giovedì 18 ottobre 2018

Calvary - John Michael McDonagh

Padre James (Brendan Gleeson) aspetta una punizione, da parte di qualcuno che lui ha capito chi è.
non fugge, sopporta sulle sue spalle il peso dei preti merda, qualcuno si vuole vendicare su di lui, come esempio, o perché è a portata di mano.
il regista segue il protagonista per una settimana e Brendan Gleeson rende il film indimenticabile.
non privartene, se ti vuoi bene - Ismaele






…McDonagh dimostra di essere un regista carismatico dalla superba capacità di gestire soggetti e toni diversi. Interpretato magnificamente, con una scrittura pungente, Calvario è una precisa commedia nera, che senza indugiare immerge lo spettatore dentro i dubbi morali e lampeggia tra gli stati d’animo divini e dannati; e Padre James si muove in una via crucis tra la compassione e il perdono delle crisi esistenziali e dei peccati del mondo, o meglio della sua comunità di fedeli, sul lato Nord-Ovest dell’Irlanda.

Calvario disegna un microcosmo negativo, irriverente, nel quale ogni personaggio pare sopravvivere in modo casuale, senza uno scopo e senza la benché minima morale. Difatti McDonagh attornia il prete (interpretato da un convincente Brendan Gleeson) di caratteri cinici, arroganti e degenerati, quasi a voler rappresentare un mondo non solamente negativo, ma anche privo di speranza. Calvario procede per stazioni, ostenta confessioni e incontri che fanno vacillare il parroco di paese, che non trova pace nell’introspezione e continua a invocare integrità.
Pellicola che si professa baluardo del massacro etico, Calvario giustappone umorismo nero e destino ineluttabile (i Coen lo insegnano in modo meno cinico nelle loro parabole vitali), ma probabilmente non trova la giusta chiave di volta e, a causa di ciò, appare come un film a tratti fine a se stesso. Accanto alla meravigliosa fotografia di Larry Smith, lo spettatore trova un corollario di cattiveria, figlia di un mondo degenerato e distruttivo; e al centro di tutto ciò un pastore che cerca indissolubilmente di interrogarsi, di trovare all’interno dei suoi “parrocchiani” qualcosa per cui valga la pena salvarsi dal proprio tragico destino.

Il film, in più, è una chiara accusa e critica nei confronti dell’ipocrisia e della negligenza della chiesa, anzi degli uomini di chiesa (rappresentati nel film dal pragmatico aiutante di padre James, che stanco delle sue bigotte considerazioni sui fedeli, gli rivolgerà parole dure: «Perché sei un prete? Dovresti essere un dannato commercialista! O un dannato assicuratore»). Brendan Gleeson, con il suo volto ruvido e autentico, è il mediatore, colui che ascolta senza giudicare e il regista lo eleva ad una sorta di faro della comunità, che illumina il cammino di questi penitenti senza scrupoli e li indirizza verso la sublimazione della loro trasgressione in qualcosa di costruttivo.
La pellicola è un tuffo nel nero mare del cinismo in cui questi personaggi restano a stento a galla e, proprio la forzata concentrazione e interazione di tutte queste mostruose personalità in un solo paesino, rende la vicenda poco credibile agli occhi di qualsiasi spettatore. Nonostante ciò la sceneggiatura (dello stesso regista) caustica ed essenziale, conferisce alla storia ritmo e qua e là concede qualche brillante battuta detta sottovoce. Il film inoltre è impreziosito dalla suggestiva fotografia del maestro Larry Smith che riesce a catapultarci in un universo dark e dal paesaggio mozzafiato delle coste irlandesi.
Evocativo e perverso Calvary è la metafora perfetta dell’umanità moderna: come diceva Eric Fromm «l’uomo è l’unico animale per il quale la sua stessa esistenza è un problema che deve risolvere».

un ritratto impietoso, agghiacciante, che ti lascia addosso un senso di sporcizia e la voglia di farti una lunga doccia. Il problema è che raccontare una storia del genere attraverso un cast di personaggi così schizzatino (per quanto forse neanche troppo surreale, considerando l'ambientazione, e comunque contestualizzabile come gran metaforone del rapporto fra l'irlandese medio e la Chiesa) può generare risultati un po' stranianti. In parte la cosa è sicuramente voluta ma, tant'è, si tratta di un approccio che McDonagh non padroneggia forse nel migliore dei modi, faticando qua e là a centrare il tono giusto. Io non ho particolari problemi con questi strani mix ma, insomma, tanto vale sottolinearlo. Detto questo, Calvario merita comunque una chance, perché affronta temi forti senza tirarsi indietro e anche perché McDonagh riempie lo schermo con una splendida Irlanda, ritratta con uno sguardo dalla forza limpida.

2 commenti:

  1. Mi aspettavo di peggio, e invece fu una bella sorpresa ;)

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    1. Brendan Gleeson è un attore di peso e non mi ha mai deluso, finora...

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