sabato 29 giugno 2024

Hit man - Richard Linklater

il film ha una sceneggiatura che è un crescendo lungo tutto il film, sviluppandosi in direzioni che non sempre ti aspetti (meno male!).

il prof Gary si trasforma in Ron, per arrotondare e per provare a cambiare vita.

il suo compito è quello di evitare omicidi su commissione, arrestando in anticipo il mandante. 

fino a un incontro che cambia la vita (ah l'amour l'amour...), Ron incontra Madison, è intesa a prima vista, in fondo vogliono le stesse cose, anche se non sempre in modo legale.

attori tutti bravissimi, come il regista, d'altronde.

un film che non delude, promesso.

buona (innamorata) visione - Ismaele



 

…Hit Man è un film scritto benissimo, con dialoghi taglienti e cadenzati al secondo, perché basterebbe infilare una battuta al momento sbagliato per far crollare il tutto. E non succede. Ed è un lavoro che riflette sul concetto di identità. Di chi si è veramente, motivo che investe anche le caratteristiche del film stesso, (volutamente) impossibile da inquadrare o classificare. Senza spoilerare nulla, perché sarebbe un delitto in piena regola, visto che questo è proprio il genere di film che non si gusta se si dovesse sapere mezza cosa in anticipo, possiamo limitarci ad arguire insieme che se un individuo, un placido docente universitario, considerato un mezzo sfigato dai suoi stessi studenti, improvvisamente si ritrova per i giochi del caso e della necessità a dover incarnare un killer freddo e spietato con il compito di incastrare i committenti, potrebbe, immagino, subire qualche sconquasso a livello personale, che nella narrazione si traduce nei misunderstanding che da sempre caratterizzano la commedia dai Menecmi di Plauto in avanti (anche se Plauto suppongo non li chiamasse misunderstanding. Forse). Per farvi capire, qua sotto vedete come il professore scende dal furgone che funge da centrale operativa per iniziare la sua carriera di credibile sicario. Ecco, nella distanza che intercorre tra Gary lo sfigato e Ron il superfigo, contemplando nella stessa distanza le conseguenze che si generano, sta tutto il film….

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Commedia degli omicidi, con una sceneggiatura da applausi, il film mette in scena il denominatore comune che esiste tra l'arte dell'esistenza e quella dello spettacolo, per il tramite di un Laurence Olivier del lavoro sotto copertura. Il risultato è un susseguirsi teso e divertente di colpi di scena e di duetti e triangoli eccellenti; una farsa degli equivoci solcata da una vena più scomoda e dark, che scorre ai confini estremi della morale e dell'educazione delle giovani menti.

Un film che appare leggero, ma, di nuovo, è solo un travestimento. Ci vuole un'esecuzione perfetta, infatti, per mascherare con naturalezza un'architettura complessa.

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Tra voice-over d'ordinanza e spezzoni di film cult - viene addirittura citato un cult nipponico per eccellenza come La farfalla sul mirino (1967) - il gioco di Richard Linklater è un divertissement di gran classe, aggiornamento farsesco di una vicenda realmente accaduta, qui traslitterata ad un intrattenimento sì a prova di grande pubblico ma ben più sagace della media. La love-story tra un finto sicario che agisce sotto-copertura per incastrare i mandanti di omicidi che devono ancora avvenire e una donna che intende assassinare il marito non nasce certamente sotto i migliori auspici, ma si evolve su linee inaspettate e sorprendenti, pronta sempre a spiazzare il pubblico. Una commedia romantica venata di action e di tensione, popolata da battute irresistibili e da gag frizzanti, dominata dall'alchimia che lega indissolubilmente i personaggi di Glen Powell e Adria Arjona.

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…Quintessenzialmente indie e gioiosamente inattuale, leggero e mai frivolo, Hit Man scavalca il biopic per svincolare la storia dal dato biografico: come Gary, il film passa dal divertimento della commedia al ritmo dell’action, adotta il côte romantico e attraversa il thriller con il sottofondo noir a ricordarci il contesto, sconfina nell’umorismo meno accomodante e non rinuncia a momenti malinconici. Non si tratta di un gioco intellettuale in cui la struttura rispecchia il personaggio, ma di un film clamoroso, sostenuto da una sceneggiatura magistrale per la perfetta costruzione narrativa e l’irresistibile precisione dei dialoghi (Billy Wilder ne sarebbe stato compiaciuto), scritta da Linklater con Glen Powell.

Attore – anche produttore, uno e trino – già nel giro del regista – sono entrambi texani – dai tempi di un film sottovalutato e magnifico come Tutti vogliono qualcosa!! che qui è francamente memorabile, credibile in ogni travestimento (compreso quello nerd: mica è facile per un sex symbol essere attendibile come sfigatello senza ricorrere a trucchi e magheggi), completamente consapevole del ruolo cucitogli addosso e anche dell’importanza di un film del genere nella sua carriera. È un po’ la prova definitiva del suo star power: cronologicamente è successivo a Top Gun: Maverick, ma per motivi di distribuzione arriva dopo l’imprevisto successo di Tutti tranne te che l’ha reso un reuccio della commedia commerciale capace di rinverdire il parterre hollywoodiano (è un momento decisivo per il settore, vedasi le ascese dei millennials Timothée Chalamet, Zendaya, Jeremy Allen White e Sydney Sweeney). Powell guida un cast intonatissimo, in cui si distinguono l’ammaliante Adria Arjona, la stand-up comedian Retta e Austin Amelio come poliziotto fuori di testa. Nel cinema degli Stati Uniti, Linklater conferma una doppia appartenenza: quella allo stato del Texas e quella allo stato di grazia.

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…Al formidabile duo Linklater-Powell andrebbe aggiunta anche la portoricana Adria Arjona, sensualissima e “pazza” nei panni di Madison. L’intesa tra i due è perfetta, attraversa tutte le sfumature possibili di una relazione a due (l’ironia, il sesso, l’idealizzazione, la bugia, l’omicidio) e raggiunge il culmine nella grandissima scena in cui Gary e Madison sono spiati dalla polizia e devono allestire un dialogo fasullo mentre le informazioni “vere” passano attraverso messaggi scritti sullo smartphone. Hit Man. Killer per caso procede spassoso, seguendo il ritmo e le variazioni di una partitura jazz. Ma in filigrana Linklater riflette sul concetto di identità, immaginazione, desiderio, mandando qua e là stilettate all’endemica violenza della società americana e al fallimento di ogni classificazione sociale e comportamentale. C’è dentro anche una riflessione sull’immaginario pop e cinematografico sulla figura del sicario. “I sicari non esistono, la gente ci crede perché li ha visti nella fiction” racconta il protagonista agli spettatori, dando il via a un continuo rimando di maschere e perversioni tutto consumato in una dimensione di finzione. Ecco. Se c’è un film straordinariamente lucido sulla reinvenzione della morale e sulle trasformazioni emotive, sentimentali e culturali degli esseri umani è questo.

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