domenica 12 agosto 2018

L'Aîné des Ferchaux (Lo sciacallo) - Jean-Pierre Melville

tratto da un romanzo di Georges Simenon è la storia di due avventurieri, uno in giacca e cravatta, l'altro no.
è la storia di una fuga da un continente all'altro, controllati dalla polizia.
entrambi si credono i più furbi del mondo, e riescono a convivere.
è un film di arroganti, di disperati, disperato, non ci sono buoni e cattivi, tutti sono abbastanza cattivi, ma non del tutto.
buona visione - Ismaele






“Strano film”, si è sentito più volte dire tra il pubblico all’uscita. Più che strano, ambiguo, di un’ambiguità fertile, lontana dal senso dell’onore e dallo sguardo tragico che spesso Melville ha riservato ai suoi personaggi. Qui siamo più dalle parti dello psicologismo simenoniano, sia pure lontani dall’analisi al microscopio delle miserie e dei limiti antropologici della società borghese.
La storia del ricco banchiere in fuga verso l’America, e del segretario-avventuriero (Belmondo) che lo accompagna annusando l’odore della scia di denaro , ricorda un po’ il gioco del gatto col topo. Charles Vanel interpreta un corrotto, ma dal passato avventuroso; un uomo ricco e potente, ma ridotto via via all’impotenza. Mentre l’ex pugile ed ex parà interpretato da Belmondo caricano l’attore di una controversa doppiezza che forse il suo sguardo, all’altezza dei primi anni Sessanta, non è del tutto in grado di reggere. Tuttavia, guardando proprio a “Be-bel”, Lo sciacallo conferma la corrispondenza d’amorosi sensi tra Melville e la nouvelle vague. I momenti di viaggio, i personaggi che vanno e vengono, i colori squillanti e pop, i momenti di stasi – più che veri e propri difetti (spesso imputati a questo film) – ricordano Godard e un Truffaut più tardo, quello di film “d’appendice”, con lo stesso attore. E c’è anche una curisoa Stefania Sandrelli, nei panni di una autostoppista col vizio del furto, che recita in inglese, con caschetto biondo, e si merita un bacio appassionato di Belmondo.

Un imprevedibile passo falso: definirei così, questo adattamento da un magnifico romanzo di Georges Simenon, con Belmondo, nei panni di Michel Maudet, e Charles Vanel, che incarna il ricco e corrotto Dieudonné Ferchaux. Giustamente, il regista apporta drastici tagli a una trama ricchissima di spunti, salvo aggiungervi un paio di situazioni inconsistenti (vi appare, con un improbabile caschetto biondo, anche una giovanissima Stefania Sandrelli) e un incomprensibile stravolgimento dei luoghi: New York e Louisiana, anziché Normandia e Tropici.
La voce off di Belmondo risulta didascalica, il road movie straniante, il finale debole e contraddittorio. Finisce per smarrirsi il formidabile vitalismo del primogenito dei Ferchaux, un self made man che si sente al di sopra della legge e nel romanzo è mostrato con un che di selvaggio, mentre nel film indossa giacca e cravatta e tiene testa a un consiglio di amministrazione…

Melville si concentra sul rapporto sempre più stretto e dipendente che si crea tra i due protagonisti (gran duello recitativo, il maggior punto di forza del film, tra uno sfacciato e giovanissimo Belmondo e un convincente e subdolo Vanel), analizzando la natura profondamente traditrice, avida e ingannevole dell'uomo, orientato esclusivamente al proprio tornaconto ed incapace di stabilire un legame sincero e disinteressato…

Nessun commento:

Posta un commento