giovedì 11 gennaio 2018

Ad ogni costo - Giuliano Montaldo

primo di essere il Giuliano Montaldo di Sacco e Vanzetti qualche anno prima faceva film che erano davvero belli, meno impegnati, ma bellissimi da guardare.
grandi attori e una storia coi tempi perfetti, ti incatenano allo schermo.
e un colpo di scena dopo l'altro ti trovi a fare il tifo per dei ladri, seppur abilissimi.
buon godimento - Ismaele






Un film teso, divertente, coloratissimo, che prende le mosse da un meccanismo a orologeria studiato alla perfezione: un vecchio professore ha passato tutta la propria esistenza pianificando la rapina del secolo, e giunto infine alla pensione decide di assoldare un gruppo di mercenari per portare a termine il progetto. 
Rispetto al Montaldo che conosciamo (Sacco e Vanzetti), questo heist-movie è una specie di vacanza a spasso per il mondo (Londra, New York, Rio De Janeiro), ma il regista dimostra di sapersi misurare anche con il cinema di genere puro, confezionando un prodotto che non ha davvero niente da invidiare a tanti thriller americani o francesi. E lo dico anche perché il cast è di primissimo livello: Klaus Kinski, Janet Leigh, Adolfo Celi e un anziano, gustosissimo Edward G. Robinson. Il tutto condito da una bella ambientazione brasiliana e da un'ottima colonna sonora di Ennio Morricone…

“Giuliano Montaldo ha una grande esperienza e lo dimostra in Ad ogni costo, che è il solito film sulla grande rapina alla banca: una variazione sui noti motivi di Topkapi e di Sette uomini d'oro, uno di quei pretesti che oggi permettono di mescolare, all'ombra protettrice del dollaro, lire, marchi e pesetas […]. Nei limiti imposti dalla necessità di confezione, Montaldo rivela senso dell'umorismo e abilità tecnica. Gli effetti sono calibrati, anche quando appartengono al repertorio, e certi meccanismi scattano persino a sorpresa. Un cast da torre di Babele rivela le sue punte di forza nella partecipazione di specialisti americani come Edward G. Robinson e Janet Leigh; ma anche gli altri fanno buona figura, a cominciare dal nostro Cucciolla: il suo duetto con Georges Rigaud nella camera blindata, tutto fatto di sguardi e di gesti silenziosi, è godibile”
Tullio Kezich
The safe in "Grand Slam" is burglar-proof. The approach to it is crisscrossed with electric eyes. There is an alarm system that raises the roof at any sound over 14 decibels. Guards check the approaches every 30 minutes. But inside that safe are diamonds representing wealth beyond ones wildest dreams 
Ah, yes, we are on familiar ground. The problem is to get past the guards, electric eyes and burglar alarm, break open the safe and get out again. This obviously calls for a mastermind to assemble specialists from all corners of Europe and tell them, "I have a Plan."
There can be complications, of course. The members of the gang can plan to double-cross each other. There can be (and always are) unforeseen things wrong with the Plan. But all of that is window dressing. The heart of a movie like "Grand Slam" is the theft itself: 25 minutes of delicate maneuvering over, around, past and through an electronic safe.
Movies like this are hard to make because you have to be accurate in every detail. Audiences do not forgive a director who says the guards will be back in 30 minutes and then forgets about them. But when the theft is done well the movie is almost certain to be spellbinding. "Grand Slam" is, if you can ignore the potboiler plot before and after its big heist…

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