alla sceneggiatura
ha lavorato anche Guillermo
Cabrera Infante, «un
film plastico e metafisico che corre dritto come il suo protagonista», lo
definì Alberto Moravia (da
qui).
all’inizio non
capivo dove andava a parare, piano piano il film si è arricchito di elementi
che poi hanno fatto crescere la mia attenzione e partecipazione.
è un
film unico, è una fuga da tutto, un film molto radicale, non troppe parole, ma
chiarissime.
Kowalski è un eroe, senza volerlo essere, non (si) riconosce
in niente, e niente riesce a trattenerlo
un
piccolo grande film, un film unico, da non perdere - Ismaele
QUI il film completo, in inglese
…Le protagoniste et
anti-héros par excellence Kowalski franchit certes une limite d'état après
l'autre, laissant derrière lui les voitures de police dans d'immenses nuages de
poussière, mais la raison pour cette course effrénée n'est jamais révelée. Le
but apparent de son trajet est connu, mais quant à la raison pour son
empressement déraisonnable, aucune hypothèse ne peut être écartée.
L'interprétation qu'en fait le présentateur de radio, tel un choeur antique,
n'est qu'une façon de voir les choses. D'ailleurs, ses commentaires nous ont
rappelé ceux du clochard dans Bulworth, qui décèle avec autant de lucidité que Super Soul les
dangers imminents de l'acte d'acrobatie du personnage principal désespéré pour
des raisons diverses.
L'absence de justification pour l'intrigue ne freine cependant pas Richard C. Sarafian à créer un cocktail explosif et beau qui opère un tour d'horizon efficace de la société américaine. Les rencontres de Kowalski sont plutôt rares, mais elles traitent toutes, plus ou moins détendues et politiquement incorrectes, des préoccupations de l'époque. Entre une jolie fille qui se promène nue sur sa moto et deux homosexuels caricaturaux, la conscience afro-américaine se fait tabasser par une bande de ploucs et Kowalski opère son périple sans états d'âme. La frénésie qui monte autour de lui et qui le laisse grandement indifférent revient brutalement à la sobriété lors d'une fin qui n'est pas moins énigmatique que l'ensemble du film.
Comme il se doit pour un film issu d'une époque musicalement foisonnante, la bande originale est de premier choix. De même, la distribution puise sa force d'un éclectisme surprenant. C'est surtout le trop rare Cleavon Little dans le rôle de Super Soul qui approfondit encore l'étrange spiritualité d'un film dont l'appartenance au genre du road-movie n'est peut-être que façade.
L'absence de justification pour l'intrigue ne freine cependant pas Richard C. Sarafian à créer un cocktail explosif et beau qui opère un tour d'horizon efficace de la société américaine. Les rencontres de Kowalski sont plutôt rares, mais elles traitent toutes, plus ou moins détendues et politiquement incorrectes, des préoccupations de l'époque. Entre une jolie fille qui se promène nue sur sa moto et deux homosexuels caricaturaux, la conscience afro-américaine se fait tabasser par une bande de ploucs et Kowalski opère son périple sans états d'âme. La frénésie qui monte autour de lui et qui le laisse grandement indifférent revient brutalement à la sobriété lors d'une fin qui n'est pas moins énigmatique que l'ensemble du film.
Comme il se doit pour un film issu d'une époque musicalement foisonnante, la bande originale est de premier choix. De même, la distribution puise sa force d'un éclectisme surprenant. C'est surtout le trop rare Cleavon Little dans le rôle de Super Soul qui approfondit encore l'étrange spiritualité d'un film dont l'appartenance au genre du road-movie n'est peut-être que façade.
…Indeed,
there's a spiritual, mystical component to Kowalski's journey, mostly provided
by the pattering commentary of the radio DJ Super Soul (Cleavon Little), who
learns about Kowalski and the cops in pursuit and begins providing bulletins
and updates on the radio. It's Super Soul who seems to grasp the importance of
Kowalski's escape, who lends a spiritual significance and a political undertone
to what is, for the driver himself, an inexplicable act. But Super Soul sees it
as an act of resistance, and his gospel-like incantations about "the big
blue meanies" and "the super driver of the golden West" give the
film much of its potency, stretching it beyond just another car chase into an
epic expression of freedom and the power of the individual. He calls Kowalski
"the last beautiful free soul on this planet," which may be hard to
reconcile with the blank-faced Newman, who hardly ever expresses any emotion
during his long drive, but he's talking about an ideal rather than a person…
…La corsa inarrestabile verso l’ignoto è l’allegoria
cardine, l’aristotelica "metafora continuata", di questo
particolarissimo film che sta a metà strada fra Easy
Rider (1969) e Zabriskie Point (1970), fra l’esordio/miracolo di
Dennis Hopper ed il miglior film americano di Michelangelo Antonioni. Ma
Kowalski è, fra i personaggi delle opere citate, il carattere più
autenticamente moderno: un solitario vettore alienato da una società alienata,
e per questo da essa emancipato. Richard C. Sarafian annulla la dimensione
della speranza e dell’utopia, delinea un personaggio a-storico nella sua
tragicità, un uomo scollegato da ogni cosa che assume droga unicamente per non
dormire, speed per andare più veloce, un uomo impegnato in una corsa nichilista
verso il nero/nulla della morte, col sorriso sulle labbra e gli occhi dolci di
un bambino. Diceva PPP, ma potrebbero essere parole di Kowalski, «la parola
speranza è completamente cancellata dal mio vocabolario»…
…Vanishing Point è un punto zero cinematografico,
un’opera unica, che non ha nulla prima e nulla dopo di sé, un racconto mitico,
ancor prima che metafisico, perché narra la conclusione della vita di un eroe
(moderno). Il mito dell’eroe che procede verso la propria morte, sfidando
chiunque gli si pari davanti per raggiungere scientemente la fine della propria
esistenza terrena, è un motivo che ricorre in un gran numero di miti (appunto),
fiabe, favole, narrazioni orali, nella letteratura ed, ovviamente, nel cinema.
Seguendo le indicazioni di Carl Gustav Jung, «li troviamo (i miti) anche nelle
fantasie, nei sogni, nei deliri e nelle allucinazioni di uomini d’oggi» e
costituiscono «rappresentazioni archetipiche», cioè forme prive di contenuto, «facultas praeformandi», ovvero «possibilità di rappresentazione data a priori».
Se una delle
caratteristiche essenziali del mito (dal greco mỳthos, μũφος, «parola,
discorso, racconto, favola, leggenda») è la sua diffusione orale, prima che
scritta, possiamo affermare con assoluta certezza che in Vanishing Point ciò che viene messo in scena è proprio
la costituzione di un mito. La narrazione delle gesta di Kowalski è infatti
affidata al non vedente dj radiofonico Super Soul (cieco proprio come Omero; (o mè oròn) «colui che non vede»), che amplifica
attraverso l’etere la folle corsa, ammantandola di un senso "altro",
amplificato appunto. Kowalski ha il piede poggiato sull’acceleratore, scardina
ogni posto di blocco, ma è il narratore cieco a dare un senso libertario ed anarchico
alla sua azione, è lui che ne canta la valenza rivoluzionaria. Attraverso le
onde radiofoniche dell’emittente black piantata nel nulla, il mito si crea e si
diffonde, raggiungendo le orecchie del popolo che infatti accorre dal moderno
oracolo per assistere in tempo reale alla sua stessa narrazione. Dunque una
riflessione non tanto sui media, e sul loro potere, ma sul funzionamento stesso
della narrazione, del racconto, portato ad un grado zero, premoderno.
Un
racconto mitico con un finale tragico, ma non una tragedia, nell’accezione
aristotelica del termine, perché non è l’azione a qualificare il carattere di
Kowalski, questo si caratterizza invece dalla doppia narrazione dei flashback
(extra diegetici) e della cronaca radiofonica dello speaker non vedente. In
quest’ottica dunque Vanishing
Point rappresenta il racconto
mitico di un fenomeno antropologico che testimonia l’espressione simbolica di
un rifiuto psichico dei valori fondanti l’America della metà del secolo scorso.
K. rappresenta il rifiuto delle regole di vita americane che in quei tempi si
manifestò nelle svariate forme di ribellismo culturale: dal nichilismo
dell’annientamento attraverso le sostanze stupefacenti, alla proliferazione di
stili di vita apertamente contrari all’egemonia culturale di un’America
totalitaria e ghettizzante nei confronti di ogni forma di dissenso…
da
qui
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