martedì 11 settembre 2018

Morgan matto da legare (Morgan: A Suitable Case for Treatment) – Karel Reisz

c'è una scena davvero sorprendente, quando madre e figlio portano i fiori alla tomba di Karl Marx, il fondatore del comunismo, la loro religione, entrambi sono comunisti, fino al midollo.
Morgan (David Warner), che non ha vinto la palma d'oro a Cannes, è follemente innamorato di Leonie (Vanessa Redgrave), che ha vinto la palma d'oro a Cannes.
Leonie è indecisa fra l'amore totale verso Morgan, o il solito saggio matrimonio borghese (spinta anche dalla madre).
le avventure di Morgan e di chi gli sta intorno sono divertenti fino alle lacrime, ma poi non va a finire troppo bene, in quel mondo e in quella società uno come lui (il nostro eroe) è un pericolo pubblico, il finale è amaro oltre ogni dire.
gran film, non perdetevelo - Ismaele




Film irriverente, ironico, dissacrante e grottesco firmato da uno dei più originali registi del Cinema Free inglese. E se Morgan è descritto come un adolescente, incapace di tollerare frustrazioni e abbandoni, Leonie spicca per la sua spudorata ambivalenza nei confronti del suo ex marito. Borghese annoiata e insoddisfatta, prima lo rifiuta, poi si concede a lui perché è un tipo stravagante, geniale, divertente e del tutto opposto a Charles, l’uomo grigio che sposerà in seconde nozze. Irresistibili le scene di Morgan che va al cimitero con la madre a deporre fiori sulla tomba di Karl Marx. Gustosissimi i riferimenti etologici, i piccoli inserti documentaristici sulla vita degli animali e gli elementi fantastici che Reisz inserisce nel film. Morgan si identifica prima in Tarzan, e sogna di essere Johnny Weissmuller che salva Jane, poi in King Kong che salva Ann. Pregevole le sequenze oniriche e su tutte l’incubo di Morgan che sogna che sua moglie e le guardie russe della rivoluzione lo crivellano di proiettili.

un film interessante da vedere, anche perché si percepisce l'identificazione del regista nel personaggio. Pur tratta da un originale televisivo di David Mercer, anche sceneggiatore del film, la figura di questo Morgan, figlio di un ferroviere comunista e di una cameriera anziana che, sono parole del figlio, "non vuole destalinizzarsi", pittore spiantato e in panne, attratto dalla primitività dei gorilla, imbevuto di idee trotzkiste e innamorato della giovane moglie divorziata Leonie (anche Trotsky si chiama Lev, cioè Leone), non poteva non attrarre a sé un esule cecoslovacco come Reisz (1926-2002), che aveva vissuto da lontano (era fuggito in Gran Bretagna durante l'occupazione nazista della Cecoslovacchia, in quanto ebreo) la stalinizzazione del proprio paese d'origine. Morgan parla in continuazione di Lenin, di Stalin e dell'assassinio di Trotsky, e non per caso una delle pagine più emozionanti del film è la visita alla tomba di Karl Marx al cimitero di Highgate insieme all'anziana madre. Quella di Reisz (e prima di lui quella di Mercer), inoltre, è una (auto)critica anche verso i "giovanni arrabbiati" del free cinema inglese, ridotti ormai a un qualcosa di informe, come l'idea rivoluzionaria trotskista, che li tiene lontani dalle classi borghesi così come dai partiti della sinistra organizzata: nella nostra società non c'è più spazio, sembra dire il regista, per una sana e anarchica fantasia rivoluzionaria.
David Warner (già visto nella parte dell'antipatico Blifil nel "Tom Jones" di Richardson), che in questo film si pone come degno precursore di altri credibili attori britannici, come il Malcolm McDowell di "Oh Lucky Man!" e il David Thewlis di "Naked", è bravissimo, molto più della celebrata coprotagonista Vanessa Redgrave.
Il matrimonio nell'ottica deformante del free cinema inglese. Il film di Reisz è peggio di un entrata a gamba tesa sull'istituzione matrimoniale. E'un aperto sberleffo ai vincoli spirituali e legali che contraddistinguono il gran passo.Infatti i due protagonisti di questo film pur se nominalmente ancora sposati vivono ognuno per conto proprio. Poi quando lei presenta istanza di divorzio si scatena il putiferio. Il Morgan del titolo,pittore di tendenze anarcoidi taglieggiato da una madre stalinista,comincia a ossessionare la moglie a cui si dimostra comunque profondamente legato,mentre lei ha sente il bisogno di una relazione stabile,senza le stravaganze e gli scarti umorali del suo matrimonio precedente…

Morgan Delt (David Warner), fraîchement divorcé de son épouse Leonie (Vanessa Redgrave), décide soudain de la reconquérir par tous les moyens. David Warner compose un personnage incroyablement extravagant et survolté, et la mise en scène de Reisz se met entièrement au service du grain de folie de son héros. La scène d'ouverture donne le ton avec un David Warner happé par l'observation d'un gorille. C'est un des motifs visuels récurrents du film qui s'amorce puisque Morgan, entièrement soumis à ses pulsions primaires, voit le monde comme une jungle où chaque rencontre, évènement ou comportement se voit interprété sous l'angle animalier. Cela se fait en usant du décalage sur les physiques - les personnages croisés se voient comparés à un bestiaire varié (une femme à la coiffure sophistiquée évoquant un paon, un agent de métro bien en chair un hippopotame) -, de l'association d'idées presque expérimentales (de nombreux stock-shots animaliers offrent un pendant sauvage aux séquences comme la traque finale croisée à un safari) et d’une facette référentielle avec la reprise de séquences entières de King Kong ou des Tarzan de Johnny Weissmuller. Ces différents aspects permettent à Reisz de totalement se réapproprier un matériau déjà mis en scène pour la télévision, le scénario de David Mercer ayant connu une première version diffusée sur la BBC en 1962…

The casting is inspired, particularly considering the two leads were effectively newcomers. David Warner is wonderful as Morgan, bringing an energy, humanity and humour to a character who in real life would likely prove exhausting (if intermittently exhilarating) company. It's a performance that by rights should have launched him to stardom, but like equally talented fellow 60s newcomer Tom Bell, he was subsequently consigned largely to supporting roles, at which, it must be said, he has done rather well. Equally impressive is fellow leading role debutante Vanessa Redgrave, whose finely judged balance of weariness, vulnerability and lingering affection landed her Oscar, Golden Globe and BAFTA nominations, and a Best Actress prize at the 1966 Cannes festival (the film itself was also nominated for the Palme D'Or).
The supporting cast is peppered with delights, including Robert Stephens as the annoyingly cocksure Charles, Arthur Mullard as Morgan's gruff but good-hearted wrestler friend Wally, and Carry-On regular Bernard Bresslaw as a hopscotch-playing policeman whom Morgan educates on the persecution and assassination of Leon Trotsky, a sequence that subtly lays the ground for a climactic revolutionary daydream whose imagery momentarily prefigures the climax of If...., which was directed Reisz's fellow Free Cinema co-founder Lindsay Anderson. But almost stealing the film from under nose of the lead players is the glorious Irene Handle as Morgan's long suffering mother, an old-school socialist whose love for her son doesn't prevent her from berating him for sitting on his artistic talent and shacking up with a member of the bourgeoisie. She also gets some of Mercer's most memorable lines and delivers them with deadpan comic precision. As she and Morgan visit Karl Marx's grave on the anniversary of her husband's death, it's she that perfectly captures the film's rebellious undertow: "Your dad used to love coming here," she reflects dreamily to Morgan, "You know he wanted to shoot the royal family, abolish marriage, and put everybody who'd been to public school in a chain gang. He was an idealist, your father."

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