un piccolo capolavoro, da non perdere, merito sopratutto di Nino Manfredi - Ismaele
Archiviato da più di trent'anni dalla televisione
e dimenticato da tutta la critica ufficiale e non, ma incredibilmente editato
in dvd, il film di Damiani è invece attualissimo. I temi scottanti e scomodi si
riferiscono ad un episodio realmente accaduto, un errore giudiziario (il caso
Valpreda) nel periodo fascista. La stampa giudica questi casi, spesso
sostituendosi alla magistratura, strumentalizzandone ogni aspetto e a volte
inventandosi di sana pianta degli episodi, discostandosi così dalla realtà allo
scopo di sfamare la psicosi forcaiola di massa, aumentando così tirature e
vendite del proprio prodotto, decretando verdetti prima dei processi senza
certezze oggettive, che peraltro sono spesso difficili da conseguire. Negli
anni si sono succeduti molti episodi simili a quello raccontato nel film ed il
trucco è sempre quello: le autorità del "Palazzo" in determinati
momenti di crisi, di difficoltà nella gestione del potere o per coprire le
proprie malefatte, focalizzano l'attenzione del pubblico su questi episodi di
cronaca nera, con l'aiuto della magistratura e la collaborazione indistinta di
giornali e televisioni...
…Nino Manfredi merita una citazione a parte.
Nel 1972 l’attore attraversa forse il suo periodo migliore, quella maturità i
cui veri frutti si notarono dalla fine degli anni ’60 con prove da grand’attore
drammatico, non solo comico. La sua è un’interpretazione di grandissimo
spessore se pensiamo al ruolo non facile per la sua tragicità, nonchè per il
fatto di inscenare una vicenda realmente accaduta. Una tragicità che nonostante
tutto l’attore riesce a mitigare rendendo un personaggio ironico, amante della
vita (e del bel vivere, che male c’è?), sempre pronto alla battuta fulminea e
al riferimento ironico (e sarcastico) anche quando si trova malmenato in una
cella. Molto più da tragedia si fa la sua interpretazione quando esce dal
carcere. L’ironia della prima parte, lascia il posto alla disperazione e allo
sconforto che coinvolge anche lo spettatore. E’quello che si chiama “processo
di commiserazione” di quest’ultimo verso il protagonista scornato.
…Ancora encomio a Damiano Damiani e a Nino Manfredi per
aver in questo modo, con l'arte popolare d'eccellenza che è il Cinema,
contribuito non solo a riabilitare il buon Gino Girolimoni ma ad evidenziare,
perlomeno moralmente, i veri colpevoli di quanto è accaduto a lui, che ebbero
anche la grave colpa di non trovare poi il vero assassino.
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