prima devo fare una dichiarazione
d’odio: ma come si fa a mostrare i titoli dei libri in inglese, a insegnare a
una bambina tedesca, nella Germania nazista, a scrivere in inglese, durante la seconda guerra mondiale?
addirittura nella cantina c’è una parete
nella quale Liesel scrive le parole che inizia a imparare (in inglese!), senza
nessun senso del ridicolo.
lo stesso avveniva in “The reader”, con
Kate Winslet.
come se in un film facessero vedere
Aristotele che scrive in inglese.
qui è evidenziato il problema, si
ride, naturalmente (in uno dei più bei film della storia del cinema).
passo al film: la storia è didascalica,
gli eventi sono incredibili, per la precisione e le coincidenze telefonate, i
colpi di scena a ripetizione annoiano, rendono tutto troppo finto, non sarà
questo uno dei film che resteranno su un tema così importante.
e però una cosa molto bella c’è, le
interpretazioni, che valgono il prezzo del biglietto, Emily Watson e Geoffrey Rush sono bravissimi e Sophie Nélisse (Liesel),
già apparsa in “Monsieur Lazhar”, è davvero
brava - Ismaele
…Il
film 'storico' di Brian Percival ha tutte le caratteristiche ma anche i limiti
di uno spettacolo familiare, che rinuncia alla (più) complessa costruzione del
romanzo per una maggiore presa spettacolare. 'Ricostruttore', piuttosto che
autore, il regista inglese pasticcia con la 'mortale' voce fuori campo, che
dovrebbe essere il filtro tra gli accadimenti e il lettore e finisce invece per
penalizzare la storia, intervenendo approssimativamente sullo svolgimento.
Nella versione originale poi, in italiano il doppiaggio assorbe il garbuglio linguistico,
intercala l'inglese col tedesco, impiegato come mero richiamo realistico ed
elementare décor sonoro. Nondimeno Storia di una
ladra di libri resta un film
comunicativo, in grado di catturare lo spettatore e donargli un insegnamento
veramente sentito. Perché per Brian Percival i libri hanno un valore rilevante,
culturale e formativo. Insieme al cinema, possono veicolare contenuti
importanti, farsi serbatoio dei capitoli della storia universale della
formazione umana, nutrimento dell'immaginario, senza rinunciare ad emozionare.
Si può raccontare l’Olocausto, la perdita di un ultimo
brandello di umanità da parte dell’umanità stessa, come se fosse una favoletta?
No.
Eppure Storia
di una ladra di libri ci
prova, anche in modo pittoresco. E ovviamente fallisce.
Non capiamo quali siano state le motivazioni o i fini di una sceneggiatura candida che cerca di temperare emozioni strappalacrime con la Storia.
Non capiamo quali siano state le motivazioni o i fini di una sceneggiatura candida che cerca di temperare emozioni strappalacrime con la Storia.
Non possiamo accettare una lettura lieve, un approccio
frivolo ad una pagina infernale dell’umanità, senza quella indispensabile
urgenza della drammaticità degli orrori della guerra, per non spaventare o per
rassicurare i bambini.
Il tema di fondo, che vaga traballante in questo film, sull’importanza della memoria e della conoscenza, la bravura registica e la capacità degli attori collimano con la Storia dell’Olocausto, raccontata con mancanza di tensione e con il clima da cartolina natalizia.
Il tema di fondo, che vaga traballante in questo film, sull’importanza della memoria e della conoscenza, la bravura registica e la capacità degli attori collimano con la Storia dell’Olocausto, raccontata con mancanza di tensione e con il clima da cartolina natalizia.
…Sterile rappresentazione di tutto quello
che di più condivisibile esiste senza la minima audacia di metterlo in
questione o l'ardore di lasciarlo emergere in controluce: tutto è anzi sbattuto
in faccia.
Storia di una ladra di libri è uno di quei film che sono oltre le categorie di bello e brutto, sono semplicemente ricattatori, pretendono l'adesione del pubblico al di là della loro riuscita, perchè si pongono artificiosamente dalla parte dei migliori.
Storia di una ladra di libri è uno di quei film che sono oltre le categorie di bello e brutto, sono semplicemente ricattatori, pretendono l'adesione del pubblico al di là della loro riuscita, perchè si pongono artificiosamente dalla parte dei migliori.
Storia di una
ladra di Libri è
un film ben confezionato ma non perfetto, a volte didascalico e un po' troppo
lungo, eppure emozionante, tragico, doloroso e bello, che sa dialogare con la
fantasia e l’innocenza dei bambini, veri protagonisti del film, che hanno la
capacità quasi unica e straordinaria di mantenersi puri e innocenti anche in un
mondo avviato sulla strada della rovina e della tragedia collettiva.
Non importa che ci fosse la gioventù hitleriana, educata al razzismo dalla propaganda del dittatore, elemento questo lasciato appena intuire a cui il piccolo Rudy si ribella; solo i bambini hanno il coraggio di dire che il re è nudo, provare ammirazione per uno sportivo di colore che vince le olimpiadi, e di gridare il loro odio verso Hitler, che porta via loro l’infanzia e i padri al fronte.
La storia di Liesel e delle persone attorno a lei, è accennata e introdotta da un inusuale e un po’ grottesca, ma ineluttabile, neppure troppo misteriosa voce maschile fuori campo, che parla di sé al femminile (svelata nei titoli di coda) che incarna la grande triste protagonista di quegli anni tragici che videro il nazismo dominare l’Europa.
Non importa che ci fosse la gioventù hitleriana, educata al razzismo dalla propaganda del dittatore, elemento questo lasciato appena intuire a cui il piccolo Rudy si ribella; solo i bambini hanno il coraggio di dire che il re è nudo, provare ammirazione per uno sportivo di colore che vince le olimpiadi, e di gridare il loro odio verso Hitler, che porta via loro l’infanzia e i padri al fronte.
La storia di Liesel e delle persone attorno a lei, è accennata e introdotta da un inusuale e un po’ grottesca, ma ineluttabile, neppure troppo misteriosa voce maschile fuori campo, che parla di sé al femminile (svelata nei titoli di coda) che incarna la grande triste protagonista di quegli anni tragici che videro il nazismo dominare l’Europa.
…Menos mal que ahí están los actores para
salvar los papeles y tanto Geoffrey Rush como, sobre todo, Emily Watson -¡qué
bien se le dan a esta mujer estos papeles sufridos y fuertes como los deLas
cenizas de Ángela (1999) o War Horse (2011)!–, ofrecen
unas interpretaciones maravillosas, cargadas de humanidad, que acompañan muy
bien al gran descubrimiento de la cinta que es Sophie Nélisse, posiblemente una
de las miradas más fascinantes del cine del futuro. Sin duda, ella es una
perfecta Liesel, la valiente heroína que robaba libros en una época en que
éstos estaban prohibidos. Estamos pues ante uno de esos títulos en donde,
aparentemente, todos los ingredientes están encajados a la perfección para su
éxito masivo en las taquillas, dejando un buen sabor de boca entre el público
menos exigente, algo así como lo que sucedió con El niño con el pijama de
rayas. Incluso esa escena final en donde la cámara recorre el salón de la casa
de una octogenaria Liesel, contándonos mediante las fotos que invaden sus
muebles cómo ha sido el resto de su vida tras los hechos narrados de su
adolescencia, me parece una concesión comercial que copia claramente el modelo
de Titanic (1997). Pero da
igual, La ladrona de libros es un filme igualmente bonito y
apreciable aun con su sobredosis de almíbar.
…Escribiendo estas líneas hago un inciso para apuntar la cantidad de
veces que nos quejamos cuando llega una cinta española sobre la Guerra Civil a
nuestras pantallas, pero no decimos nada cuando se vuelve a tocar el conflicto
entre judíos y alemanes en la Segunda Guerra Mundial. Es el mismo efecto. Fin
del inciso.
En resumen, a tenor de su estupendo trailer, esperábamos una cinta
con algo más de sentimiento, algo más, que a pesar de sus defectos, fuera capaz
de engancharnos a la butaca, pero no. La ladrona de libros es
el primer gran “bluf” de este 2014.
da qui
da qui
Dopo un articolo come questo, posso consigliarti un libro molto interessante: "I bugiardi della shoa" di Anne Kling.
RispondiEliminaAttenzione, è un libro che a dispetto del titolo non nega nulla, ma espone i casi più clamorosi di falsi (di successo) associati alla shoa.
che la Shoah venga utilizzata “per fornire la copertura ai soldati israeliani che ammazzano le nonne palestinesi a Gaza”, come dice Gerald Kaufman, deputato laburista, il 15 gennaio 2009 (qui la traduzione dell'intervento in Parlamento: http://www.webalice.it/mario.gangarossa/sottolebandieredelmarxismo_internazionale/2009_01_gerald-kaufman-deputato-laburista-ebreo-del-parlamento-britannico-denuncia-come-nazisti-i-comportamenti-israeliani.htm) è vero, ma non è di questo che parla il film, né la recensione, Edoardo
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