il mondo va sempre peggio e i film di Ken Loach filmano la realtà, ispirazione per le sceneggiature di Paul Laverty.
in Sorry we missed you non ci sono più gli operai, ci sono i lavoratori senza diritti, i diritti sono diventati archeologia, i figli sono incontrollabili, perché non si ha più tempo per stare con loro, per crescerli, e le famiglie saltano in aria.
Ricky ha bisogno di lavorare, di guadagnare soldi, lui e Abbie non hanno neanche 1000 sterline di risparmi, nonostante lavorino entrambi, Abbie viene pagata a ore e deve essere sempre reperibile.
Ricky non è più un lavoratore, neanche precario, è diventato un fattore produttivo, usa e getta.
dopo aver visto il film guarderemo con occhi diversi chi ci porta i pacchi a casa.
non perdetevi Ken Loach, è necessario - Ismaele
in Sorry we missed you non ci sono più gli operai, ci sono i lavoratori senza diritti, i diritti sono diventati archeologia, i figli sono incontrollabili, perché non si ha più tempo per stare con loro, per crescerli, e le famiglie saltano in aria.
Ricky ha bisogno di lavorare, di guadagnare soldi, lui e Abbie non hanno neanche 1000 sterline di risparmi, nonostante lavorino entrambi, Abbie viene pagata a ore e deve essere sempre reperibile.
Ricky non è più un lavoratore, neanche precario, è diventato un fattore produttivo, usa e getta.
dopo aver visto il film guarderemo con occhi diversi chi ci porta i pacchi a casa.
non perdetevi Ken Loach, è necessario - Ismaele
La prima cosa bella di lunedì 6 gennaio 2020 è Sorry we missed you, il film di Ken
Loach da vedere per farsi un regalo all'Epifania. L'ho fatto in una sala con il
tutto esaurito, a dimostrazione che meriterebbe più spazio. È la cosa più
vicina a Ladri di biciclette, la sua versione 2020. Racconta
esistenze in bilico, vite che ci hanno generato e che abbiamo scansato, per
fortuna più che per merito. Lui fa il corriere veloce, lei l'assistente
domiciliare. Lui pratica la disperazione, lei la pietà. Non hanno più tempo…
Come fai a dargli
torto? Come fai, in tutta onestà, a non credere a uno che ha passato gli 80 e
insieme a quelli una quantità di rivoluzioni mancate e di lotte continue, e con
la stessa rabbia di allora, adesso, attacca padroni e movimento operaio, gli
sfruttatori che hanno cancellato i diritti così come i sindacati che lo hanno
permesso? Come fai cioè a non dargli ragione quando ti chiede, sapendo già la
risposta, “se non li faccio io questi film chi li farebbe?”.
È un caffè senza
zucchero corretto al veleno il nuovo film di Ken Loach, che sì non sarà più (o
sempre) il regista di Piovono pietre e Riff Raff,
ma resta l’autore di un cinema necessario, consapevole, in grado come nessuno
di aprire gli occhi sul presente e d’altro canto incapace di voltarsi
dall’altra parte, di fare finta, per noia o interesse, di non vedere tutto il
marcio che c’è…
…Dopo la visione di Sorry We Missed You si
rimane colpiti da due temi principali:l’alienazione capitalistica e
la fine del riscatto sociale. Come spesso accade nei film
di Loach entrambi gli argomenti si contaminano,
riuscendo a porre un discorso politico-sociale impegnato e ben calibrato.
La prima tematica è sicuramente debitrice del pensiero
di Marx e del suo concetto di alienazione. Anche qui l’uomo si estrania da se stesso, perdendo la sua
natura genuinamente umana e proiettandola verso qualcos’altro, ovvero il “prodotto”. Ora nella pellicola tutto questo processo
è ben tratteggiato dalla figura di Ricky, i cui turni massacranti, le condizioni di lavoro servili e la
necessità di denaro descrivono l’ultima degenerazione del
turbo-capitalismo e rappresentano la precarietà odierna.
In questo modo il regista britannico rielabora Il
Capitale di Marx in chiave contemporanea e ripropone quella
visione della società dove il proletariato è vittima di ripetuti sfruttamenti e
soprusi.
L’altra tematica principale del film è sicuramente la fine del riscatto sociale, concetto ben
illustrato dalle vicende che accorrono nelle vite dei protagonisti. In questo
frangente il regista evidenzia la morte dell’ascensore sociale e
pone lo zelo lavorativo e la fatica alla stregua di funzioni vane e futili;
esse non rappresentano assolutamente gli strumenti necessari al raggiungimento
di determinati obiettivi. Si crea quindi un quadro
fortemente pessimista, ma che sottolinea l’utopia/distopia della realtà sociale che ci circonda,
nella quale un padre di famiglia che persegue precetti e valori cristallizzati
nel tempo non trova alcun riscontro di essi nel quotidiano. Così facendo uno
dei confronti tra Sebastian e Ricky risulta esplicativo di questa condizione,
dove per i lavoratori attuali come per quelli del futuro la prospettiva è
nichilistica. In questo modo crollano tutti i valori e viene meno anche la sola
spinta emotiva necessaria al riscatto personale nella società…
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