sabato 25 gennaio 2020

The lodge - Severin Fiala, Veronika Franz

una bella vacanza in montagna, peccato che la compagna del padre sia una psicopatica, dicono i bambini, una a cui la religione ha lasciato dei segni indelebili.
il film sembra lento, in realtà lo è, non ci sono effetti speciali, fuochi d'artificio, continui colpi di scena urlati.
tutto avviene per smottamenti impercettibili, e anche qualche scena madre, naturalmente.
tutto sembra normale, tranquillo, e questo rende il tutto ancora più terribile.
un film che merita, pieno di citazioni e somiglianze con altri film già visti, ha comunque una sua solida personalità.
non adatto a chi frequenta troppo la religione, potrebbe avere qualche effetto collaterale.
buona visione - Ismaele






Una casa, pochi personaggi reclusi, una realtà ambivalente mai chiara in cui i protagonisti, due ragazzini, si muovono minacciati da una presenza avversaria della doppia faccia (la figura materna, in questo caso – per l’esattezza – la matrigna).
La tensione è sempre altissima, il disagio palpabile, la mente pronta a vacillare. Delude un po’ – sul più bello – la prevedibilità del plot twist, ma l’ambiguità su cui si regge la storia resta sempre brillante. Il loro è un esercizio preciso e rigoroso, un esempio di cinema matematico (inflessibile e impietoso) meno riuscito del precedente, ma al cinema di horror simili non ne escono poi tanti, meglio quindi approfittarne.

…Non ci sono mostri che saltano fuori dagli armadi nel film The lodge, ma lo spavento è comunque costante. Questo è un horror che scava nelle psicologie dei personaggi e attinge dall'ambiente circostante nel creare la suspense. Una tensione fredda ed efficace, che spaventa veramente e colpisce il nostro immaginario.
La regia è potente, senza sbavature, nè eccessi deliranti, asciutta ed efficace. Gli interpreti sono ottimi con interpretazioni intense, che colpiscono anche lo spettatore smaliziato. La sceneggiatura non ha una sbavatura nell'analizzare l'elaborazione del lutto dei due ragazzi e nel senso di straniamento della nuova compagna che cerca di inserirsi in una nuova famiglia.
The lodge è un film che ha dei difetti, certo, tipo un finale troppo lungo, ma è di grande efficacia, con regia, attori e sceneggiatura ineccepibili e poi fa paura, fa molta paura.

Non ricerca la credibilità in senso stretto, The Lodge, nella cui sceneggiatura è facile trovare, una volta che ogni mosaico del puzzle è andato al suo posto, particolari che non tornano e dettagli in apparenza poco giustificabili narrativamente; lo scopo del film di Veronika Franz e Severin Fiala è piuttosto quello di fare un’allegoria poco conciliatoria dell’istituzione familiare, dell’influenza perniciosa su di essa di un sentimento religioso agito in modo totalizzante, nonché di uno sguardo infantile che, dell’innocenza cantata da tanto cinema e letteratura, non ha più niente (e forse non l’ha mai avuto). L’elegante regia, che insinua più che mostrare, affidandosi al fascino della location senza farsene fagocitare, suggerisce la presenza di un male che è impalpabile quanto pervasivo, restìo a mostrarsi ma al contempo dolorosamente concreto negli effetti che genera. E lo sguardo dei due registi, in questo esordio fuori dalla terra austriaca, sembra aver trovato il giusto equilibrio tra le suggestioni del genere e un’autorialità che non appare mai vuota e autoreferenziale.

Tutto, fin dall’inizio, è pervaso dalla religiosità, in The Lodge. Una religiosità cupa, giudicante, che incute terrore fin dai primi minuti. Grandi quadri raffiguranti immagini sacre e severi crocifissi sembrano osservare di continuo i protagonisti. Una luce tetra che fa fortemente da contrasto al bianco bruciato dell’immensa distesa di neve che circonda la casa si fa attrice principale dell’intero lungometraggio. Ed ecco che – così come è stato in Goodnight Mommy – anche in The Lodge è la casa stessa a essere trattata alla stregua di un vero e proprio personaggio principale. Una casa che – malgrado l’atmosfera natalizia – tutto sta a trasmettere ai propri abitanti tranne che un necessario senso di sicurezza. Una casa che – come possiamo vedere all’inizio del lungometraggio – viene fedelmente riprodotta dai due bambini in un modellino molto più piccolo ma assai fedele, che vede al proprio interno delle bambole somiglianti ai membri della famiglia stessi. Stupisce, a tal proposito, come quello che sembra un innocente gioco di bambini, in realtà di scherzoso o di gioioso non abbia proprio nulla. Ciò che ci viene trasmesso è un profondo senso di claustrofobia, accentuato ancor di più proprio da questa presenza della religione nella vita dei bambini e dal forte, insopportabile senso di colpa che la stessa è in grado di provocare…

Tecnicamente The Lodge trova i suoi punti di forza nella regia e, soprattutto, nella sceneggiatura. Sebbene il genere abbondi di film ambientati in case isolate, in mezzo alla neve (uno su tutti, Shining), questo brilla per la sua originalità, fornendo allo spettatore la giusta dose di inquietudine, non abusando di Jump Scares (se ne contano solo due, entrambi funzionali alla narrazione) e regalando un finale molto ben gestito oltre che sorprendente.
Si scorgono qua e là riferimenti al cinema di Ari Aster (Hereditary e Midsommar), Shyamalan (Il sesto senso, The Village e The Visit) e, immancabilmente a quello di Kubrick (il già citato Shining, non solo per le ambientazioni, ma anche per lo stile di regia). Franz e Fiala, che già con Goodnight Mommy avevano deliziato intere schiere di horrorofili, sono stati bravi a giocare con lo spettatore senza indurlo in confusione e incastrando quasi alla perfezione ogni dettaglio sia per quanto riguarda la trama che la messa in scena, rendendo così la loro nuova opera molto solida dal punto di vista della sceneggiatura…
Il modus narranti labirintico, ingannevole, è solo strumento per calarci nella mente dei personaggi, di Grace in particolare, la cui educazione fortemente cattolica, la cui fissazione con il pentimento, a lungo represse dopo l’allontanamento dal padre, riemergono con forza man mano che le circostanze divengono più disperate. Si viene quindi a configurare un’allucinazione religiosa, in cui i simboli del sacro, i crocifissi appesi in giro per la casa e ancor più un quadro (una Madonna di Antonello da Messina) assumono contorni minacciosi o di premonizioni che preludono il Giudizio Finale.
Così, mentre il vento gelido soffia alle finestre e le lande innevate impediscono di raggiunge a piedi il più vicino centro abitato, Grace – prigioniera insieme a Mia e Aiden – sprofonda nella disperazione e i dogmi religiosi trasmessigli nell’infanzia riaffiorano inesorabili, a determinare la sua visione del mondo che la circonda. Il pentimento per i propri peccati, il Purgatorio, perfino una via estrema per raggiungere Dio divengono pensieri fissi nella mente di lei.
Noi che assistiamo ci domandiamo se sia tutto un miraggio, uno scherzo crudele o davvero sia l’Aldilà. L’angosciosa ambientazione quasi innaturale, gli stranianti paesaggi sterminati e deserti e tinti di bianco, la minaccia costante degli elementi ci trasmette quasi l’idea di un estremamente lontano – quasi ultraterreno. L’uso degli esterni, comunque sia, è profondamente carpenteriano e, d’altronde, La Cosa è addirittura citato apertamente in una sequenza (Mia lo guarda in TV).
Severin Fiala e Veronika Franz si confermano assolutamente una coppia da tenere d’occhio, cineasti che non si curano di piacere al pubblico di massa eche proseguono lungo un solco ben preciso. Non possiamo che augurar loro di non farsi tentare mai da percorsi più commerciali…

Trop souvent, le passage de cinéastes talentueux de l’horreur étranger ou indépendant vers Hollywood se fait par le biais de remakes de qualité douteuse (Kevin Kölsch et Dennis Widmyer pour Pet Sematary, Neil Marshall avec Hellboy, Adam Wingard avec Blair Witch). En plus de proposer un scénario original, The Lodge reste longtemps avec nous grâce à sa finale dévastatrice. Il s’agit non seulement de l’un des meilleurs films de cette sélection 2019, mais également l’une des propositions les plus angoissantes de l’année. Frissons garantis.

The Lodge rientra nel novero di quelli che qualche anno fa definivamo film-giocattolo, in cui la situazione a un certo punto viene completamente rovesciata e quello che sembrava in un modo si scopre che è invece in un altro. Lo chiamiamo twist, turbine, coup de théâtre, colpo di scena, che pone improvvisamente la prospettiva sotto un angolo di incidenza diametralmente opposto. In The Lodge questo sistema viene portato a una complessità inedita: ce ne sono vari di rovesciamenti, di messe sottosopra di una interpretazione che sembra consolidata. E il giocattolo, da questo punto di vista, è molto, ma molto sofisticato, tutt’altro che un jeux d’enfants. Per quanti sforzi possa fare chiunque legga questo articolo, non riuscirà mai, nemmeno lontanamente, a immaginare che cosa si nasconde nel nocciolo duro del film. Una rivelazione sconcertante?...

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