giovedì 6 giugno 2013

Alphaville, une étrange aventure de Lemmy Caution (Agente Lemmy Caution, missione Alphaville) - Jean-Luc Godard

è un film di fantascienza, ma non ci sono effetti speciali, non servono, la fantascienza sta nelle parole, nei comportamenti, nella poesia.

un po' "1984", un po' "Fahrenheit 451", un film unico, vedere per credere - Ismaele



…In Alphaville, personale e orwelliana rilettura della fantascienza orchestrata da Godard a partire dalle suggestioni poetiche de La capitale de la douleur di Paul Eluard, tutto è rinnovato senza che nulla possa essere considerato lontanamente nuovo: Lemmy Caution, il protagonista, all'epoca è un personaggio noto a tutti gli amanti della letteratura gialla, e in Francia ha già avuto diverse trasposizioni sullo schermo, tra l'altro sempre interpretato da Eddie Constantine; il professor Von Braun non solo rimanda a Wernher von Braun, ma quando Lemmy Caution lo chiama per nome si riferisce a lui come Nosferatu; il pastiche visivo architettato da Godard è perfettamente in linea con le sperimentazioni già affrontate – anche con maggior rigore – a partire da Fino all'ultimo respiro; la stessa città di Alphaville, entità apparentemente extraterrestre, non è altro che Parigi. Godard scardina dunque le resistenze del genere per dare corpo a un viaggio altro, realmente alieno e forse destinato a consumarsi “al termine della notte”, come suggerisce il protagonista in una delle battute più celebri citando Louis-Ferdinand Céline: chi in questo bailamme visivo e archetipico ha voluto vedere la prova definitiva dell'incompatibilità tra il cineasta francese e la fantascienza, dimostra davvero di non essere in grado di spingere il proprio sguardo al di là dello steccato. Se il ritmo e la messa in scena dell'azione di Alphaville risultano perfino rozzi nella propria plasticità espressiva, è perché solo nella ripetizione scarna e basica del già visto Godard può rifondare gli stilemi di un cinema troppo abituato alla propria medietà per riuscire a comprendere la salvifica iniezione di alterità che viene proposta…

da qui

 

Alphaville is science fiction without special effects. Godard couldn’t afford them in 1965 or ever, but he probably wouldn’t have wanted them even if he’d had unlimited financing. His whole theme, imagination versus logic, is consistent with his deployment of Paris as it was in the ’60s—or at least, those portions of Paris which struck Godard as architectural nightmares of impersonality. Sub-Nabokovian jokes on brand names abound. There is much talk of societies in other galaxies, but their only manifestation is the Ford Galaxy that Eddie Constantine’s Lemmy Caution (a low-rent French version of Sam Spade and Philip Marlowe) moves about in. Most ofAlphaville is nocturnal or claustrophobically indoors. Yet there is an exhilarating release in many of the images and camera movements because of Godard’s uncanny ability to evoke privileged moments from many movies of the past…

da qui


2 commenti:

  1. Grazie, prego, arrivederci... ;) Grande Godard e la sua personale visione della fantascienza. Decisamente avanti per l'epoca!

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  2. risposta telegrafica fantascientifica, Frank ViSo:)

    secondo me è avanti anche per adesso, chi si tratterrebbe a vedere un film di fantascienza senza 3D e senza effetti speciali?

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