sabato 18 settembre 2021

Founder - John Lee Hancock

un film sul sogno americano, scusate, sull'incubo americano.

due fratelli, di cognome McDonald, hanno un ristorante ben gestito, con cibo di qualità, a prezzi bassi.

Ray Kroc li imbroglia, a più riprese, il fatto che sia un'idea di successo planetario non toglie il peccato originale.

il film è ben fatto, Michael Keaton è bravissimo, il suo personaggio disposto a passare sopra tutti e tutto, per il suo sogno personale, è un incubo per tutti gli altri.

una metafora del capitalismo senza prigionieri, istruttivo - Ismaele


 

 

 

 

 

Questo per stare alla pura e semplice costruzione del personaggio, che è furbo, ambizioso, insistente, caparbio, preveggente, intuitivo. Ray Kroc ha un solo dono: sa anticipare le mosse di avversari e colleghi. Tutto quello che fa, lo fa trasformando la forza o la disperazione degli altri in guadagno per sé stesso, anche quando deve divorziare dalla moglie che da tempo non lo ama più. Kroc è un animale sociale che interpreta in chiave prettamente utilitaristica la selezione naturale della specie. E lo fa con il sorriso da venditore sempre pronto, con la parlantina dell’imbonitore che aggredisce i propri clienti alla stessa maniera in cui, nella prima scena del film, aggredisce gli spettatori: guardandoli dritti negli occhi…

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Ci sono film che valgono più di decine di saggi per spiegare come 'funziona' una società che consente di depredare 'legalmente' delle persone permettendo a chi compie l'operazione di arricchirsi a dismisura grazie all'intuito e al fiuto per gli affari di cui è dotata. Documentari e film spesso negativi sull'impero dell'hamburger cotto e mangiato ne sono stati prodotti diversi e alcuni hanno anche ottenuto un'audience di un certo rilievo. Nessuno aveva però ancora delineato con l'acutezza di sguardo di John Lee Hancock (un regista esperto in biopic) il percorso seguito dal suo fondatore. È quello che accade ora e il lancio che recita "Il genio che ha fondato l'impero del fast food" ha un'ambiguità che va letta nel profondo. Perché sicuramente Crok ha avuto la genialità di comprendere come la catena di montaggio nella preparazione degli hamburger e la qualità delle materie prime impiegate dai due fratelli avessero tutte le caratteristiche per imporsi, almeno inizialmente, su scala nazionale. Alla definizione di 'genio' si potrebbe però aggiungere la specifica "del Male" perché Crok non solo, grazie ad un escamotage che spostò il tiro dalla vendita di hamburger alla proprietà immobiliare delle numerose filiali progressivamente aperte, poté recidere i legami contrattuali con i due fratelli ma si impadronì del logo nonché del loro stesso cognome…

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resta significativo che nel trattare questo capitolo della storia americana il film di Hancock giunga esplicitamente non alla critica di un controverso sistema alimentare, bensì all’elogio della perseveranza che ha animato l’American dreamer Ray Kroc. In questa soluzione politically correct sta, a mio avviso, un elemento moralistico tipico del cinema USA, una sorta di apologia del mito dell’uomo che si fa da sé che è anche nostalgia dell’America degli anni ’50. Eppure nella rappresentazione data dal film non v’è (volutamente?) traccia alcuna del lato oscuro di quegli anni dominati dai postumi della Guerra di Corea e dallo spettro del Maccartismo. Tutto ciò esprime molto bene, in ultima analisi, l’idealizzazione passatista che sembra caratteristica degli USA di Donald Trump.

Attenzione, con ciò non voglio dire che il film sia politicamente schierato: semplicemente penso che, al di là delle intenzioni dei creatori del film, The Founder rifletta alcune coordinate storico-sociali tipiche del nostro tempo. E il fatto che tali coordinate inconsce non vengano consciamente problematizzate resta probabilmente il più grande limite del film.

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The Founder è un film dalle molteplici chiavi di lettura. Da un lato può essere visto come una straordinaria storia di successo; dall’altra di cosa possa comportare, dal punto di vista degli affetti, delle relazioni con le altre persone e anche sull’intera società, un exploit imprenditoriale.
La figura di Ray Kroc, magistralmente interpretata da Michael Keaton, rappresenta nello stesso tempo la forza, ma anche la debolezza, del sogno americano: il successo individuale porta con sé a cascata inevitabili conseguenze su altre persone. Si celebra l’impresa e l’uomo che è a capo di tutto ma si dimentica chi, per realizzare un sogno altrui, ha rinunciato ai propri.

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Prodotto senza infamia e senza lode (che però senza Michael Keaton avrebbe avuto grosse difficoltà), The Founder non mostra, volutamente, il momento in cui il cibo ha preso una direzione differente dalla qualità. Piuttosto esibisce e premia chi ha creduto nel marchio, ha avuto un’illuminazione e ha fatto diventare un piccolo fast-food un punto di ritrovo sparso per tutti gli Stati Uniti, una sorta di “nuova chiesa americana”.

The Founder è un prodotto che mette in guardia lo spettatore senza calcare la mano e che si accompagna delicatamente con una sceneggiatura lineare e priva di scossoni. Insomma The Founder è un classico di genere che pesa l’ambizione e la follia di un uomo con tanti (troppi) poteri decisionali, poco controllo e un forte sentimento di rivalsa.

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