la Russia educa futuri soldati, per guerre senza fine.
il film è un documentato dove non c'è niente da ridere, anzi,
i bambini sono il patrimonio per le guerre future, qualcuno può essere ammazzato, ma il patrimonio umano va conservato e curato.
poveri bambini.
un documentario che merita molto, buona visione - Ismaele
Il mio film è un ritratto di quello che
noi esseri umani facciamo gli uni agli altri. E nasce dal mio sentimento di
vergogna. Lo considero il mio contributo ai negoziati di pace in varie parti
del mondo.
Quello che è successo in Ossezia credo sia opera di un terrorismo internazionale che però trova adesioni in una popolazione decisa a combattere fino all’ultima persona per l’indipendenza.
Quello che è successo in Ossezia credo sia opera di un terrorismo internazionale che però trova adesioni in una popolazione decisa a combattere fino all’ultima persona per l’indipendenza.
(…) La Cecenia da un lato è diventata un
ottimo business per gli ufficiali che trafficano in armi e droga, dall’altro è
la guerra privata di Putin, che sa reagire come gli è stato insegnato. Perché
un uomo del KGB rimane tale anche se, come diciamo in Finlandia, lo friggete
nel burro.
(Pirjio Honkasalo durante la conferenza
stampa a Venezia 61, parlando della Strage di Beslan)
Sullo sfondo c'è la guerra in Cecenia.
L'incapacità degli adulti di risolvere la guerra dà vita a una generazione che
crede che l'odio nasca in loro stessi. Non c'è bisogno di cercarne le cause.
Per tutta la vita saranno accompagnati dalla malinconia e da improvvisi scoppi
d'ira. Nell'isola di Kronstadt, davanti a San Pietroburgo, è stata fondata una
scuola militare per gli orfani. Lì vengono addestrati come soldati il cui
nemico è il ceceno. Solo con la sua sconfitta definitiva, il soldato diventerà
un eroe della patria. In Cecenia, Xhadizhat Gataeva, lei stessa diventata
orfana quando aveva sei anni, fa da madre a 63 orfani raccolti dalle rovine
della devastata Grozny. Quasi tutti i loro genitori sono stati uccisi dai
russi...
… 3 Rooms came to
a premature halt in the fall of 2003, when the war began spilling over into
Ingushetia, but that sense of danger and chaos is systematically excluded from
the finished film. This is the kind of movie that attracts adjectives like
“rarefied” and “meditative.” It’s beautifully shot and was made with undeniable
intelligence (and at some physical risk to the filmmakers). Still, is it unfair
to ask if meditation is really an adequate response to war? To suggest that the
contemplation of natural beauty here is but an escape from the vicissitudes of
human history? Given the sheer number of poorly crafted political docs that have
sprung up like weeds over the past couple years, the lack of bleeding-heart
sentiment and liberal preachiness comes as a relief. But given the current
geopolitical stakes,
3 Rooms also feels like a retreat.
3 Rooms also feels like a retreat.
Nessun commento:
Posta un commento