martedì 26 febbraio 2019

Magical Girl - Carlos Vermut


quando il professore di matematica afferma che sempre 2+2 sarà uguale a quattro non aveva visto queste due scene (qui e qui), le cose non sono logiche, razionali, prevedibili, univoche, ma molto più complicate, imprevedibili e misteriose.
misterioso e doloroso, inquietante e destabilizzante.
il Male vince su tutto e tutti, quel Male che non si vede, ma esiste.
un film che merita moltissimo, secondo me.
metto sull’avviso chi lo vedrà, è un film che fa stare male, cercatelo - Ismaele



Mi è piaciuto tantissimo come il regista non abbia mai svelato cosa Barbara fosse costretta a fare in quella villa. E il non averci detto nulla del suo passato, nè quello in questo girone demoniaco (le cicatrici parlano) nè quello riguardante il suo rapporto col professore (lontanamente ricorda il rapporto tra l'uomo e la bimba di Lasciami Entrare).
E quella porta maledetta chissà cosa nascondeva (inquietante quel foglio bianco, l'impossibilità di fermarsi e rifiutare), chissà cosa c'era dentro, scelta molto simile a quella che vedemmo nel bellissimo Darling.
Ma del resto lo stesso Luis è personaggio al tempo stesso profondamente tragico ed enormemente negativo (chè anche il gesto più bello del mondo non giustifica quello che fa).
Davvero, lo spettatore si ritrova in questo film di cui fatica a trovare il baricentro, in cui si innescano anche molti sottotesti, sia metaforici (2 + 2 fa 4, a ricordarci che l'unica verità non confutabile è questa, le altre sono tutte interpretabili) che sociali (i continui riferimenti alla Spagna, dalla situazione culturale alle corride viste come metafora di un popolo, dalla costituzione ormai dimenticata alla crisi finanziaria contrapposta ad un mondo ricco e sprezzante).
Alla fine i "due film" si incontrano per la seconda volta (dopo la notte di sesso tra Barbara e Luis) e ci portano a un quarto d'ora finale nerissimo, spietato e straziante.
E, anche qui, il regista gioca con lo spettatore attraverso quel professore che prima voleva farsi uccidere se quell'uomo aveva violentato Barbara, poi preferisce ucciderlo quando scopre che invece è lei ad averlo scelto, come un raptus di gelosia.
Impressionante, strano, ambiguo…

Trascinante e torbido, cieco e plumbeo, Magical Girl è un'opera con la capacità di stimolare lo spettatore attraverso una calibrata e subliminale scelta da parte del regista di non mostrare l'orrore filmico, o ciò che dovrebbe essere. Un film preciso, matematicamente abissale, velatamente infernale, in cui il dolore presente nella pellicola risulta avere una forza cicatriziale, quasi cadaverica, quindi, rapportato al pubblico, il dolore si manifesta in maniera doppiamente incrollabile e dilatata, presente e pesante, nonché incontrovertibile.
E ogni volta che la soluzione al male, la prova dell'atto malvagio e del ricatto esistenziale sono a portata di mano, ecco che improvvisamente svaniscono, come per magia. Ed il male viene invisibilmente eternizzato. Al di là delle immagini, dietro (o dentro) di esse. Insomma, nel finale il cerchio si chiude illusoriamente, di conseguenza, in realtà, si palesa un'effettività relativa all'impossibilità di far cessare il dolore, il male, l'orrore, se non, appunto, attraverso una semplice gioco di prestigio, una gesto ingannevole. Il Cinema che illude lo spettatore di poter eliminare, far sparire, debellare il male indebellabile.
Un altro grande pregio di Magical Girl è che, in un certo senso, non assomiglia a nient'altro, nonostante non sia un'opera prettamente rivoluzionaria.

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