fra In Bruges e Tre manifesti... ci sta.
buona visione - Ismaele
…Se però il rapporto uomo-sorte resta pressoché invariato,
così come d'altronde il legame con l'alcol, fattore onnipresente, e un certo
gusto per il grottesco, il bizzarro, il dettaglio weird, il
regista aggiunge a "7 psicopatici" una non trascurabile dose di
autoironia che, pur senza sottrarre nulla all'originaria visione ironica,
rassegnata e disincantata del mondo, si adegua meglio al gioco del metacinema,
fluidificando i tanti, rischiosi incroci tra il piano reale e il piano
finzionale. Quest'ultimo, avanzando sulla base di uno stralunato disegno
aneddotico, spesso si sovrappone alla vicenda principale, a volte addirittura
riducendola a semplice cornice (come nel caso del bellissimo racconto di
Zachariah - un monumentale Tom Waits - o
dell'improbabile vicenda del prete vietnamita).
Forse il difetto più rilevante di "7 psicopatici" è una tendenza alla prolissità che, specialmente nel corpo centrale della pellicola, frena un po' la tensione e il ritmo. Ma, in fin dei conti, anche le varie lungaggini possono esser lette come strambe specificità di questo fluviale esperimento di cinema dell'assurdo che non può non intrattenere (dall'inizio al doppio finale con sparatoria) perché, per dirla con Hans/Christopher Walken, "insomma... è stratificato!".
Forse il difetto più rilevante di "7 psicopatici" è una tendenza alla prolissità che, specialmente nel corpo centrale della pellicola, frena un po' la tensione e il ritmo. Ma, in fin dei conti, anche le varie lungaggini possono esser lette come strambe specificità di questo fluviale esperimento di cinema dell'assurdo che non può non intrattenere (dall'inizio al doppio finale con sparatoria) perché, per dirla con Hans/Christopher Walken, "insomma... è stratificato!".
…Nonostante quindi 7 psicopatici alla fine non abbia la forza, la chiarezza
d'intenti e la determinazione di In Bruges,
pur mantenendo una visione di mondo e una volontà di mostrare e raccontare
storie e personaggi in maniera inedita, rimane indubitabilmente uno dei
migliori film della stagione. Perchè anche al netto dei suoi difetti, e ancora
una volta, Martin
McDonagh riesce lo stesso nel corso del film, con un crescendo
di sorprese spiazzanti, a portare ogni singolo spettatore in una zona di se
stesso mai esplorata. E' quella parte che, per l'appunto, mescola il massimo
dell'empatia e della pietà con il massimo del disprezzo ridicolo e del distacco
umoristico, una combinazione di sensazioni particolare e stimolante, capace di
generare idee, pensieri e consapevolezze nuove.
Una vera opera d'arte.
…Attorniato, come detto, da un manipolo sceltissimo di
teste e facce grandiose e memorabili (impossibile descriverli tutti, tra
l’impareggiabile Tom Waits con in braccio un coniglio bianco che accarezza
sempre, l’immenso Christopher Walken mistico e inquietante, lo “specialista”
Woody Harrelson sempre divertentissimo e più che a suo agio in una parte da
squilibrato, e lo psicopatico N. 1, Sam Rockwell, semplicemente fantastico),
McDonagh evita il pericolo farsa e crea un componimento credibile, per quanto
folle, e sicuramente personale, autentico. Tra l’altro avrà pur “suggerito” qualcosa
di suo al protagonista, Marty, interpretato da Colin Farrell (bravo pure lui,
si vede che cotanta compagnia lo ha stimolato).
In conclusione, Seven Psychopaths è sì un progetto ambizioso che si presta a più livelli di lettura, e certo non è di facilissima collocazione e comprensione (chi si aspetta un action-pulp puro rimarrà deluso), però possiede una carica vitale, a tratti alquanto originale, che lo rende irresistibile.
In conclusione, Seven Psychopaths è sì un progetto ambizioso che si presta a più livelli di lettura, e certo non è di facilissima collocazione e comprensione (chi si aspetta un action-pulp puro rimarrà deluso), però possiede una carica vitale, a tratti alquanto originale, che lo rende irresistibile.
…The film fails to be cohesive,
its rant against violence by being ultra-violent goes nowhere, its cartoonish
take on Hollywood is shallow and the humor was too silly to hit my funny bone,
but it takes a few choice whacks at writers who try too hard to fit into the
Hollywood system and thereby forget about scripting anything literary (like
this film!). A talented cast seems wasted on a story line that wants to say
something important but can only utter unconvincing cliched bromides such as
violence begets violence and that Hollywood films need for their action
pictures to have inevitable bloody endings to thrill an audience. Now Tarantino can pull off a queasy film like this and make it
seem right, while McDonagh has too much the heavy hand to pull off
a Tarantino-esque film. In my view, if it weren't for the star-filled cast
this would be a straight to cable flick. You might like this film better if you
think exploding heads is a funny bit and that weird equals funny.
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