solo tre attori, e quella che sembrava una passeggiata diventa un incubo, per tutti.
un film che ti trattiene sulla poltrona fino all'ultimo minuto, con una sceneggiatura senza tempi morti, in un terribile crescendo.
buona visione - Ismaele
…La scomparsa di Alice Creed non è un film, bensì un circuito sociale a tendenza
degenerativa. È la storia di un sequestro di persona, ma è anche e soprattutto
un condensato di pulsioni (sessuali e non) represse, desideri strani e cupe
ossessioni che per un motivo o per l’altro vengono a galla sottoforma di incubi
atroci. Ed è un film essenziale, minimale e minimalista, a suo modo dissanguato
da quel coté di orpelli e storie parallele che, intersecandosi tra loro,
appesantiscono il plot con artifici ridondanti. Il rapimento, per esempio,
narrato in ellissi, altro non è che il portello di un furgone che s’apre e
chiude nello spazio di un taglio di montaggio; la detenzione della bella Alice
(Gemma Arterton), una stanza spoglia con una figura di donna (nuda perlopiù)
ammanettata a un letto e una palla sadomaso ancorata alla bocca; la relazione
(omosessuale) tra i due rapitori, tutto un fermento di sguardi tra il geniale
Vic (Eddie Marsan) e lo psicolabile Danny (Martin Compston), sguardi grevi,
plumbei che acuiscono la tensione, che rendono la claustrofobia dell’insieme a
tratti insostenibile, e che con azzeccato gusto del paradosso regalano persino
alcuni mai scontati attimi di tenerezza…
… Vic inizialmente sembra avere la
situazione in mano, ma la sua continua vigilanza non potrà impedire la
degenerazione, dal momento che Danny conosce già Alice e che lei non è affatto
intenzionata a restare inerme in attesa di esser salvata. Il lento spostarsi
degli equilibri all'interno della stanza in cui Alice giace immobile, ma
straordinariamente attenta a non farsi sfuggire nessuna opportunità, è la parte
più interessante dell'intero plot. E sarà con una sorta di complicità che lo
spettatore seguirà l'evolversi delle infinite possibili combinazioni, le quali
finiranno per sovvertire un piano non così accurato come poteva apparire. La
paranoia, che permea il pensiero di Vic e come un contagio si propagherà anche
agli altri, rende scivoloso ogni possibile appiglio e difficile ogni decisione
che si dovrà prendere. Presto lo spettatore intuisce che, nonostante lo
svantaggio iniziale, Alice è attivamente protagonista dell'evolversi dei fatti
nella stessa misura in cui lo sono i suoi rapitori, e che le sue scelte avranno
un peso molto grosso sul finale non previsto che aspetterà i tre.
La recitazione, solitamente punto forte dei thriller a basso costo e con una location limitata, anche in questo caso regge bene l'intero peso della riuscita rappresentazione, mentre fotografia e regia risultano piuttosto routinarie. Ma nel complesso l'opera regge bene, quanto basta perché allo spettatore importi di sapere come andrà a finire. E di questi tempi è molto più di quel che ci viene solitamente offerto, purtroppo ormai nella maggioranza dei casi.
La recitazione, solitamente punto forte dei thriller a basso costo e con una location limitata, anche in questo caso regge bene l'intero peso della riuscita rappresentazione, mentre fotografia e regia risultano piuttosto routinarie. Ma nel complesso l'opera regge bene, quanto basta perché allo spettatore importi di sapere come andrà a finire. E di questi tempi è molto più di quel che ci viene solitamente offerto, purtroppo ormai nella maggioranza dei casi.
Parte col botto il primo lungometraggio
dell’inglese J Blakeson. Secondo uno schema lineare e una messa in scena
ridotta all’osso (anche nel budget) la mdp si focalizza da subito sulle gesta
di due uomini che si riveleranno presto essere due delinquenti con un piano
criminale infallibile. Tre attori, una location. Due sequestratori, una ragazza
sequestrata e un’abitazione sperduta in chissà quale angolo di mondo. Per la
semplicità e per la forza persuasiva delle immagini, l’incipit e le prime fasi
di studio del film ricordano molto “Panic Room”,
seppure i contesti siano chiaramente differenti. L’adrenalina e la velocità
delle immagini montate implodono nei cinquanta metri quadri dello scarno
appartamento e in breve tempo lo spettatore intuisce agevolmente come il piano
inattaccabile dei sequestratori cominci a sgretolarsi sotto le loro stesse
mani. I tre protagonisti dovranno allora fare i conti con la resistenza e la
fisicità delle scene di azione, ma soprattutto con il pericolo di un
ribaltamento psicologico (e sessuale) tanto sconvolgente quanto determinante…
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