un critico leterario si improvvisa Sherlock Holmes (senza Watson), e alla fine, per caso, trova la soluzione.
attori convincenti rendono il film davvero interessante, non sarà un capolavoso, ma non annoia mai.
buona visione - Ismaele
…«Rémi Bezançon ha realizzato un film felice» afferma Fabrice Luchini.
La migliore definizione a questa pellicola, che scivola davanti agli occhi
leggera, leggera. La prima cosa, preziosa, è l’immersione nel mondo dei libri:
li respiriamo, li vediamo, dentro le stanze della casa editrice, nelle
abitazioni private, sono solidamente e spiritualmente presenti. Li ascoltiamo,
nelle conversazioni che fanno riecheggiare gli autori più famosi e amati:
Marguerite Duras, Marcel Proust, Fernando Pessoa… Il fluttuare de Il mistero di
Henri Pick riesce a darne il valore di senso e di
significato nella vita di tutti.
Il giallo che li racchiude riguarda l’adorata e
odiata scrittura, recondito sogno nel cassetto di molti (In Francia ci sono più
scrittori che lettori, si dice), il desiderio di vedersi riconosciuti in una
pubblicazione, il senso inafferrabile del talento, la sua carica di
‘rivelazione’ nella capacità di catturare l’attenzione di molti, critica in
primis, di venir letti e consacrati.
Fabrice
Luchini si muove abilmente in un
ruolo a lui congenialissimo, riuscendo a restare cinico ed ancorato tuttavia
alla ricerca di una verità che si fa necessità della oggettività del
talento. Camille
Cottin è il suo contraltare perfetto, brillante nel tenere
Jean Michel Rouche e il suo narcisismo intellettuale ancorato alla realtà, pur
restando fedele essa stessa ad una ricerca della verità che è innanzitutto
amore per la letteratura…
…Giocando intelligentemente con i codici classici del
genere poliziesco, pur rispettandoli tutti, il regista ci coinvolge in un
intrigo senza cadaveri né poliziotti, in un’inchiesta il cui obiettivo finale
non è di sapere chi ha ucciso, ma chi ha veramente scritto, divertendosi nel
contempo, nello spirito dei migliori gialli, a seminare il percorso di diverse
ipotesi senza mai però perdercisi dentro o annoiando. Un mistero che è nel
titolo, che è nel cuore della finzione e che intriga lo spettatore con humour.
Una
storia fuori del comune ed originale in una commedia poliziesca accattivante e
frizzante, una messa in scena sobria ed accurata, una sceneggiatura perfetta
che rende credibili tutte le false piste e situazioni, una ironia sottile
puntellata da dialoghi accurati e finemente cesellati, un ritmo vivace nonché
una suspense tenuta
alta abilmente fino alla fine ed anche oltre il finale ed il post finale…
…Bezançon non è Chabrol né Polanski, ma dando maggior
rilievo nel suo film alle relazioni, e non alle rivelazioni, ne è ben cosciente
egli stesso. Il dispositivo narrativo, dunque, seguendo i canoni di un genere
codificato, punta certamente agli indizi, alle piste e ai dettagli che possono
smascherare il famigerato Pick, ma il tentativo di svelamento di un temuto
imbroglio arretra via via su uno sfondo sul quale innestare il gioco delle
affinità elettive celate dietro ad apparenti idiosincrasie, il bisogno di
contatto umano nascosto (quello sì) da aguzze spigolature esistenziali. Così, ne viene fuori un
ritratto di provincia niente affatto ‘in nero’, dove la leggerezza dei toni,
però, non sempre appare in sintonia con la puntigliosità della trama. La distanza che
separa la realtà dall’immaginazione resta difficile da riassumere in un solo
sguardo. In letteratura come al cinema.
…Il Mistero di Henri Pick è una commedia che ha il rimo del giallo: trovare il
vero autore del romanzo, tra una serie di appetitosi indiziati. E’ una commedia
che strizza l’occhio un po’ beffarda al mondo dell’editoria, in cui sembra
importare più cosa serve a scalare le classifiche dei romanzi, che la
letteratura stessa.
E’ una commedia da non perdere.
E’ una commedia da non perdere.
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