bravissima Alba Rohrwacher, in un film che promette più di quanto dà.
è un film leggerino, che ti dimentichi in fretta, e non è un buon segno.
magari non ho capito niente solo io, mi direte.
buona visione a voi - Ismaele
è un film leggerino, che ti dimentichi in fretta, e non è un buon segno.
magari non ho capito niente solo io, mi direte.
buona visione a voi - Ismaele
…Risiede proprio nella femminilità contrapposta delle due
protagoniste (tre, se contiamo anche Rosa) la chiave di lettura più potente di Troppa
grazia. Ma dire che il
film di Gianni Zanasi, scritto a otto mani (due sole delle quali appartengono a
una donna, Federica Pontremoli) sia femminista è riduttivo, perché Zanasi segue
un istinto e non un manifesto: l’istinto è quello di Lucia, ma anche quello di
Alba Rohrwacher, mai stata più brava (e più bella) che in questo ruolo mette a
disposizione corpo, mente e cuore senza mai tirarsi indietro. Rohrwacher si
abbandona al turbinio della storia e alla guida del regista con la stessa
impavida titubanza della geometra abituata alla razionalità e messa alla prova
dal soprannaturale. È la sua essenza luminosa a dare a Lucia quella credibilità
continuamente sfidata dagli sviluppi di una trama che incalza e provoca e
spiazza noi come la sua protagonista…
…un elemento
trascendente entra nella storia che in generale mantiene un tono comico, prima
di abbandonarlo verso la fine del film. Il conflitto tra la laicità di Lucia e
queste apparizioni soprannaturali si risolve in alcune situazioni alquanto
divertenti. Durante la conferenza stampa e la presentazione del progetto di
costruzione, Lucia viene spinta e gettata sul pavimento da una forza
invisibile, perché l’unica persona che può vedere questa energica “Madonna
personale” è il geometra. La parola si diffonde attraverso il villaggio: Lucia
ha visto la Madonna e non vuole che la Grande Onda, questo il nome
del complesso edilizio progettato, venga costruita. Così sia. L’acqua è la
parola chiave che porterà a un “miracolo” e in definitiva allo stato divino
dell’ambiente, dalla mano devastante ma a suo modo prodigiosa dell’ex fidanzato
di Lucia. L’avvertimento di Troppa Grazia è chiaro:
solo una ritrovata consapevolezza della nostra terra e la cura di tutto ciò che
contribuisce alla vita dell’originalità irripetibile dei nostri luoghi può
aiutare a evitare il degrado, l’abbandono, la bruttezza e lo sradicamento
dell’identità.
…"Troppa
grazia" legittima la pregnante spiritualità dei personaggi zanasiani, i
quali, almeno sul versante dei protagonisti, ci appaiono svuotati dei loro
bisogni organici (non a caso, qui come altrove la sessualità è assente anche
nel fuori campo) e, sulla scia del modello mariano, rivestiti di pura anima.
Una mancanza di fisicità, questa, compensata da un surplus emotivo e
sentimentale di cui l'espediente del film è materializzazione drammaturgica e
insieme narrativa. In tal senso. la scelta della Rohrwacher appare più che
azzeccata non solo per la bravura dell'attrice ma anche per l'eccezionalità di
un ruolo che, andando contro l'immaginario dei personaggi da lei interpretati,
rende ancora più forte lo straniamento della "commedia" surreale in
cui la vediamo coinvolta. La debolezza di qualche nesso logico relativo alle
motivazioni della protagonista e, in particolare, di quello che dovrebbe giustificare
lo scarto tra l'iniziale scetticismo di Lucia e la successiva adesione alle
volontà del sua interlocutrice così come una certa tendenza a divagare nella
parte conclusiva della vicenda non diminuiscono la bontà del risultato né
l'originalità del cinema di Zanasi.
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