l’opera seconda di Nanni Loy è un film sulla Resistenza, il cui ricordo era freschissimo,
nel 1961.
non
c’è nessuna retorica, ed è chiarissimo che essere da una parte o dall’altra non
era la stessa cosa.
la
storia è ambientata dopo l’otto settembre del 1943, quando partecipare alla
Resistenza era un dovere morale per molti giovani, imparando in fretta che la
tortura e la morte erano un rischio quotidiano.
Un giorno
da leoni è un film poco visto, purtroppo, ma è un gran bel film che non sfigura
davanti ad altri grandi pellicole italiane sulla Resistenza che stanno nella storia del cinema.
vogliatevi bene, e guardatevelo, con attori spesso alle prime armi, che
nelle mani di un regista ingiustamente sottovalutato come Nanni Loy, sono bravissimi.
buona visione - Ismaele
ecco
il film completo, in quattro parti:
Intenso dramma bellico girato con molta professionalità da Nanni Loy.
La storia è la graduale presa di coscienza di diversi giovani (per vie traverse
ed esperienze personali) che rende inevitabile la ribellione contro il regime
nazifascista.
Il film non riesce sempre a reggere il ritmo con alcuni cedimenti nel ritmo narrativo. Non tutti i personaggi convincono: Tomas Milian è eccessivo e sovraccarico, Leopoldo Trieste macchiettistico, Nino Castelnuovo acerbo. Molto più riusciti i ruoli di Renato Salvatori e Romolo Valli.
Il film non riesce sempre a reggere il ritmo con alcuni cedimenti nel ritmo narrativo. Non tutti i personaggi convincono: Tomas Milian è eccessivo e sovraccarico, Leopoldo Trieste macchiettistico, Nino Castelnuovo acerbo. Molto più riusciti i ruoli di Renato Salvatori e Romolo Valli.
Molto belle la fotografia di Marcello Gatti e la colonna sonora
di Carlo Rustichelli.
Il Film prodotto dalla Lux Film di Franco Cristaldi,
racconta di quell'Italia che aveva difficoltà durante
la guerra e lo fa con un soggetto scritto da Alfredo Giannetti
e dal regista Nanni Loy,di 4 uomini che di per sé non
sono eroi,ma il loro senso del dovere e della patria
le faranno cambiare e fare quello che bisogna fare.
Il loro obbiettivo e di raccontare una storia
di uomini e descrivere l'Italiano di allora,
e questi sono soprattutto Danilo e Michele,
gli unici personaggi che capitano lì per caso,
che sono uomini semplici e umili,e anche fifoni
in alcune cose,ma dopo pronti al sabotaggio al
ponte,che sono incarnati dai veri protagonisti
della vicenda che sono Leopoldo Trieste e
Nino Castelnuovo,qui tra le sue interpretazioni
che sono rimaste nella storia.
Con loro anche un disertore Gino Migliacci,
che sposa la loro causa dopo essere scappato
dall'arruolamento,interpretato dal mitico
Tomas Milian,che è un personaggio che
ha un suo perché,è l'attore nonostante
il ruolo non sia principale,lui ci mette
l'anima e lo veste a pennello…
racconta di quell'Italia che aveva difficoltà durante
la guerra e lo fa con un soggetto scritto da Alfredo Giannetti
e dal regista Nanni Loy,di 4 uomini che di per sé non
sono eroi,ma il loro senso del dovere e della patria
le faranno cambiare e fare quello che bisogna fare.
Il loro obbiettivo e di raccontare una storia
di uomini e descrivere l'Italiano di allora,
e questi sono soprattutto Danilo e Michele,
gli unici personaggi che capitano lì per caso,
che sono uomini semplici e umili,e anche fifoni
in alcune cose,ma dopo pronti al sabotaggio al
ponte,che sono incarnati dai veri protagonisti
della vicenda che sono Leopoldo Trieste e
Nino Castelnuovo,qui tra le sue interpretazioni
che sono rimaste nella storia.
Con loro anche un disertore Gino Migliacci,
che sposa la loro causa dopo essere scappato
dall'arruolamento,interpretato dal mitico
Tomas Milian,che è un personaggio che
ha un suo perché,è l'attore nonostante
il ruolo non sia principale,lui ci mette
l'anima e lo veste a pennello…
…In conclusione uno dei capolavori di Nanny Loy
e uno dei migliori Film Italiani,e che purtroppo
è lo specchio di un Cinema che non si fa più
e che l'obbiettivo era di inculcare una mentalità
antifascista e di far vedere i meriti dei partigiani
durante la guerra,e lo descrive in un modo intenso
e la drammaticità per come si viveva durante il
conflitto mondiale e coglie benissimo le atmosfere
tristi e malinconiche che ti trasmette.
da qui
e uno dei migliori Film Italiani,e che purtroppo
è lo specchio di un Cinema che non si fa più
e che l'obbiettivo era di inculcare una mentalità
antifascista e di far vedere i meriti dei partigiani
durante la guerra,e lo descrive in un modo intenso
e la drammaticità per come si viveva durante il
conflitto mondiale e coglie benissimo le atmosfere
tristi e malinconiche che ti trasmette.
da qui
Un’improvvisata banda partigiana prepara un attentato a un
ponte presso Roma, per bloccare il flusso di truppe verso il fronte di Cassino.
Primo film dedicato da Nanni Loy alla Resistenza. A differenza del
successivo Le quattro giornate di Napoli, che
è una celebrazione della folla anonima, qui l’attenzione si concentra su un bel
campionario di personaggi: eroi per scelta, come l’ex militare Renato Salvatori
e l’ex prigioniero politico Romolo Valli, che non hanno mai avuto una normale
vita familiare; eroi per caso, come lo studente universitario Nino Castelnuovo,
il borsaro nero Tomas Milian e il ragioniere Leopoldo Trieste, che si fa
uccidere per dimostrare di non essere il vigliacco che è. Un gruppo eterogeneo
di persone che, in tempi diversi e con maggiore o minore consapevolezza, hanno
detto no al fascismo: un attendibile spaccato sociale di un momento tragico
della storia nazionale. Nel mezzo del film una prova da superare per lo
studentello idealista, il suo primo vero contatto con la crudezza della guerra:
l’uccisione dell’ex compagno di scuola Corrado Pani, non proprio un amico
(anzi) ma comunque una persona conosciuta. C’è da lustrarsi gli occhi a
guardare i titoli di testa, che danno l’idea della potenza di fuoco che poteva
schierare il cinema italiano nell’anno di grazia 1961 anche per coprire i ruoli
minori: Carla Gravina, Saro Urzì, Valeria Moriconi, Anna Maria Ferrero, Regina
Bianchi (alla quale è affidato un toccante monologo in memoria del marito
ucciso).
Narrazione picaresca di un episodio resistenziale, per
la prima regia completamente affidata a Nanni Loy. La trama
si snoda lungo una direttrice seria (salvare la pelle dai nazisti, compiere una
missione per la Resistenza), ma con modi satirici, se non propriamente comici, soprattutto
riguardo alla maniera italiana di affrontare la nuova situazione bellica. Il
tono, insomma, sta fra Rossellini e Monicelli e ricorda per qualche verso il Comencini di Tutti a casa, se
fosse pensabile senza Sordi.
Lo spettacolo, in ogni caso, c'è, è di robusta
struttura e dimostra fin dalla sua prima opera "solista" che Nanni Loy è un regista vero, cosa che sarà
confermata dal film successivo, Le quattro giornate di Napoli.
Se il rischio di un film come Un giorno da leoni è quello di non riuscire a
mettere bene a fuoco nessuno dei personaggi, la sua struttura - come quella del
citato lavoro successivo - si dimostra congeniale alle corde artistiche del
regista, quanto meno in questa fase della carriera: come pochi altri, Nanni Loy sa comporre affreschi pieni di
personalità diverse, come i quattro protagonisti Salvatori, Castelnuovo, Milian e Trieste.
Un ottimo film visto solo ora in TV. L'Italia dell'8
settembre 1943, il disfacimento del paese, la guerra che dovrebbe essere finita
e invece ci sono i tedeschi, i bombardamenti angloamericani, la guerra civile
tra italiani. In questo scenario tragico è la storia di varie persone, di
diversa estrazione che finiscono in questo tritacarne della storia ed ognuno ha
una sua dignità. Il ragioniere statale fantozziano alla fine troverà il
coraggio di un gesto estremo ed eroico, lo studente di buona famiglia rifiuta
di nascondersi ed aspettare che passi, il popolano de Roma borsaronero per
necessità, i contadini (la giovane Carla Gravina) tutti questi combatterranno
contro i tedeschi e i repubblichini. Ogni personaggio vive il suo ruolo con
grande dignità e sofferenza ed anche il giovane fascista ucciso viene visto con
pietà dal regista come uno preso in cose più grandi di lui. Grandi attori,
tutti ottimi e in particolare Renato Salvatori e tutti gli altri anche Tomas
Milian prima che iniziasse la terribile saga del monnezza. Anche la scena di
chiusura del film, con il capomanipolo fascista che fa gli esercizi alle
reclute sembra essere visto con la pietà e la stanchezza di una vittima. Ottima
regìa, anche migliore delle Quattro giornate di Napoli che indulgeva ad una
napoletanità esibita e forse costruita, qui mi sembra tutto più sincero e vero.
Nessun commento:
Posta un commento