mercoledì 13 dicembre 2017

Florida - Philippe Le Guay

Jean Rochefort nell'ultimo film fa la parte più difficile, quella di chi c'è e non c'è più con la testa.
chi ha conosciuto qualcuno malato di Alzheimer può pensare che al tempo del film l'attore non stesse troppo bene, e quel film sia una specie di biografia.
in realtà Jean Rochefort è grandissimo, i pensieri si aggrovigliano, scompaiono, riappaiono chiaramente confusi, lui sa che quello che pensa è tutto vero, nel suo mondo, però, non in quello degli altri, e ritrovare la strada è sempre più difficile.
ridiventa bambino in un corpo da vecchio, la memoria porta alla luce episodi drammatici di quando era ragazzino, in testa girano tante storie, ognuna vera, da sola, lui lo sa, solo lui.
e non c'è più bisogno di fingere, di essere politicamente corretti, i filtri saltano uno a uno.
gran film, se lo vedrai capirai - Ismaele






Philippe Le Guay rivolge il proprio sguardo a quel momento difficile nella vita di molti in cui i figli si trovano a divenire genitori dei propri genitori. Da una parte c'è la fortuna di avere il padre (o la madre) ancora in vita ma dall'altra c'è il 'peso' di gestirne le apparenti stravaganze che sono invece segni del progredire del disagio psichico. 
Con un attore straordinario come Jean Rochefort tutto questo diventa facile. Le sfumature, i sorrisi astuti e quelli che esprimono disagio, i lampi nello sguardo che in un momento fanno percepire la consapevolezza dell'agire e un istante dopo si spengono affogando nella più totale distanza da quanto circonda il personaggio, sostanziano tutta la sua interpretazione. Di fronte si trova una Sandrine Kiberlain che offre a Carole tutta la disponibilità di una figlia consapevole di una situazione che rischia però di mettere a repentaglio la sua vita di coppia adoperandosi per un genitore che ha bisogno di lei ma la sente anche come un severo controllore. Poi c'è la grande assente: Alice, l'altra figlia a cui Claude pensa incessantemente e che vuole rivedere al punto da sentirsi pronto ad affrontare un volo intercontinentale per raggiungere quella Florida con cui mantiene comunque un contatto attraverso i succhi di frutta. 
Si ride grazie a questo film ma si tratta di una risata carica di tristezza soprattutto per chi è consapevole che poco o nulla degli atteggiamenti di Monsieur Claude è inventato. Il duo Rochefort/Kiberlain riesce a prendere la giusta distanza dal rischio di trasformare lo script in una farsa. Sotto l'attento controllo di Le Guay che conosce il senso della misura.

Interpretato da un sempre immenso Jean Rochefort, Claude è come un novello Don Chisciotte, ruolo che l’attore avrebbe dovuto incarnare nel progetto di Terry Gilliam. Può essere vittima di un buio improvviso mentre è in un bagno pubblico. È addirittura capace di tirar fuori il membro e orinare sul parabrezza di un automobilista che lo ha infastidito. Vive in una società che non riconosce più, uomo d’altri tempi, con i suoi ricordi da ragazzo nel periodo della guerra. Capace di improvvisi sbalzi da uno stato d’animo all’altro, mirabilmente resi dal grande attore mattatore. Ha cancellato il trauma della morte della figlia, lo ha rimosso dalla sua memoria.
Basterebbe un Rochefort per buona parte dei registi ed essere a posto. Il grosso del lavoro lo fa lui. E in effetti la sua prestazione in Florida è superlativa. Ma Philippe Le Guay non si adagia sugli allori. E costruisce il film con una sceneggiatura a incastro degna di Atom Egoyan, costruita su piani temporali diversi, che si svelano nel dipanarsi narrativo. Vediamo quasi all’inizio una scena di Claude in aereo che sta volando a Miami, ma questa situazione si situa cronologicamente nella parte finale del film: spetta allo spettatore, con la sua memoria, il rimettere a posto tutti i fili della memoria di Claude…
da qui

Nessun commento:

Posta un commento