il film sembra lento, in realtà lo è, non ci sono effetti speciali, fuochi d'artificio, continui colpi di scena urlati.
tutto avviene per smottamenti impercettibili, e anche qualche scena madre, naturalmente.
tutto sembra normale, tranquillo, e questo rende il tutto ancora più terribile.
un film che merita, pieno di citazioni e somiglianze con altri film già visti, ha comunque una sua solida personalità.
non adatto a chi frequenta troppo la religione, potrebbe avere qualche effetto collaterale.
buona visione - Ismaele
…Una casa, pochi personaggi reclusi, una realtà
ambivalente mai chiara in cui i protagonisti, due ragazzini, si muovono
minacciati da una presenza avversaria della doppia faccia (la figura materna,
in questo caso – per l’esattezza – la matrigna).
La tensione è sempre altissima, il disagio palpabile, la
mente pronta a vacillare. Delude un po’ – sul più bello – la prevedibilità del
plot twist, ma l’ambiguità su cui si regge la storia resta sempre brillante. Il
loro è un esercizio preciso e rigoroso, un esempio di cinema matematico
(inflessibile e impietoso) meno riuscito del precedente, ma al cinema di horror
simili non ne escono poi tanti, meglio quindi approfittarne.
…Non ci sono mostri che saltano fuori dagli armadi nel
film The lodge, ma lo spavento è comunque costante.
Questo è un horror che scava nelle psicologie dei personaggi e attinge
dall'ambiente circostante nel creare la suspense. Una tensione fredda ed
efficace, che spaventa veramente e colpisce il nostro immaginario.
La regia è potente, senza sbavature, nè eccessi
deliranti, asciutta ed efficace. Gli interpreti sono ottimi con interpretazioni
intense, che colpiscono anche lo spettatore smaliziato. La sceneggiatura non ha
una sbavatura nell'analizzare l'elaborazione del lutto dei due ragazzi e nel
senso di straniamento della nuova compagna che cerca di inserirsi in una nuova
famiglia.
The lodge è
un film che ha dei difetti, certo, tipo un finale troppo lungo, ma è di grande
efficacia, con regia, attori e sceneggiatura ineccepibili e poi fa paura, fa
molta paura.
… Non ricerca la credibilità in senso
stretto, The Lodge, nella cui sceneggiatura è facile
trovare, una volta che ogni mosaico del puzzle è andato al suo posto,
particolari che non tornano e dettagli in apparenza poco giustificabili
narrativamente; lo scopo del film di Veronika Franz e Severin Fiala è piuttosto
quello di fare un’allegoria poco conciliatoria dell’istituzione familiare,
dell’influenza perniciosa su di essa di un sentimento religioso agito in modo
totalizzante, nonché di uno sguardo infantile che, dell’innocenza cantata da
tanto cinema e letteratura, non ha più niente (e forse non l’ha mai avuto).
L’elegante regia, che insinua più che mostrare, affidandosi al fascino della
location senza farsene fagocitare, suggerisce la presenza di un male che è
impalpabile quanto pervasivo, restìo a mostrarsi ma al contempo dolorosamente
concreto negli effetti che genera. E lo sguardo dei due registi, in questo
esordio fuori dalla terra austriaca, sembra aver trovato il giusto equilibrio
tra le suggestioni del genere e un’autorialità che non appare mai vuota e
autoreferenziale.
…Tutto, fin dall’inizio, è pervaso dalla
religiosità, in The Lodge. Una
religiosità cupa, giudicante, che incute terrore fin dai primi minuti. Grandi
quadri raffiguranti immagini sacre e severi crocifissi sembrano osservare di
continuo i protagonisti. Una luce tetra che fa fortemente da contrasto al
bianco bruciato dell’immensa distesa di neve che circonda la casa si fa attrice
principale dell’intero lungometraggio. Ed ecco che – così come è stato in Goodnight Mommy – anche in The Lodge è la casa stessa a essere trattata
alla stregua di un vero e proprio personaggio principale. Una casa che –
malgrado l’atmosfera natalizia – tutto sta a trasmettere ai propri abitanti
tranne che un necessario senso di sicurezza. Una casa che – come possiamo
vedere all’inizio del lungometraggio – viene fedelmente riprodotta dai due
bambini in un modellino molto più piccolo ma assai fedele, che vede al proprio
interno delle bambole somiglianti ai membri della famiglia stessi. Stupisce, a
tal proposito, come quello che sembra un innocente gioco di bambini, in realtà
di scherzoso o di gioioso non abbia proprio nulla. Ciò che ci viene trasmesso è
un profondo senso di claustrofobia, accentuato ancor di più proprio da questa
presenza della religione nella vita dei bambini e dal forte, insopportabile
senso di colpa che la stessa è in grado di provocare…
…Tecnicamente The Lodge trova i suoi
punti di forza nella regia e, soprattutto, nella sceneggiatura. Sebbene il
genere abbondi di film ambientati in case isolate, in mezzo alla neve (uno su
tutti, Shining), questo brilla per la sua originalità, fornendo
allo spettatore la giusta dose di inquietudine, non abusando di Jump Scares (se
ne contano solo due, entrambi funzionali alla narrazione) e regalando un finale
molto ben gestito oltre che sorprendente.
Si scorgono qua e là riferimenti al cinema di Ari
Aster (Hereditary e Midsommar), Shyamalan (Il
sesto senso, The Village e The Visit) e, immancabilmente a quello di Kubrick (il
già citato Shining, non solo per le ambientazioni, ma anche per
lo stile di regia). Franz e Fiala,
che già con Goodnight Mommy avevano deliziato intere schiere
di horrorofili, sono stati bravi a giocare con lo spettatore senza indurlo in
confusione e incastrando quasi alla perfezione ogni dettaglio sia per quanto
riguarda la trama che la messa in scena, rendendo così la loro nuova opera
molto solida dal punto di vista della sceneggiatura…
…Il modus
narranti labirintico, ingannevole, è solo strumento per calarci nella
mente dei personaggi, di Grace in particolare, la cui educazione fortemente
cattolica, la cui fissazione con il pentimento, a lungo represse dopo
l’allontanamento dal padre, riemergono con forza man mano che le circostanze
divengono più disperate. Si viene quindi a configurare un’allucinazione
religiosa, in cui i simboli del sacro, i crocifissi appesi in giro per
la casa e ancor più un quadro (una Madonna di Antonello da Messina) assumono
contorni minacciosi o di premonizioni che preludono il Giudizio
Finale.
Così, mentre il vento gelido soffia alle finestre e le
lande innevate impediscono di raggiunge a piedi il più vicino centro abitato,
Grace – prigioniera insieme a Mia e Aiden – sprofonda nella disperazione e i
dogmi religiosi trasmessigli nell’infanzia riaffiorano inesorabili, a
determinare la sua visione del mondo che la circonda. Il pentimento per i
propri peccati, il Purgatorio, perfino una via estrema per raggiungere Dio
divengono pensieri fissi nella mente di lei.
Noi che assistiamo ci domandiamo se sia tutto un miraggio,
uno scherzo crudele o davvero sia l’Aldilà. L’angosciosa ambientazione quasi
innaturale, gli stranianti paesaggi sterminati e deserti e tinti di bianco, la
minaccia costante degli elementi ci trasmette quasi l’idea di un
estremamente lontano – quasi ultraterreno. L’uso degli esterni,
comunque sia, è profondamente carpenteriano e,
d’altronde, La Cosa è addirittura citato apertamente
in una sequenza (Mia lo guarda in TV).
Severin Fiala e Veronika Franz si confermano
assolutamente una coppia da tenere d’occhio, cineasti che non si curano di
piacere al pubblico di massa eche proseguono lungo un solco ben preciso. Non
possiamo che augurar loro di non farsi tentare mai da percorsi più commerciali…
…Trop souvent, le passage de cinéastes talentueux de
l’horreur étranger ou indépendant vers Hollywood se fait par le biais de
remakes de qualité douteuse (Kevin Kölsch et Dennis Widmyer pour Pet Sematary, Neil Marshall avec Hellboy,
Adam Wingard avec Blair Witch). En plus de
proposer un scénario original, The Lodge reste longtemps
avec nous grâce à sa finale dévastatrice. Il s’agit non seulement de l’un des
meilleurs films de cette sélection 2019, mais également l’une des propositions
les plus angoissantes de l’année. Frissons garantis.
…The Lodge rientra nel novero di quelli che
qualche anno fa definivamo film-giocattolo, in cui la situazione a un certo
punto viene completamente rovesciata e quello che sembrava in un modo si scopre
che è invece in un altro. Lo chiamiamo twist, turbine, coup de théâtre, colpo
di scena, che pone improvvisamente la prospettiva sotto un angolo di incidenza
diametralmente opposto. In The Lodge questo sistema viene
portato a una complessità inedita: ce ne sono vari di rovesciamenti, di messe
sottosopra di una interpretazione che sembra consolidata. E il giocattolo, da
questo punto di vista, è molto, ma molto sofisticato, tutt’altro che un jeux
d’enfants. Per quanti sforzi possa fare chiunque legga questo articolo, non
riuscirà mai, nemmeno lontanamente, a immaginare che cosa si nasconde nel
nocciolo duro del film. Una rivelazione sconcertante?...
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