lunedì 3 settembre 2018

Don’t worry, He Won't Get Far on Foot – Gus Van Sant




Robin Williams avrebbe voluto interpretare John Callahan, venti anni fa, poi non se n'è fatto niente, peccato, sarebbe stato l'attore perfetto.
nel film di Gus Van Sant il protagonista, eccezionale, è Joaquin Phoenix, insieme ad altri grandi attori, come Jonah Hill, il guru che lo aiuta a disintossicarsi, triste e disponibile, con una sua ricetta per lasciare l'alcool, e anche Jack Black, nella seconda parte è veramente bravo e toccante.
fare arrabbiare chi non apprezzava le sue vignette era la specialità di Callahan, e c'era chi gliele pubblicava, meno male.
il film non è mai patetico, e neanche strappalacrime, è la storia della rinascita, accettazione, perdono, di sé e degli altri, di un uomo alcolista, verso la lucidità.
non è un capolavoro, ma quegli attori lì valgono il prezzo del biglietto, è sicuro - Ismaele

ps: già nel 2012 Joaquin Phoenix era nelle mani di un santone, in The Master, di Paul Thomas Anderson (il santone era Philip Seymour Hoffman)






“Vi dirò tre cose su mia madre: era rossa, irlandese e faceva l’insegnante. E poi mi ha abbandonato”. Callahan si presenta così alla sua platea, cercando di ridere su un’infanzia che lo ha distrutto. Come cantava David Bowie in Changes: “Non so ancora che cosa stessi aspettando, ma il tempo mi ha cambiato”. E così succede al protagonista, prima in balia degli eventi, poi padrone della sua esistenza. Voltarsi indietro non serve, bisogna andare avanti, aggrapparsi al proprio talento. Callahan sa disegnare, ha un umorismo travolgente, così i suoi bozzetti iniziano a parlare da soli, a farlo divertire anche nei momenti più bui.

Don’t Worry è un processo di liberazione dal collo della bottiglia, dal trauma di essere stato adottato, dalla paura di non essere accettati. A fare da spalla a Phoenix c’è l’istrionico Jonah Hill, qui un ricchissimo “santone” malato di Aids. Lui gestisce un piccolo gruppo di recupero, cerca di salvare se stesso e gli altri, anche se sa di essere condannato. Come un capitano non abbandona mai il suo equipaggio, soprattutto quando la nave sta affondando. E nella tempesta il disperato riesce a ritrovare la propria umanità…

…l'elemento stilistico principale è l'uso di un montaggio (curato dallo stesso regista) spezzettato, frattale, che gioca su flashback e flashforward, in una rappresentazione che porta in immagine lo stile vignettistico di Callahan che faceva della disabilità e della sua presa in giro caustica l'elemeto principale dei suoi lavori. Questa messa in serie composta da stop and go, con inneschi tragicomici e di vignette che si animano, danno anche il senso della visione alcolica di Callahan e del lungo percorso per uscire dalla dipendenza.

Joaquin Phoenix trasforma corpo e voce in uno strumento attoriale che diviene il mezzo materico attraverso cui l'immagine filmica prende continuamente corpo, in una prestazione che danza da eccessi interpretativi a sottrazioni nella recitazione con grande maestria, tenendo incollato il pubblico e facendolo continuamente partecipe della sua vita. Lo spettatore così parteggia e accompagna Callahan per tutta la durata filmica, beandosi dei successi, emozionandosi dei drammi personali, arrabbiandosi per le sue (ri)cadute, ma perdonandolo sempre, sorridendo amaramente alle caustiche battute (auto)ironiche. Se alla fine Callahan si perdona, possiamo anche noi (auto)assolverci un po' tutti.

…Il viaggio di Callahan dalla disperazione più profonda al successo come fumettista satirico segue le solite tappe, sedute di fisioterapia e riunioni degli alcolisti anonimi comprese, ma Joaquin Phoenix e il regista Gus Van Sant si superano grazie all’umorismo selvaggio e al dolore livido che colorano il film. Quello di Phoenix è uno di quei ruoli a cui aspirano tutte le star in cerca di un Oscar. Per fortuna, ad arrivare primo nella corsa è stato un vero attore. E Van Sant, di nuovo al lavoro con la star dopo il 1995, si rialza con grazia dopo una tripletta di recenti passi falsi. Don’t Worry è più vicino a Will Hunting – Genio Ribelle che, per dire, alla sperimentazione di Elephant. L’attenzione ai dettagli che ha sempre definito i suoi personaggi, poi, non è mai stata così a fuoco…


3 commenti:

  1. lo mettiamo in programma se sei d'accordo...

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  2. solo adesso vedo i messaggi, io direi che Jack Black, Joaquin Phoenix e Jonah Hill insieme sono un bel vedere

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