mercoledì 31 ottobre 2018

Marketa Lazarova - František Vláčil

un film così non l'avete mai visto, tre ore dentro un medioevo freddo e violento come non mai.
due clan rivali si massacrano senza pietà, le donne servono solo per essere stuprate, esiste qualche potere centrale, in tempi in cui si formano i regni, ma nessuna regola arriva per alleviare la carneficina.
le immagini sono di una bellezza senza pari, come quadri indimenticabili.
è un film grandissimo e straordinario che ti cattura, un capolavoro senza nessun dubbio, io l'ho visto due volte, ed è poco, lo so. 
buona visione - Ismaele





QUI il film completo con sottotitoli in inglese




È altresì insolubile quest’arrancare all’interno di un’opera tanto complessa e affascinante se non in virtù del modesto tentativo di suggerire ciò che essa a sua volta comunica in chi la osserva. Più che una chiave di lettura infatti Marketa Lazarovà vanta una tecnica ed un impegno filosofico tra i più encomiabili in assoluto nella storia del Cinema. Dilatare il tempo sprofondando in una voragine angosciante, scrutare nell’animo dei personaggi rivedendovi un’universalità sconcertante: un’epopea stravolgente, tra le più significative ed ammalianti dell’intero panorama novecentesco.

Vedere Marketa Lazarova oggi significa appropriarsi di una visione dove la creazione di un mondo alternativo è stata messa in piedi in barba ad ogni regola di scrittura e di regia. I suoi volti e i suoi ambienti provengono da una galassia percepita in un mondo che non è mai esistito. La sua forza e la sua tragicità impongono il riserbo di dubbio mai abbastanza celato dietro le ombre del moralismo.
Se Marketa Lazarova è un’opera morale perché annienta la morale significa che il suo nichilismo è servito in modo tale da dare l’essenza di quel mondo barbaro che viene messo in scena senza alcuna edulcorazione.
Dunque, cosa si può dire di aver visto nel film di Vlacil? Un tormento senza lacrime, un melodramma purificato dall’assenza del patetismo. Un’immagine del Tempo condensata in 2 ore e 45 minuti che si spingono molto oltre il limite della decenza. Un’opera indecente che fa pensare. Indegna sicuramente per un’occidente dormiente che non sa vedere oltre la via maestra tracciata dal pedante didascalismo dello script.

As a “Film-Opera”, the role of music is paramount and Zdeněk Liška was to provide an ideal collaborator. Liška, of course, was a prolific composer of scores for both Czech and Slovak films and is well known for his work with Juraj Herz and Jan Švankmajer among others. In Marketa Lazarová, he uses echoing percussive effects, xylophone, and electronic effects, and even invented new instruments. At the same time, the music is linked to the early traditions of church music.
While the film always maintains its narrative links, it is difficult to find any scenes that present their subject matter in an orthodox way. This is less because Vláčil is opposing classical narrative, but more the result of extending it through a process, of “making strange” or “making difficult”, to adopt Viktor Shklovsky’s terms. We see and experience feelings and images that are repressed in conventional films.
There are some striking set pieces, including the “paradise sonata” (Adam and Alexandra) and “the soliloquy of madmen” (Kristián’s journey through an apocalyptic landscape) but, for most of the film, we are visiting a world in which there is a complex but coherent web of relationships. However, we are visitors to this world and, like the characters themselves, our understanding is incomplete. As many Czech critics have noted, the film signified a new approach to history without moral or ideological messages, in which the lives and wills of individuals interacted with ongoing social and political forces.

…L’opus di František Vlácil è un viaggio surreale che rapisce e destabilizza lo spettatore, incantandolo e stupendolo con numerosissime modificazioni sinfoniche del tono e del ritmo, alternandosi convincentemente dai registri contemplativi a quelli macabri e convulsi, sciorinati in una raffigurazione brutale dell’era di mezzo. L’approccio è formalmente lungimirante, e il regista ceco dispiega una poetica attanagliante utilizzando lirismo brumoso, caratterizzato da inquadrature angoscianti e giustapposizioni simboliche a sfondo religioso. Un prosatore introduce il racconto su un ampio paesaggio invernale; la voce sembra provenire da lontano, echeggiando però una vicinanza intima. Il film altera costantemente il nostro orientamento ottico e acustico; spesso dobbiamo capire dove ci troviamo, in quanto le posizioni e i cambi di prospettiva variano improvvisamente…

The events are shown with a continuous and relentless stream of hypnotically striking images. Unforgettable scenes of harsh dirty villages where life is so hard even the clan nobles would envy the comfort of a modern homeless person; frequent shots of wildlife including hungry packs of wolves roaming cold barren snowy landscapes; strange pagan rituals, notably involving the only instance of full-frontal nudity I can recall in a Czech film; and fiercely violent battles fought by brutes armed with crudely forged weapons.
In addition, there are many interesting cinematic devices: odd unannounced flashbacks as well as sudden jumps forward, frequent occurrences of off-screen dialog, and even some curious breaking of the fourth wall. All of which are wonderfully edited together to form the film's intricate and lyrical narrative. Adding to this is the medieval inspired score composed by Zdenek Liska. Comprised of a cacophony of unfamiliar sounding instruments together with haunting choruses that lend an aura of uneasy tension to the atmosphere.
So many films are recklessly heralded as masterpieces, Marketa Lazarová is a rare one that truly deserves it. Which makes it total mystery why this isn't more well known. This is an unique and essential cinematic experience, not only for those with a fondness for Czech/Slovak cinema or historical epics, but for any serious film lover. On initial viewing, it didn't quite capture me enough on an emotional level to call it a personal favorite, however it remains a monumental achievement fully worthy of its title of greatest Czech film ever made. 

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