mercoledì 28 novembre 2018

Oh Lucky Man! – Lindsay Anderson

dopo essere uscito dal college di "If...", Mick Travis (Malcolm McDowell) è entrato nel mondo reale e lavora in un'impresa nel settore del caffè.
Mick Travis fa un'ottima impressione ai dirigenti della società, e piano piano sale nella stima dei capi.
gira il mondo, vede di tutto, con quella sua faccia un po' così, che sale gli scalini del successo, come se non gli importasse.
la musica, dal vivo, è proprio come un personaggio del film.
abbi fiducia, guarda questo film, non ne fanno più così - Ismaele




Il film è grottesco, d’avventura, con una vena horror, “O lucky man!” racconta le peripezie di un banale rappresentante commerciale nel settore del caffè che, nel suo peregrinare, va a sbattere via via il muso contro il mondo della pubblicità, del nucleare “segreto”, della medicina frankensteiniana, delle assurdità di esercito e polizia, dell’ipocrisia della giustizia, dell’ambivalenza della chiesa. Terribilmente e teneramente anni ’60. Due trovate filmiche vanno però sottolineate e valgono da sole la visione. Gli attori della prima parte si ritrovano nella seconda, ma.... interpretano ruoli che non hanno nulla a che fare con quelli iniziali. Non male. Infine, l’originalità della colonna sonora: non è fuori campo! Mi spiego: tra una scena e l’altra, si vede Alan Price, leggendario tastierista degli Animals di Eric Burdon, che canta e suona insieme al suo gruppo. Le canzoni sono bellissime. Comprai l’LP nel 1973...

Le meilleur des mondes possible peut être vu comme une suite au très remarqué If… : après avoir traité du monde des collèges, Lindsay Anderson aborde cette fois l’étape suivante puisque son personnage principal, toujours interprété par Malcolm McDowell (1), est maintenant un jeune homme plein d’entrain et d’ambition qui se lance dans la vie active. C’est un peu une version moderne du Candide (le titre français reprend d’ailleurs une phrase de ce conte philosophique de Voltaire) car le jeune Mike va se heurter aux dessous du commerce, au nucléaire, au contre-espionnage, à la recherche médicale, à l’armée, au capitalisme international, à la justice, à l’Eglise, à la pauvreté, etc… Le film est ainsi une sorte d’épopée,  un parcours semé d’obstacles que notre Candide va surmonter avec un optimisme inébranlable qui lui donne un certain détachement ; il est pourtant très malmené et ne s’en sort pas toujours sans dommage, loin de là. Le meilleur des mondes possible met en relief les dessous et travers de notre société, dans lesquels brutalité et corruption reviennent souvent comme une constante. L’humour est aussi très présent. Certaines scènes sont assez surréalistes et peuvent évoquer l’approche d’un Luis Bunuel. Le film est original sous bien d’autres aspects : il est ponctué de morceaux chanté par Alan Price (ex-Animals), certains acteurs jouent plusieurs rôles successifs. Lindsay Anderson termine son film par une pirouette, un peu énigmatique (2). Durant presque trois heures, le film ne montre aucune longueur. Le Meilleur de mondes possible est un film vraiment remarquable, pas vraiment daté car son propos reste, somme toute, assez actuel.

O Lucky Man! is almost an anti-movie. Yes, Mick Travis develops in the sense that a wide eyed innocent cannot remain so for too much longer after being tortured for being a Russian spy – so he has some growing to do but as a structural beam, his journey does not serve as a foundation for a narrative – and yet it does. We have been browbeaten by what a film is and should be so much in the last 20 years that when something comes along (35 years ago, granted) that dispenses with Hollywood wisdom, punches Robert McKee in the solar plexus and puts the experience of experience front and centre, it's a breath of extra strong mint. There are ciphers and clichés and tropes and all manner of story telling crossroads and short cuts but Anderson seems hell bent on subverting almost every expectation. In turn, this keeps you guessing after every scene – politely punctuated by Anderson and his editor with a helpful two seconds of black spacing…

Alcuni anni dopo il suo capolavoro "If...",  il geniale regista inglese Lindsay Anderson ripropone il personaggio di Mick Travis che comparirà ancora una volta nel terzo capitolo conclusivo della trilogia, "Britannia Hospital", (a breve su SubSoup sempre grazie alla nostra subber Grab) di questo "eroe" immaginario che ha il volto di Malcolm McDowell. Straordinaria ancora una volta la sua interpretazione (ma bravi tutti gli attori, alcuni ricoprono più ruoli) che arriva subito dopo quella nel  film più importante della sua carriera  e per il quale è famoso: "Arancia meccanica" di Kubrick. E il suo contributo va oltre il ruolo da protagonista: il film è infatti basato su un'idea dello stesso McDowell.
Il film è grottesco, stralunato, ricco di trovate assolutamente geniali lungo le tre ore di visione. Lo spirito anticonformista di Lindsay Anderson trova sfogo in una narrazione libera dove non manca satira e denuncia sociale. Da segnalare la colonna sonora "live": tra una scena e l’altra, si vede Alan Price che canta e suona. Chi lo guarda "è un uomo fortunato!"

Nessun commento:

Posta un commento