bravi gli attori, Rachel McAdams, Rachel Weisz e Alessandro Nivola (nipote di Costantino, il grande artista sardo, emigrato negli Usa)
l'amore fra due donne è uno scandalo, sopratutto se si vive in una comunità chiusa, dove si parla di libertà, ma è come una galera.
l'unica salvezza è fuggire, quando si può.
è il primo film Usa, riuscito, di un bravissimo regista cileno (qui un altro suo film)
non trascuratelo, al cinema in questi giorni - Ismaele
…Il senso di
oppressione è figlio di un sistema granitico e intoccabile, all'interno del
quale si naviga a vista, sperando di non affondare. Il contrasto non arriva
necessariamente da uomini e donne, anzi: il film non propone veri e propri
antagonisti ma solo persone che vivono in un contesto, esso stesso tutt'altro
che manicheo nella rappresentazione, denso di positività e contraddizioni. E
persone credibili, vere, sono quelle che vengono raccontate tramite il buon
lavoro degli attori, i piccoli gesti, il sorriso beffardo dopo una battuta
fuori luogo, lo sguardo lancinante nel momento sbagliato, la passione
improvvisa che esplode e distrugge tutto, regole, imposizioni, tradizioni,
voglia di rimanere inquadrati per non rischiare di perdere ciò a cui non si
vorrebbe rinunciare ma senza rinunciare a ciò che non è possibile perdere.
…La trama è permeata da un’aura di
bellezza che si intreccia al senso di colpa generando una visione intelligente
ed esteticamente appagante. La forte identità e profondità dei personaggi, che
non hanno bisogno di grandi gesti per esprimere i tormenti o i piccoli gesti
quotidiani, contrasta la sensazione di soffocamento proprio del film.
Un cinema di sottrazioni e asservimento che pone un pesante fardello sulle
due protagoniste. Rachel McAdams non utilizza
altro che lo sguardo, sempre cupo e segnato, per rendere persuasiva la
condizione di Esti, intrappolata in quel
mondo e con suo marito. L’attrice americana fa, inoltre, un lavoro delizioso per
trasmettere le emozioni di una donna che si tormenta per la sua
esistenza. Esti, interpretata
da Rachel Weisz, non sembra venire toccata dalla sua
situazione da emarginata, ma rappresenta il punto di debolezza di Ronit, protagonista di un vissuto silenzioso
e laconico.
Le due attrici trasmettono chiaramente la vita interiore dei personaggi
incarnati, il che rende facile mettersi dalla loro parte anche se la storia è
focalizzata perlopiù su Ronit come esiliata dalla comunità e unica persona in
grado di vedere il mondo reale al di fuori di un sistema religioso fortemente
miope e indottrinato.
Ed è allora che Disobidience diventa
la testimonianza intima della ricerca del proibito e del trasgressivo verso
un’estasi potenzialmente sconosciuta e sconfortante, ma positivamente potente.
…Disobedience nos lleva
hasta un lugar de Londres donde cohabita la comunidad judía ortodoxa de nuestra
protagonista, Ronit, esa congregación llamada Henden es donde Ronit pasó buena
parte de su vida y tras pasar años de asfixia decide irse a vivir a New York.
Allí pierde relación con toda la comunidad incluida la de su padre el rabino de
la congregación con lo que cuando es avisada de la muerte de su padre se
sorprende pero decide volver a sus orígenes para honrar el cuerpo de su
progenitor. Una vez de regreso vuelve a ver a sus amigos de la juventud que
ahora están felizmente casados, Dovit y Enit, con lo decide pasar ese
tiempo de estancia en casa de estos. Lo que no esperaba Ronit es que afloraran
sentimientos que pensaba olvidados sobre Enit cosa que complicará más la
relación de estas en una comunidad donde las prohibiciones están a la orden del
día y la libertad de la mujer está muy cuestionada algo que irrita
considerablemente a Ronit.
Disobedience es una de las mejores películas que podemos ver actualmente en la cartelera en gran medida al buen hacer del director sudamericano que recrea una historia de pasión que traspasa la pantalla mostrando una veracidad única. A veces fría, realizada con conciencia de ello, sirve esto
para mostrar una distancia en una relación que no por ello deja de criticar unas reglas estrictas sobre una religión que roza el sectarismo. Nada o poco que objetar en Disobedience cuyas actrices crean unos de los mejores trabajos de sus carreras haciendo todavía mas potente un titulo como este que no tendría que pasar desapercibido por nadie. Solo cierto convencionalismo en la parte final rompe el esquema casi perfecto de una historia que desborda por su emoción y sensibilidad.
Disobedience es una de las mejores películas que podemos ver actualmente en la cartelera en gran medida al buen hacer del director sudamericano que recrea una historia de pasión que traspasa la pantalla mostrando una veracidad única. A veces fría, realizada con conciencia de ello, sirve esto
para mostrar una distancia en una relación que no por ello deja de criticar unas reglas estrictas sobre una religión que roza el sectarismo. Nada o poco que objetar en Disobedience cuyas actrices crean unos de los mejores trabajos de sus carreras haciendo todavía mas potente un titulo como este que no tendría que pasar desapercibido por nadie. Solo cierto convencionalismo en la parte final rompe el esquema casi perfecto de una historia que desborda por su emoción y sensibilidad.
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