mercoledì 24 ottobre 2018

I tre stati della melancholia (Melancholian kolme huonetta) - Pirjo Honkasalo

bambini in guerra, orfani, dimenticati, maltrattati.
la Russia educa futuri soldati, per guerre senza fine.
il film è un documentato dove non c'è niente da ridere, anzi,
i bambini sono il patrimonio per le guerre future, qualcuno può essere ammazzato, ma il patrimonio umano va conservato e curato.
poveri bambini.
un documentario che merita molto, buona visione - Ismaele 





Il mio film è un ritratto di quello che noi esseri umani facciamo gli uni agli altri. E nasce dal mio sentimento di vergogna. Lo considero il mio contributo ai negoziati di pace in varie parti del mondo.
Quello che è successo in Ossezia credo sia opera di un terrorismo internazionale che però trova adesioni in una popolazione decisa a combattere fino all’ultima persona per l’indipendenza.
(…) La Cecenia da un lato è diventata un ottimo business per gli ufficiali che trafficano in armi e droga, dall’altro è la guerra privata di Putin, che sa reagire come gli è stato insegnato. Perché un uomo del KGB rimane tale anche se, come diciamo in Finlandia, lo friggete nel burro.
(Pirjio Honkasalo durante la conferenza stampa a Venezia 61, parlando della Strage di Beslan)

Sullo sfondo c'è la guerra in Cecenia. L'incapacità degli adulti di risolvere la guerra dà vita a una generazione che crede che l'odio nasca in loro stessi. Non c'è bisogno di cercarne le cause. Per tutta la vita saranno accompagnati dalla malinconia e da improvvisi scoppi d'ira. Nell'isola di Kronstadt, davanti a San Pietroburgo, è stata fondata una scuola militare per gli orfani. Lì vengono addestrati come soldati il cui nemico è il ceceno. Solo con la sua sconfitta definitiva, il soldato diventerà un eroe della patria. In Cecenia, Xhadizhat Gataeva, lei stessa diventata orfana quando aveva sei anni, fa da madre a 63 orfani raccolti dalle rovine della devastata Grozny. Quasi tutti i loro genitori sono stati uccisi dai russi...

3 Rooms came to a premature halt in the fall of 2003, when the war began spilling over into Ingushetia, but that sense of danger and chaos is systematically excluded from the finished film. This is the kind of movie that attracts adjectives like “rarefied” and “meditative.” It’s beautifully shot and was made with undeniable intelligence (and at some physical risk to the filmmakers). Still, is it unfair to ask if meditation is really an adequate response to war? To suggest that the contemplation of natural beauty here is but an escape from the vicissitudes of human history? Given the sheer number of poorly crafted political docs that have sprung up like weeds over the past couple years, the lack of bleeding-heart sentiment and liberal preachiness comes as a relief. But given the current geopolitical stakes,
3 Rooms also feels like a retreat.

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