una
sceneggiatura che non ti fa distrarre mai, una fissazione, quella dei tre
manifesti, che diventa subito realtà, musica di Carter Burwell (che di solito fa le musiche per i fratelli Coen), un
attore che c'era anche nel gran film In Bruges (Martin
McDonagh fa pochi film, e buonissimi).
ci sono altri attori
straordinari, li vedrai, e poi il colpo di genio,
alcune lettere di un morto, che
aiuteranno gli altri a vivere meglio, sono davvero bellissime, dopo anche il
peggior poliziotto del mondo (quel Dixon che sembra una caricatura di se
stesso, all'inizio) cerca nuove strade (non sappiamo se abbandonerà quella
madre inutile e dannosa, ma lo speriamo).
c'e azione, violenza, odio,
rancore, ma sopratutto è un film di rapporti umani, confrontandosi con gli
altri si può cambiare.
non sarà perfetto, ma avercene
di film così vivi.
vuoiti bene, la maggior parte
delle cose che devi fare potrai farle dopo, esci e vai a guardare questo film,
soffrirai e sorriderai, non te ne pentirai, è sicuro.
buona visione - Ismaele
Andarci. Senza indugiare. Da qui a febbraio – per effetto
degli Oscar e per esaurimento dei film italiani che
cercano di intercettare lo spettatore stufo dei cognati e del panettone – un
po’ di film belli finalmente usciranno nelle sale. Se cominciate ad accumulare
ritardi, va a finire che vi perdete qualcosa. “Tre manifesti a Ebbing,
Missouri” è un film su cui non si discute, è bello senza riserve. E non offre
maniglie a cui appigliarsi, tipo: non sopporto quell’attore, non voglio più
vedere quell’attrice, non sopporto i film dove cantano, non sopporto i film
d’animazione. Neanche “non voglio più vedere film americani” (magari qualcuno
c’è, tra chi si imbatte in questa pagina, non sa cosa si perde)…
…L'indagine al centro di "Tre manifesti a Ebbing,
Missouri" è per il regista l'innesco per riflettere su un tema caro alla
coppia Schrader-Scorsese, cioè la dialettica tra senso di colpa e redenzione; e
il personaggio di Willoughby sembra indicare la via per diventare persone
migliori, il miraggio a cui cercano tutti di aggrapparsi per non scivolare in
una spirale di follia e cieca violenza. Ma si può essere veramente persone
migliori quando il mondo smette di funzionare? È questo il dramma che vive
Mildred e in parte anche gli altri personaggi, Dixon compreso, tutti tesi come
sono alla ricerca di un colpevole o perlomeno di un capro espiatorio su cui
sfogare la propria rabbia.
McDonagh si discosta quindi sia dalla rappresentazione
della provincia americana dei fratelli Coen sia dal Quentin Tarantino al quale
è sempre stato paragonato per via del talento nei dialoghi, andando per la
propria strada in un affresco diretto con uno stile registico asciutto e
preciso. Il mélange di registro in bilico tra black
comedy e tragedia greca non blocca la creatività visiva dell'autore,
che sviluppa il proprio lavoro puntando sì sulla bravura degli interpreti ma
anche sulla gestione degli spazi e dei paesaggi su cui aleggiano suggestioni
western. "Tre manifesti a Ebbing, Missouri" mostra il lato sconsolato
ma ancora vivo di un mondo in cui né Dio né Patria riescono a rimettere la
realtà sui giusti binari, spostando la catarsi al di là dei titoli di coda
quando lo spazio della cittadina si allarga virtualmente in un on the
road che potrebbe coinvolgere tutta l'America…
…La guerra personale della combattente Mildred scoperchierà
collusioni, ignavie, ipocrisie, paure. Tutto il repertorio del marcio di
provincia, con il sovrappiù della violenza americana. Il film si lascia seguire
come un western, un uno-contro-tutti nella più pura tradizione
dell’individuocentrismo americano. E onore a Frances McDormand che si produce
in un’interpretazione travolgente conferendo alla sua Mildred una
determinazione da eroina della frontiera. Gli attori sono tutti (anche il
meraviglioso Woody Harrelson) alla corte e al servizio della star, dell’ape
regina. Film tiratissimo, senza un momento di noia, che strappa l’applauso. Con
McDonagh abilissimo nel giostrare tra drammatico e grottesco, impresa ad alto
quoziente di difficoltà che non riesce a tutti (vedi il Clooney ultimo di Suburbicon). Eppure qualcosa non funziona in questa
irresistibile macchina narrativa. Si prova un certo malessere di fronte alla
cittadina Mildred certo assai provata dalla vita che però ostinatamente vuole,
esige, pretende giustizia anche in mancanza di prove, fino a volersi fare
giustizia da sola. Su questa zona oscura della psiche si sono costruiti film e
interi generi cinematografici…
…Tre
Manifesti è un film completo, secco ma debordante, doloroso ma divertente, una
specie di western in cui ci sono tre pistoleri a sfidarsi.
Ma non
c'è nessun vincitore, nessuno.
Solo tre
vite senza quasi più un senso, solo un combattere il proprio odio.
Ma anche
un sapere, per tutti e tre, un arrivare a conoscere l'ebrezza di diventare
migliori.
Mildred è
davanti ad Harrelson.
Si stanno
scannando, lei lo umilia senza pietà.
Ad un
certo punto gli arriva sulla faccia un fiotto di sangue.
Gli occhi
di Mildred, gli occhi di Frances, cambiano del tutto, la pietà e l'umanità che
l'assalgono sono talmente vere che fanno spavento.
La scena
più grande in un film difficile da dimenticare,
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