sabato 15 marzo 2014

Giallo napoletano – Sergio Corbucci

Sergio Corbucci ha fatto dei film immensi, questo è solo un bel film (un film così per tanti registi sarebbe il capolavoro della carriera).
e però ti tiene attaccato alla poltrona per tutto il tempo, con grandi attori, con Marcello Mastroianni e Peppino De Filippo sopra tutti.
una storia piccola, semplice, niente di epico, ma Sergio Corbucci ne fa una storia che non si dimentica, con tanti pezzi da antologia.
un paio d'ore davvero ben spese, trovatele, e buona visione - Ismaele 



QUI il film completo online


Solo i nomi dovrebbero bastare: Sergio Corbucci, Peppino De Filippo, Renato Pozzetto, Michel Piccoli, Marcello Mastroianni, Ornella Muti. La scena iniziale poi, con un fermo immagine dove abbiamo Alfred Hitchcock e Totò insieme, che si scopre poi essere un manifesto che vaga per la città, ci fa capire fin da subito la cifra del film (uno spaghetti-thriller fatto a regola d’arte).
Anche la storia ha la sua parte: un professore di mandolino, costantemente squattrinato (a causa del padre accanito giocatore d’azzardo) è costretto a lavorare per le strade di Napoli. Per colpa di un ricatto si trova dentro un altro ricatto e di lì la storia ha inizio…

…Forse mai un titolo è stato così vicino a rappresentare concretamente il contenuto di un film. Qualora non fosse bastato questo, Corbucci inserisce le fotografie di Hitchcock e Totò sulle quali appaiono i titoli di testa. Proprio dall’unione dei due simboli, caratteristici di due generi differenti fra loro, il giallo complicato del maestro inglese e la commedia popolare dell’attore napoletano, trae la forza questo lavoro. Elementi della commedia italiana (la scena sui tetti con Raffaele e i due malavitosi) si alternano con quelli del giallo, senza escludere punte nel poliziesco di matrice hollywoodiana (l’inseguimento sui tetti che termina dietro la grande insegna luminosa). La figura del vice commissario Voghera, istupidita ed assonnata (“Andiamo via, il mio istinto mi dice di lasciare stare” a due passi da Raffele e dopo averlo perso) in contrapposizione alla figura di Raffaele, investigatore occasionale, come spesso capita ai protagonisti di Hitchcock, zoppo come l’assassino, come un cane che cerca di azzannarlo una volta introdotto nella villa Coen, è l’immagine sdoppiata di uno stesso dilemma: chi è l’assassino? La figura di Peppino De Filippo invece, che interpreta il padre di Marcello Mastroianni, è l’elemento di continuità con la tradizione comica napoletana; per l’attore fu l’ultima apparizione sul grande schermo. Molto belle le musiche di Riz Ortolani, mentre la sceneggiatura ha il difetto di compiacersi troppo velocemente di aver raggiunto la soluzione dell’enigma, scoprendo l’assassino Victor, interpretato da Michel Piccoli, e facendo sì che nelle parole finali del direttore d’orchestra si sciolgano tutti i dubbi irrisolti degli omicidi e della sceneggiatura stessa (composta oltre che dal regista anche da Sabatino Ciuffini, Giuseppe Catalano e Elvio Porta). Le scenografie povere del film, infine, non rispecchiano l’aria di festività natalizie nel quale si svolgono i fatti. Godibile, ma senza pretese.
da qui

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