Il filo rosso dell’emergenza abitativa ci ha permesso di scoprire l’intatta e folgorante poesia di quel “cinema minore” (eterogeneo e spesso sommerso negli archivi) che restituiva la controstoria dell’edilizia popolare romana e dei suoi paradossi. Girati muti, non finiti, brandelli di cinema spesso senza “autore”, liriche inchieste militanti e delizie sperimentali rimosse troppo in fretta dalla “storia del cinema italiano”, ma che hanno dedicato almeno uno sguardo all’altrui ricerca di una casa.
Quel cinema rapido e “fatto insieme”, gioioso e cospiratore, aveva provato a scuotere le forme cinematografiche, come pure a narrare altrimenti le perverse forme dell’umano abitare.
Trentasette film per una casa è un saggio visivo fatto di brandelli di pellicola e palazzoni in videotape, di mamme in lotta e palazzinari impuniti, di critica e d’azione.
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