domenica 30 marzo 2014

Storia di una ladra di libri - Brian Percival

prima devo fare una dichiarazione d’odio: ma come si fa a mostrare i titoli dei libri in inglese, a insegnare a una bambina tedesca, nella Germania nazista, a scrivere in inglese, durante la seconda guerra mondiale?
addirittura nella cantina c’è una parete nella quale Liesel scrive le parole che inizia a imparare (in inglese!), senza nessun senso del ridicolo.
lo stesso avveniva in “The reader”, con Kate Winslet.
come se in un film facessero vedere Aristotele che scrive in inglese.
qui è evidenziato il problema, si ride, naturalmente (in uno dei più bei film della storia del cinema).
passo al film: la storia è didascalica, gli eventi sono incredibili, per la precisione e le coincidenze telefonate, i colpi di scena a ripetizione annoiano, rendono tutto troppo finto, non sarà questo uno dei film che resteranno su un tema così importante.
e però una cosa molto bella c’è, le interpretazioni, che valgono il prezzo del biglietto, Emily Watson e Geoffrey Rush sono bravissimi e Sophie Nélisse (Liesel), già apparsa in “Monsieur Lazhar”, è davvero brava - Ismaele





…Il film 'storico' di Brian Percival ha tutte le caratteristiche ma anche i limiti di uno spettacolo familiare, che rinuncia alla (più) complessa costruzione del romanzo per una maggiore presa spettacolare. 'Ricostruttore', piuttosto che autore, il regista inglese pasticcia con la 'mortale' voce fuori campo, che dovrebbe essere il filtro tra gli accadimenti e il lettore e finisce invece per penalizzare la storia, intervenendo approssimativamente sullo svolgimento. Nella versione originale poi, in italiano il doppiaggio assorbe il garbuglio linguistico, intercala l'inglese col tedesco, impiegato come mero richiamo realistico ed elementare décor sonoro. Nondimeno Storia di una ladra di libri resta un film comunicativo, in grado di catturare lo spettatore e donargli un insegnamento veramente sentito. Perché per Brian Percival i libri hanno un valore rilevante, culturale e formativo. Insieme al cinema, possono veicolare contenuti importanti, farsi serbatoio dei capitoli della storia universale della formazione umana, nutrimento dell'immaginario, senza rinunciare ad emozionare.

Si può raccontare l’Olocausto, la perdita di un ultimo brandello di umanità da parte dell’umanità stessa, come se fosse una favoletta? No.
Eppure Storia di una ladra di libri ci prova, anche in modo pittoresco. E ovviamente fallisce. 
Non capiamo quali siano state le motivazioni o i fini di una sceneggiatura candida che cerca di temperare emozioni strappalacrime con la Storia.
Non possiamo accettare una lettura lieve, un approccio frivolo ad una pagina infernale dell’umanità, senza quella indispensabile urgenza della drammaticità degli orrori della guerra, per non spaventare o per rassicurare i bambini. 
Il tema di fondo, che vaga traballante in questo film, sull’importanza della memoria e della conoscenza, la bravura registica e la capacità degli attori collimano con la Storia dell’Olocausto, raccontata con mancanza di tensione e con il clima da cartolina natalizia.

Sterile rappresentazione di tutto quello che di più condivisibile esiste senza la minima audacia di metterlo in questione o l'ardore di lasciarlo emergere in controluce: tutto è anzi sbattuto in faccia.
Storia di una ladra di libri è uno di quei film che sono oltre le categorie di bello e brutto, sono semplicemente ricattatori, pretendono l'adesione del pubblico al di là della loro riuscita, perchè si pongono artificiosamente dalla parte dei migliori.

Storia di una ladra di Libri è un film ben confezionato ma non perfetto, a volte didascalico e un po' troppo lungo, eppure emozionante, tragico, doloroso e bello, che sa dialogare con la fantasia e l’innocenza dei bambini, veri protagonisti del film, che hanno la capacità quasi unica e straordinaria di mantenersi puri e innocenti anche in un mondo avviato sulla strada della rovina e della tragedia collettiva. 
Non importa che ci fosse la gioventù hitleriana, educata al razzismo dalla propaganda del dittatore, elemento questo lasciato appena intuire a cui il piccolo Rudy si ribella; solo i bambini hanno il coraggio di dire che il re è nudo, provare ammirazione per uno sportivo di colore che vince le olimpiadi, e di gridare il loro odio verso Hitler, che porta via loro l’infanzia e i padri al fronte.
La storia di Liesel e delle persone attorno a lei, è accennata e introdotta da un inusuale e un po’ grottesca, ma ineluttabile, neppure troppo misteriosa voce maschile fuori campo, che parla di sé al femminile (svelata nei titoli di coda) che incarna la grande triste protagonista di quegli anni tragici che videro il nazismo dominare l’Europa.

Menos mal que ahí están los actores para salvar los papeles y tanto Geoffrey Rush como, sobre todo, Emily Watson -¡qué bien se le dan a esta mujer estos papeles sufridos y fuertes como los deLas cenizas de Ángela (1999) o War Horse (2011)!–, ofrecen unas interpretaciones maravillosas, cargadas de humanidad, que acompañan muy bien al gran descubrimiento de la cinta que es Sophie Nélisse, posiblemente una de las miradas más fascinantes del cine del futuro. Sin duda, ella es una perfecta Liesel, la valiente heroína que robaba libros en una época en que éstos estaban prohibidos. Estamos pues ante uno de esos títulos en donde, aparentemente, todos los ingredientes están encajados a la perfección para su éxito masivo en las taquillas, dejando un buen sabor de boca entre el público menos exigente, algo así como lo que sucedió con El niño con el pijama de rayas. Incluso esa escena final en donde la cámara recorre el salón de la casa de una octogenaria Liesel, contándonos mediante las fotos que invaden sus muebles cómo ha sido el resto de su vida tras los hechos narrados de su adolescencia, me parece una concesión comercial que copia claramente el modelo de Titanic (1997). Pero da igual, La ladrona de libros es un filme igualmente bonito y apreciable aun con su sobredosis de almíbar. 

…Escribiendo estas líneas hago un inciso para apuntar la cantidad de veces que nos quejamos cuando llega una cinta española sobre la Guerra Civil a nuestras pantallas, pero no decimos nada cuando se vuelve a tocar el conflicto entre judíos y alemanes en la Segunda Guerra Mundial. Es el mismo efecto. Fin del inciso.
En resumen, a tenor de su estupendo trailer, esperábamos una cinta con algo más de sentimiento, algo más, que a pesar de sus defectos, fuera capaz de engancharnos a la butaca, pero no. La ladrona de libros es el primer gran “bluf” de este 2014.
da qui

2 commenti:

  1. Dopo un articolo come questo, posso consigliarti un libro molto interessante: "I bugiardi della shoa" di Anne Kling.
    Attenzione, è un libro che a dispetto del titolo non nega nulla, ma espone i casi più clamorosi di falsi (di successo) associati alla shoa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. che la Shoah venga utilizzata “per fornire la copertura ai soldati israeliani che ammazzano le nonne palestinesi a Gaza”, come dice Gerald Kaufman, deputato laburista, il 15 gennaio 2009 (qui la traduzione dell'intervento in Parlamento: http://www.webalice.it/mario.gangarossa/sottolebandieredelmarxismo_internazionale/2009_01_gerald-kaufman-deputato-laburista-ebreo-del-parlamento-britannico-denuncia-come-nazisti-i-comportamenti-israeliani.htm) è vero, ma non è di questo che parla il film, né la recensione, Edoardo

      Elimina