tratto dal romanzo di Domenico Starnone, il protagonista Pietro Vella (Elio Germano, eccezionalmente bravo) ha lo stesso cognome del prete de Il Consiglio d’Egitto, di Leonardo Sciascia (sarà un caso?).
il film segue la vita di Pietro Vella, professore, amante, padre, scrittore, amato dagli studenti e studentesse, e portatore di un segreto che non ci viene sussurrato.
il professore si innamora di una studentessa, Teresa, ed è una felice storia d'amore che col tempo evapora, ognuno va per la sua strada, ma saranno legati per sempre, per via del segreto.
poi sposerà una collega, avrà una figlia e, invecchiando, anche due nipotine.
il professor Vella è innamorato di se stesso, è insicuro, ansioso, ha bisogno di obbedienza e approvazione, è ambizioso, ama essere amato, è falsamente modesto, vuole avere tutto sotto controllo (in pratica una sintesi di cosa è un uomo?), credendo magari di essere nobile e altruista.
a tratti il film diventa un film dell'orrore, quello quotidiano, senza bisogno di effetti speciali, complice una musica all'altezza (o alla profondità?) degli abissi dell'animo umano.
insomma, un film che non lascia indifferenti.
buona (complicata) visione - Ismaele
… Pietro Vella, perciò, non può permettersi di essere se stesso.
Non può permettersi di essere una persona semplicemente normale. Non può e,
alla fine, neanche lo vuole. Mettersi a nudo, far cadere la maschera, far
scivolare i vestiti dell’impeccabilità è oramai impossibile. Ne è succube.
Eppure quel segreto confessato potrebbe fare proprio questo. Ecco dunque che il
regista, come un Caronte mortale, traghetta
lo spettatore nell’abisso che è l’animo umano, in questo caso
quello del protagonista, mostrandogli tutte le sue sfaccettature, fatte di
angoscia, tormento, cieca paura del giudizio, fino a lasciarlo sulla riva
opposta con non pochi cupi pensieri. Luchetti, in questo, fa un lavoro
visivamente esemplare: nel raccontare una realtà in fondo comune a molti, crea
degli squarci immaginari nella narrazione del reale, quasi delle visioni di
Pietro stesso, in cui emergono i suoi turbamenti più profondi e i desideri più
peccaminosi. E in cui la sua vera condizione d’animo si palesa, irrompe
fulminea e violenta, generando una tensione emotiva di grande impatto,
soprattutto perché irrobustita e sottolineata dalle musiche e i brani di Thom
Yorke, che ben si amalgamano al tono drammatico della scena.
È chiaro, dunque, che Confidenza sia
un cinema di
riflessione e strette allo stomaco. Un film che porta a
chiedersi perché viviamo nelle aspettative altrui e sociali, ma anche in quelle
che ci costruiamo da soli, condannandoci a una sorta di dannazione eterna. Ci
lasciamo tutti, chi più e chi meno, paralizzare e intimorire dalla percezione
che il prossimo ha di noi, che è sì mutevole e subordinata alle informazioni
che riceve, ma non per questo determinante a tal punto da essere il nostro ago
della bilancia nella vita. Eppure se ci nascondiamo dietro alla paura, se
indossiamo sempre e solo la maschera della perfezione neutralizzando il resto,
non possiamo definirci persone né reali né vere. Ma solo burattini condizionati
e manovrati da una vita che non ci appartiene.
… È pieno di non detti, Confidenza. Di insinuazioni,
bugie, di prime impressioni. E questo contribuisce attivamente alla costruzione
di un’atmosfera angosciosa e angosciante. E la cosa incredibile è che per tutto
il tempo, tutto, non abbiamo minimamente idea di che cosa abbia fatto di così
terribile Pietro. La sceneggiatura di Luchetti e Francesco Piccolo si affida
completamente alla partecipazione attiva dello spettatore, che in questo modo
non si limita – diciamo così – a subire il racconto, ma lo rielabora
continuamente, a seconda del suo punto di vista.
Ci sono delle sequenze in cui la faccia di Germano riempie lo
schermo, e noi non vediamo altro che il terrore che gli attraversa gli occhi e
il modo meccanico, legnoso quasi, in cui smascella e cerca di trovare una
ragione per tutto quello che gli sta succedendo. Molto velocemente siamo
portati ad abbandonare qualunque tipo di percezione di buono e cattivo. E
speriamo che Pietro possa trovare sollievo nell’essere finalmente smascherato.
Perché la sua non è vita: è una prigione. Fatta di menzogne, di piccole cose,
di un’intimità trascinata e quasi ossessiva, prima con Teresa e infine con
Nadia…
…Thom Yorke malinconicamente ci accompagna in questo
cammino, tra paranoia, terrore, ingenuità apparente e suo modo amore,
suggerendo ciascuno di questi stati emotivi attraverso una musicalità, che al
pari della scrittura, raggiunge vette di panico, crollo e stabilità d’animo –
tanto dello spettatore, quanto dei personaggi che il film racconta –
difficilmente replicabili. Per questa ragione Confidenza è un film che necessita di
essere visto, per questa ragione Confidenza è
un film che non può che spaventarci.
Nessun commento:
Posta un commento