siamo negli anni del boom economico, in una città del nord che si è riempita di manodopera arrivata dalle regioni del sud e non solo.
si trovano a fare i lavoratori precari in imprese che diventano sempre più ricche grazie allo sfruttamento degli operai.
nasce il consumismo, naturalmente a rate, come una nuova schiavitù.
il romanzo di Calvino mostra i miti di allora (non troppo diversi da quelli d'oggi), e in Marcovaldo la continuità temporale dei secoli passati, senza troppi scossoni, si rompe e appare la modernità, che ha prodotto l'oggi (possiamo dire purtroppo?).
Nanni Loy è perfetto nella sua parte (ma tutti sono bravissimi) di un uomo dei nuovi tempi a cui è impossibile spogliarsi dei vecchi abiti.
un gioiellino da non perdere, promesso - Ismaele
ps: Il frigorifero, di Mario Monicelli, ha, mutatis mutandis, molto in comune con Marcovaldo
QUI
il primo episodio (su Raiplay ci sono i primi tre, i sei episodi completi si
trovano comunque su youtube)
Come evidenziano i titoli di testa dello sceneggiato, il Marcovaldo trasmesso dal Secondo canale
Rai tra il primo maggio e il 5 giugno 1970 è una riduzione televisiva
dell’omonima raccolta di novelle pubblicata da Italo Calvino sette anni prima.
Del testo originale, l’adattamento curato da Manlio Scarpelli, Sandro Continenza
e dallo stesso regista Giuseppe Bennati conserva la rappresentazione in sei
puntate in bianco e nero di alcuni episodi che vedono protagonista la numerosa
e sempre unita famiglia di Marcovaldo, un manovale di un’imprecisata città
industriale del nord Italia, che nello sceneggiato diventa Torino.
Da un libretto di poco più di cento pagine, è nata una sceneggiatura
di milleduecento, che Calvino dice di aver letto tutta d’un fiato.
La versione televisiva di Marcovaldo è
stata girata nei teatri di posa della città, ritenuti, all’epoca, i più grandi
d’Europa.
Le musiche dello sceneggiato sono state composte da Sergio Liberovici
ed eseguite dalla Traditional Jazz Studio Praha e da Silva e i Circus 2000; la
sigla è cantata da Nino Ferrer e da Silvana Aliotta (Circus 2000).
Nel 1970, l’originale calviniano era già talmente popolare da essere
adottato come libro di testo nelle scuole; Nanni Loy, interprete dello
strampalato protagonista, inoltre, da quasi dieci anni era un volto molto
familiare agli italiani.
Francesca Sammarco
I funghi, i reumatismi, i detersivi, il coniglio velenoso, la
fermata sbagliata, Luna e Gnac, Babbo Natale, la neve… Certo non è come leggere
Calvino, però Bennati ha fatto un buon lavoro intensificandone la vocazione
anticonsumistica ed antimetropolitana ed affidando a Loy – magrissimo,
stralunato, candido e dinoccolato - l’umile travet proto-Fantozzi Marcovaldo.
Valore aggiunto l’ampliamento di personaggi secondari come la moglie Domitilla
(Perego) e il caporeparto amico-rivale Viligelmo (Foà). La città è Torino, nel
romanzo mai nominata ma assai intuibile.
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