui a viaggiare, che viva, ci intrattenga ancora, riecheggi epoche che non
abbiamo vissuto, costi quel che costi.
Curioso che due grandi vecchi come Eastwood e Redford abbiano salutato il cinema (perchè per me anche "The Mule" è un commiato in piena regola) nello stesso anno e con la stessa malinconica dignità. Ci mancheranno proprio tanto...
RispondiEliminanon sono più giovani e perfetti, gli acciacchi e le imperfezioni crescono, ma si "offrono" ancora al pubblico...
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