sabato 8 giugno 2013

Io ho paura – Damiano Damiani

toccava al cinema dire cose che a stento si potevano leggere su (pochissimi) giornali.
qui la storia è di armi, bombe, servizi segreti, con un ingenuo giudice, un altro parte del sistema criminale e un semplice poliziotto che capisce tutto.
Gian Maria Volontè al meglio, in un (piccolo) capolavoro di un grande regista.
un grande peccato non (ri)vederlo - Ismaele




…L’inizio del film è folgorante, con la preparazione e la realizzazione dell’attentato a un giudice da parte di due terroristi: la dilatazione dei tempi e della suspense, nonché il mirabile piano-sequenza del duplice omicidio (giudice e poliziotto di scorta) sono già una testimonianza sufficiente del genio registico di Damiani. Ma non è l’unica sequenza d’azione del film: oltre al successivo agguato dei due terroristi a Volonté e al suo collega, memorabili sono la sequenza dell’uccisione di Cancedda in casa sua e la sparatoria finale dentro il cinema. Quest’ultima è la conclusione di una lunga parte, assolutamente geniale, costruita con una serie di segrete mosse e contromosse fra Volonté e Adorf, che si sviluppa in un climax crescente fino a esplodere nel memorabile twist conclusivo.
Io ho paura, per tutti i suoi 113 minuti, tiene veramente lo spettatore incollato allo schermo e col fiato sospeso: merito dell’ottima regia di Damiani, ma anche del soggetto e della sceneggiatura, firmate dallo stesso Damiani insieme a Nicola Badalucco (una coppia, una garanzia: sono anche gli artefici dell’immenso e geniale Goodbye & Amen). Fra indizi, sospetti, false piste e colpi di scena, lo spettatore viene posto (dal punto di vista narrativo) sullo stesso piano di Volonté: come lui, si trova proiettato in situazioni misteriose di cui comprende il significato solo un poco alla volta…

Volontè caratterizza un personaggio tenero nella sua ruvidità, umano come pochi, se raffrontato al bellissimo personaggio di "Indagine..." , egli, non è più una maschera sfigurata del potere, ma un personaggio umano , debole ma risoluto e capace, interpretato con grande intelligenza e sensibilità.Il personaggio è Libero con accezione Pasolianana. E' il proletario del Sud che fa lo Sbirro, conservando i suoi valori e ,con le sue parole, riesce a prendere le distanze da qualunque fede politica, proprio perchè essa si è allontanata dal paese reale, dai cittadini.
Volontè aggiunge al suo parco di interpretazioni, forse il suo esperimento più difficile, un personaggio anche poco capito dalla critica, un passo in avanti nella sua maturità artistica.
Il film aggiunge al cinema d'inchiesta sociale i ritmi del poliziesco, in un affresco credibile e verosimile, creando un cross-over molto ben riuscito.
Aleggia come un senso di enuluttabilità, per tutta le due ore di visione.

non si può fare a meno di riconoscere il valore moral-culturale oltre che cinematografico di Io ho Paura, in quanto Damiani ci fornisce uno spaccato fedele nella sua drammaticità e decadenza della situazione italiana degli anni di piombo. Tutto nel film viene riflesso sotto un’alone di nebbia pessimista (il film inizia con un omicidio di un innocente e si conclude allo stesso modo), ed evidentemente visti i fatti narrati non potrebbe essere che così. Solo l’eccessiva durata (quasi due ore) e la pesantezza del film, dovuta più che altro a sequenze forse troppo diluite e per questo un po’ prive di mordente, non permettono a Io ho Paura di conseguire l’eccellenza, ma rimane comunque uno dei film da vedere senza se e senza ma per gli appassionati del filone socio-politico italiano.

Magari la tesi complottista paventata sarà melodrammatica ma dal punto di vista spettacolare è dannatamente efficace.
Il film di Damiani è ostentamente "medio" , si sveste della patina autoriale per veicolare un messaggio politico forte e soprattutto scomodo.
Denotando tutto quel coraggio che manca al cinema italiano d'oggi…
da qui

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