in un libro di Marlen Haushofer, La parete, una vallata è chiusa da una invalicabile parete trasparente (se ne fece anche un bel film, qui una recensione), chissà se John Boorman aveva letto il libro.
Zardoz è un gran film, con un ottimo Sean Connery (e tanti altri bravi attori e attrici, come Charlotte Rampling), un film avventuroso e filosofico, il nome del film sarà una sorpresa, lo vedrete.
ps: sappiate che quella merda di L.
Frank Baum, l’autore del Meraviglioso mago di Oz, una volta scrisse: «Per legge
di conquista, per giustizia di civiltà, i bianchi sono i padroni del continente
americano, e il modo migliore di garantire la sicurezza degli insediamenti di
frontiera è l’annientamento dei pochi indiani rimasti. Perché no? La loro
gloria è sfumata, il loro spirito spezzato, la loro virilità cancellata; meglio
che muoiano piuttosto che vivere nello stato pietoso in cui sono ridotti». (citazione ripresa da
Non è un film di facile comprensione,una fantascienza
adulta,antropomorfa che parla dei massimi sistemi,di immortalita' e
idolatria,di popoli assoggettati dal dogma,della violenza degli elementi
naturali ambientato in un lontano futuro che pero'sembra piu'un Medioevo che un
futuro vero e proprio.Un film volontariamente astratto,con un Connery sempre a
dorso nudo a menare le danze e una magnetica Rampling qui in una delle sue
prove migliori.Non ha nulla di commerciale,anzi sarebbe necessario rivederlo
per aggiungere un altro tassello alla sua comprensione,ma anche così è
tremendamente fascinoso,molto anni 70 ma ancora degnissimo di visione...
Criticato, odiato, sbeffeggiato, decapitato, rimontato, rispiegato,
azZARDato, strOZzato, reintrodotto, riveduto, completato, incompreso,
apprezzato, divertito; il film di cui Boorman è padre al 1000 x 1000 avendo
firmato il soggetto, lo script, il casting, la regia e il montaggio è un
concentrato di tutti questi termini e forse anche di più visto che non è
assolutamente equiparabile a un qualsiasi altro prodotto del genere fantasy
prima e dopo di esso, figlio legittimo della cultura anni settanta è dominato
dalla presenza carismatica di Sean Connery nella parte dello sterminatore Zed
senza del quale sarebbe caduto nel dimenticatoio in cui sono confinati tutti
quei film di fantascienza alternativa come “Quintet” di Altman e “Stalker” di
Tarkowskji con i quali condivide si gli scenari apocalittici ma dai quali si
distacca anche per ricchezza cromatica e vivacità.
L’epoca di Zardoz è un mondo futuro nel quale pochi giovani eletti
vivono dentro una cupola di cristallo impenetrabile denominata Vortex,
assaporando la vita eterna, al sicuro dalla morte e a parte del segreto della
ricreazione autogena, a contatto con una natura incontaminata e florida,
controllati dal Tabernacolo: una entità misteriosa che potremmo identificare
come un computer centrale contenitore della conoscenza in collegamento con i
suoi discepoli attraverso onde cerebrali che permettono di esercitare la
democrazia con votazioni coordinate ed istantanee riguardanti tutto il
possibile argomentabile, dalla carta da parati alla condanna dei ribelli, dalla
rivoluzione sessuale alla chiusura di ogni discussione con ipnotici sigilli e
sopra ogni cosa c’è Zardoz con la sua dottrina…
Ispirata opera didascalica, che nel monito introduttivo (qualcosa
che non è ancora accaduto, ma che potrebbe accadere!) sembra oramai già di
pressante attualità, in una società in cui lo 0,1% dei migliori (di quelli che
si credono tali, mentre sono di certo i più ricchi) imperversa e controlla
sempre più pervasivamente uomini e natura.
Fantascienza
a servizio dello spettatore. Materiale puro da riflessione etico-esistenziale
circolare, che abbraccia le origini dell'umanità, e, passando attraverso il
presente, il suo futuro. O i suoi possibili futuri.
Straordinarie
le sovrapposizioni tra Zardoz e la storia che raccontano i Veda, le tavolette
sumere, ma anche la Bibbia: macchine volanti condotte da esseri dotati di
poteri e tecnologie sconosciuti agli umani, ma non per questo divinità.
L'eterno
conflitto tra entità aliene al pianeta, ed esseri umani: sfruttati, falcidiati
o fatti riprodurre a seconda delle necessità (e oggi osserviamo la fase di
depopolamento forzato), per fungere da manodopera, o, peggio, alimentazione
(energetica prima che fisica) delle elìte. Dietro maschere e trucchi
tecnologici, questi falsi dei hanno controllato l'umanità da sempre, dopo averla
creata con interventi di ingegneria genetica. E, per il futuro, addio
riproduzione, esseri umani asessuati e apatici, sedati dalle distrazioni e dai
farmaci.
Se Boorman
avesse tirato a caso, meriterebbe il premio Nobel per la statistica,
considerato quanti aspetti dell'origine e della destinazione dell'umanità ha
inquadrato correttamente…
Grande dimostrazione di
come ottenere il massimo con il minimo. Boorman mette in scena una sequela di
immagini di grande impatto pur disponendo di un budget modesto e trova un
equilibrio miracoloso che permette al tessuto narrativo di non rimanere
soffocato dall'aspetto visionario (quest'ultimo una vera delizia per gli occhi).
Originale anche la trama grazie al personaggio di Zed, novello Prometeo che
portando la morte agli uomini fa loro conoscere la vita.
Forsennato e splendido
delirio sospeso tra filosofia, riflessioni umanistiche e le trovate più trash e
low cost del 1973. Irresistibile Connery come l'apparentemente mutandato
barbaro Zed inviato a liberare una colonia di immortali, spinto forse da
qualcosa di superiore o, forse, da sè stesso. Topless di ogni tipo, cibo
colorato a mo' di trip da LSD, rigurgitazioni pseudohippie... insomma, a Zardoz
non manca nulla. Visto oggi, mantiene ancora una carica di originalità non
indifferente, garantito restare incollati allo schermo.
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