domenica 26 agosto 2018

The gambler (40.000 dollari per non morire) - Karel Reisz

un James Caan straordinario, in un film di serie A, con un titolo italiano di serie Z.
il giocatore, che ama il rischio, a ogni costo, preda del demone del gioco.
naturalmente perdere è più facile che vincere, ma a lui non importa.
il personaggio ha una sua disperata grandezza, in una storia nella quale resti intrappolato, non vorresti che finisse mai.
non perdete questo gioiellino - Ismaele



Ottimo, straziante, tesissimo spaccato sull'autodistruzione di un uomo logorato dalla febbre del gioco d'azzardo. 
Vero ed accurato, per tutta la visione lo spettatore assiste impotente (e con un ansia man mano sempre più marcata) al continuo precipitare, in un tunnel senza vie d'uscita, di questo professore di letteratura incapace di gestire la sua "malattia" anche quando avrebbe tutti i mezzi per farlo. 
Il banco alla fine vince sempre: regola semplice da ricordare ma difficile da applicare. Non importa se vinco o perdo, non importa se il mio vizio distrugge me e tutte le persone che mi amano e che mi stanno attorno; lo so che sto sbagliando, lo so che sto per fare qualcosa di stupido e che potrebbe costarmi caro, lo so, eppure non posso farci niente, non posso resistere al richiamo di quel brivido, di quella eccitante sensazione che provo prima del momento decisivo in cui ho tutto in ballo e non posso più tornare indietro…

Il rischio, per Axel, professore universitario di Letteratura, è l'essenza stessa della vita e, come dice in una lezione, è proprio il rifiuto del rischio, per la paura del fallimento, che rende gli Stati Uniti un paese conformista. Come Il giocatore di Dostoevskij (del quale si intravede allusivamente un ritratto alla parete), Axel perde e vince (soprattutto perde), giocando su tutto e dappertutto, dalle roulette dei lucenti casino di Las Vegas ai campetti di basket in cemento delle periferie malfamate di New York. E si ritrova perennemente inguaiato con gli allibratori e i loro pericolosi scagnozzi. Il rischio, però, si deve accompagnare alla reale possibilità di perdere tutto, per poter conservare una sua valenza etica, tanto che, quando il protagonista si presta ad una combine, coinvolgendo peraltro un proprio studente, prova la necessità di abbrutirsi e, in buona sostanza, di purificare il "peccato" con il proprio sangue…

Si tratta di un cristallino e dimenticato capolavoro in celluloide, "40000 dollari per non morire" il titolo in italiano, tratto da "Il giocatore" di Dostoevskij, mirabilmente scritto dall'esordiente James Toback e interpretato da uno sbalorditivo James Caan, nella parte di un colto e benestante professore universitario di letteratura con il vizio della scommessa al tavolo da gioco. Scrive Dostoevskij (egli stesso accanito giocatore) nel racconto suddetto “Ho sentito un brivido di terrore corrermi per la schiena mentre mi prendeva, un tremito alle mani e ai piedi. In un attimo mi sono reso conto con terrore cosa significava per me perdere: insieme a quell’oro puntavo tutta la mia vita! Rouge!, ha gridato il croupier e io ho tirato un sospiro di sollievo, mentre un formicolio di fuoco mi correva per tutto il corpo”.  Reisz e Toback mettono in scena in maniera pressoché perfetta proprio questa singolare emozione che porta il giocatore a mettere a rischio le proprie sostanze, ma contemporaneamente anche sé stesso, il piacere di rimanere per il frammento di un istante sospesi nel limbo tra desiderio, volontà di potenza, fascinazione per il futuro e autodistruzione. Nel gioco d'azzardo si viene a configurare una metafora della concezione del mondo di questi uomini in cui l'elemento del rischio la fa da padrone: "Il desiderio è vita...la volontà di credere...la sicurezza che 2 più 2 fa 5...Mi piace l'incertezza, mi piace il rischio di perdere, mi piace vincere...anche se non dura mai a lungo" confessa il protagonista del film…

…Axel finds nothing in 1974 to test himself against, however. He has to find his own dangers, to court and seduce them. And the ultimate risk in his life as a gambler is that behind his friendly bookies and betting cronies is the implacable presence of the Mafia, the guys who take his bets like him, but if he doesn’t pay, there’s nothing they can do. “It’s out of my hands,” his pal Hips explains. “A bad gambling debt has got to be taken care of.” And that adds an additional dimension to The Gambler, which begins as a portrait of Axel Freed’s personality, develops into the story of his world, and then pays off as a thriller. We become so absolutely contained by Axel’s problems and dangers that they seem like our own. There’s a scene where he soaks in the bathtub and listens to the last minutes of a basketball game, and another scene where he sits in the stands and watches a basketball game he has tried to fix (while a couple of hit men watch him), and these scenes have a quality of tension almost impossible to sustain.
But Reisz sustains them, and makes them all the more real because he doesn’t populate the rest of his movie with stock characters…
…There’s a scene in The Gambler that has James Caan on screen all by himself for two minutes, locked in a basement room, waiting to meet a Mafia boss who will arguably instruct that his legs be broken. In another movie, the scene could have seemed too long, too eventless.
But Reisz, Caan, and screenwriter James Toback have constructed the character and the movie so convincingly that the scene not only works, but works two ways: first as suspense, and then as character revelation. Because as we look into Axel Freed’s caged eyes we see a person who is scared to death and yet stubbornly ready for this moment he has brought down upon himself.


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