venerdì 28 giugno 2013

The Flowers of War - Yimou Zhang

una cino-americanata nella quale c'è un solo occidentale, che è il protagonista. 
storia strappalacrime di ragazzine e prostitute dal cuore d'oro, in cui il nemico giapponese è davvero la cosa peggiore sulla terra.
a parte tutte le cose che non vanno, davvero molte, è un film che si lascia vedere, in senso hollywoodiano - Ismaele



"The Flowers of War" is in many ways a good film, as we expect from Zhang Yimou ("Ju Dou," "Raise the Red Lantern," "To Live"). It is handsomely photographed. Its exteriors were apparently shot on sets, including an impressive one for the cathedral and its surrounding grounds. Christian Bale grows tiresome as a drunk, but then straightens up and is an adequate hero, although lacking in depth and background. Yu Mo, the leader of the prostitutes, is played in a effective heart-of-gold way by Ni Ni. Huang Tianyuan is good as George, but there is never a danger of him stealing a scene.
Now let me ask you: Can you think of any reason the character John Miller is needed to tell his story? Was any consideration given to the possibility of a Chinese priest? Would that be asking for too much?

The Flowers of War" si perde in una retorica da film per le masse al modo del pessimo war movie spielberghiano "Salvate il soldato Ryan" (il più prossimo termine di paragone per questo film) rispetto al quale però si distingue grazie a una serie di interessanti soluzioni visive che sbocciano a tratti in una poetica dei colori, questi tra i rari momenti in cui il talento di Zhang Yimou esplode e si mette in mostra in pieno, ma che poteva essere sviluppata a discapito di linee di trama più scontate.

Sfortunatamente nella seconda parte The flowers of war è invaso dalla retorica e dalla poesia della peggior specie (quello che passa per canzoni, balletti, primi piani insistiti oltre il decente e ralenti). Così ogni complessità è azzerata a favore di un continuo ripetersi di piccole scene madri, rimestando ad oltranza nella sollecitazione delle medesime emozioni, come accade nelle peggiori produzioni. Ogni inventiva scompare sosituita da piccoli fuochi d'artificio e tanti specchietti per allodole, fino ad un finale che sembra non arrivare mai.
Impossibile non chiedersi come mai proprio Zhang Yimou, che qualche anno fa con 
Mille miglia...lontano aveva nesso a segno un tentativo importante di revisione della figura dei giapponesi nell'iconografia cinese, abbia ora realizzato un film così spietato e bieco nel ritrarre il nemico di sempre. Una controparte tanto deumanizzata infatti non è un errore storico quanto una leggerezza cinematografica insensata e imperdonabile.

Las flores de la guerra es, por encima de todo, una obra difusa, incoherente, convencional, perezosa y ramplona. Parece como si Yimou se la hubiera encargado a un ayudante de dirección de Hollywood o al director de la segunda unidad. Quiere partir de un verismo bélico que provendría del Kubrick de Senderos de gloria hasta el Spielberg de Salvar al soldado Ryan pero termina anclada en un preciosismo de cartón piedra extraño e inasible. Parece que pretende un cierto intimismo emocional (al menos eso indican algunas esforzadas e interesantes escenas de la pareja protagonista), pero acaba literalmente arrasado por un alud de recursos hiperbólicos y reiterados hasta la náusea (imágenes ralentizadas, fogonazos de luz tamizada, susurrantes coros musicales…). Y, sobre todo, comienza siendo un relato más o menos convincente de un afecto de guerra en un país en guerra, para terminar convirtiéndose en una más que discutible historia de un falso heroísmo en un mundo sin héroes. El final pretendidamente sentimentalista no solo resulta previsible y fallido, sino casi vergonzantemente simple…
da qui

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