in qualche periferia di una città australiana, fatta di little boxes anonime, si apre e si chiude il film.
nell'Australia colonizzata e violentata da galeotti e dai loro discendenti sopravvivono gruppi di indigeni.
una ragazzina e il suo fratellino ne incontrano uno che gli salverà la vita, misterioso, di una forza spirituale atavica, senza parole, né spiegazioni.
un film senza tempo, girato come si deve, resterà per sempre nei ricordi, un film così, la vita e la morte sono vicinissime, poi sai quello che è giusto e sbagliato, naturale e innaturale.
cercalo e guardalo, la maggior parte delle cose che faresti in quel centinaio di minuti che dura il film le puoi fare dopo, o forse sono inutili - Ismaele
nell'Australia colonizzata e violentata da galeotti e dai loro discendenti sopravvivono gruppi di indigeni.
una ragazzina e il suo fratellino ne incontrano uno che gli salverà la vita, misterioso, di una forza spirituale atavica, senza parole, né spiegazioni.
un film senza tempo, girato come si deve, resterà per sempre nei ricordi, un film così, la vita e la morte sono vicinissime, poi sai quello che è giusto e sbagliato, naturale e innaturale.
cercalo e guardalo, la maggior parte delle cose che faresti in quel centinaio di minuti che dura il film le puoi fare dopo, o forse sono inutili - Ismaele
QUI il film completo, in
inglese
…Plus que jamais, Walkabout demeure
une œuvre assez unique, porteuse d’un regard singulier et toujours énigmatique
(David Gulpilil lui-même a avoué ne pas posséder toutes les clés de son
personnage). Plus qu’une simple randonnée donc, une expérience envoûtante sur
des routes peu empruntées, entre anthropologie et mysticisme, qui, si elle peut
laisser sur le bord de ses chemins de traverse, ne risque pas de laisser son
spectateur indifférent.
…Film
decisamente psichedelico come solo negli anni '70 si poteva produrre.
Psichedelico è l'uso mostruoso che fa dell'obiettivo della camera Nicolas Roeg, che prima di fare il regista ha curato la fotografia in altri film. Soprattutto quando inizia il cammino nel deserto si vedono panorami da urlo distorti da macro, che zoomano in primi piani insospettabili su persone o, più spesso, animali invisibili prima, colori di fuoco e verdi smeraldo, persino qualche piano-sequenza ubriacante ed alcuni ralenty con reverse direzionale.
Virtuosismo di ripresa e montaggio spiazzante che fa il paio con lo sviluppo della storia (tratta da un romanzo) anche per i parallelismi narrativi che propone: il Walkabout smembra un canguro e in sincopato si vede un macellaio che fa la medesima cosa; il Walkabout comincia a prendersi una cotta per la ragazza ed un gruppo di meteorologi bianchi sono più alle prese a fare il filo all'unica donna del gruppo che a svolgere il loro lavoro; mentre il Walkabout è a caccia compaiono all'improvviso cacciatori bianchi in jeep e fucile che fanno massacri di bestie, cosa che lo sconvolge e lo porta ad odiare i bianchi e, temporaneamente, anche la ragazza…
Psichedelico è l'uso mostruoso che fa dell'obiettivo della camera Nicolas Roeg, che prima di fare il regista ha curato la fotografia in altri film. Soprattutto quando inizia il cammino nel deserto si vedono panorami da urlo distorti da macro, che zoomano in primi piani insospettabili su persone o, più spesso, animali invisibili prima, colori di fuoco e verdi smeraldo, persino qualche piano-sequenza ubriacante ed alcuni ralenty con reverse direzionale.
Virtuosismo di ripresa e montaggio spiazzante che fa il paio con lo sviluppo della storia (tratta da un romanzo) anche per i parallelismi narrativi che propone: il Walkabout smembra un canguro e in sincopato si vede un macellaio che fa la medesima cosa; il Walkabout comincia a prendersi una cotta per la ragazza ed un gruppo di meteorologi bianchi sono più alle prese a fare il filo all'unica donna del gruppo che a svolgere il loro lavoro; mentre il Walkabout è a caccia compaiono all'improvviso cacciatori bianchi in jeep e fucile che fanno massacri di bestie, cosa che lo sconvolge e lo porta ad odiare i bianchi e, temporaneamente, anche la ragazza…
Is "Walkabout" only about what it seems to be
about? Is it a parable about noble savages and the crushed spirits of city
dwellers? That's what the film's surface seems to suggest, but I think it's
also about something deeper and more elusive: The mystery of communication. It
ends with lives that are destroyed, in one way or another, because two people
could not invent a way to make their needs and dreams clear…
…The movie is not the
heartwarming story of how the girl and her brother are lost in the outback and
survive because of the knowledge of the resourceful aborigine. It is about how
all three are still lost at the end of the film--more lost than before, because
now they are lost inside themselves instead of merely adrift in the world.
The film is deeply pessimistic. It suggests that we all develop
specific skills and talents in response to our environment, but cannot easily
function across a broader range. It is not that the girl cannot appreciate
nature or that the boy cannot function outside his training. It is that all of
us are the captives of environment and programming: That there is a wide range
of experiment and experience that remains forever invisible to us, because it
falls in a spectrum we simply cannot see.
…Una splendida ragazzina – Jenny Agutter, che
rivedremo giovane donna nell’indimenticato Un lupo mannaro americano a Londra
di John Landis e altrove – e il suo fratellino vagano nello sterminato bush
australiano dopo essere stati aggrediti a pistolettate dal papà impazzito che
si è poi suicidato. Un perfetto esempio di gentleman arrivato nello sterminato
spazio aperto dalla civiltà anglosassone, che ha perso il senno. Roeg parte da
qui e si prende un grande lusso che il cinema ha forse un po’ smarrito, quello
di non spiegare niente, di non stare a raccontarci i perché e i per come,
esplorando trascurabili ghost nel passato dell’uomo. È la prima libertà, al
limite del kitsch, forse l’accusa più spietata e calzante che sia stata mossa
aglia anni Settanta, quando la follia sembrava pronta a esplodere ogni volta
che gli uomini del mondo civile vedevano spalancarsi davanti la potenza
selvaggia della natura – da Un tranquillo weekend di paura fino a Non aprite
quella porta o Le colline hanno gli occhi. Poi i ragazzini, ormai dispersi, si
imbattono in un giovane aborigeno impegnato nel suo Walkabout, quell’Inizio del
cammino ripreso dal titolo italiano. È l’incontro con una frontiera mai
varcata, l’avvicinamento fra culture opposte che si scoprono simili al di là
delle differenze superficiali, ma irriducibili al di là delle somiglianze più
profonde. A far detonare tutto è l’amore, non ricambiato, fra il ragazzo
aborigeno e l’eterea adolescente bianca, che condurrà prima lui, poi forse
anche lei, verso un epilogo tragico. Perché anche la ragazza, in un finale
impregnato di quella malinconia di cui forse abbiamo dimenticato gli ingredienti
– ma che sappiamo ancora riconoscere con un po’ di attenzione – comprenderà di
aver speso i momenti migliori della sua vita nuotando nuda in un lago
australiano con uno sconosciuto selvaggio.
Un cinema dilatato e rarefatto, insomma, ma contenuto
nei tempi. L’esatto contrario dei pupazzi robot che si gonfiano di botte per
tre ore negli ultimi blockbuster estivi. Un cinema libero, che ha il coraggio
di mostrare ragazzini in un nudo integrale senza che nessuno gridi allo
scandalo, e animali selvatici che muoiono davvero, le cui arterie vengono
strappate a coltellate da cacciatori indifferenti finchè l’ultima goccia di
sangue nonsi rovesci a litri nella polvere. Come non prendere tutto
terribilmente sul serio, di fronte a tanta verità? Come non accorgersi che è la
libertà di messa in scena – oggi perduta da un cinema castigato eppure
violentissimo, casto ma subliminalmente pornografico – a garantire tanta
autenticità? Se la verità rende liberi, si può forse dire che la libertà renda
veri. E la ragazza protagonista, nel finale cresciuta e sposata, al cospetto
dell’insignificante civiltà a cui è voluta tornare, sa di averla perduta quasi
tutta.
Capolavorone!
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