Una storia comune, all'assalto della terra e della vita ci sono i soliti estrattivisti/(nuovi) colonialisti, rubano tutto quello che si può rubare, le leggi spesso le scrivono loro, di sicuro non vengono scritte contro di loro.
Loro sono le mafie e i fondi che investono miliardi di miliardi, con un solo obiettivo, il tasso di profitto, a qualunque costo.
E poi ci sono gli espropriati, soli, abbandonati, che cercano di resistere, a volte finiscono ammazzati, sopratutto a sud degli Usa, da noi ci sono i soldi, e i sicari del Capitale.
Anna è una donna che resiste, con tutte le difficoltà da affrontare, perché donna e perché sola.
La ragnatela che la deve umiliare ed espropriare sta per chiudersi, ma Anna non ci sta, un piccolo avvocato prova ad aiutarla.
il film non è perfetto, come tanti, ma riesce a farsi ricordare e a farci solidarizzare con Anna.
il film è solo in una ventina di sale, se le trovate :(
buona (resistente) visione - Ismaele
ps: 1 - questi mesi in Sardegna c'è l'assalto delle pale eoliche, una storia di rapina e distruzione di suolo e paesaggio. Dietro ci sono le mafie e i fondi che investono miliardi di miliardi, con un solo obiettivo, il tasso di profitto, a qualunque costo.
2 - qualche mese fa As bestas, un grande film spagnolo, raccontava una storia non troppo diversa, sui rapporti in una comunità dopo che intervengono i soliti estrattivisti/(nuovi) colonialisti.
…È un film drammatico dal respiro
ampio di utopia, questo Anna, che incanta, conquista e convince,
facendosi perdonare picchi di eccessivo pathos (su tutte, la rabbia legittima
della protagonista esplode in troppe scene madri, più misura avrebbe giovato).
Una storia di resistenza contro il potere, insieme capitalistico e maschilista,
che solo una donna è in grado di combattere.
La performance di Rose Aste, scelta dopo numerosi
provini, è generosa e la regia è ben attenta a riprenderne ed esaltarne la
bellezza della vita che si è scelta, a stretto contatto con la sua terra, il
suo mare e i suoi animali. Un contatto simbiotico, ancestrale, che nessuna
multinazionale potrebbe mai comprare.
Funziona la scelta di mantenere il dialetto sardo nella prevalenza dei
dialoghi, per dare un'ulteriore spessore di autenticità al racconto. Racconto
scritto dallo stesso regista, insieme ad Anna Mittone e Niccolò Stazzi, che si
fa al contempo denuncia implicita dell'industrializzazione pesante, dell'allodola
del turismo di lusso come ricatto occupazionale, del capitalismo spregiudicato
che compra l'anima dei luoghi e spesso di chi vi abita da sempre…
…in quella presa di posizione, resa da Amenta nella forme di una
battaglia postmoderna degna dei biblici Davide e Golia, intrisa di poesia e
dolore nelle sue immagini ruvide, senza filtri, stringenti e camera a mano, non
c’è solo il controllo della terra, la dicotomia tradizione-innovazione e la
modernità che avanza contro il tempo che si ferma, c’è il difendere i propri
ideali, il lottare per ciò per cui si crede al prezzo (caro) di sangue, sudore
e urla, lo spingersi fino al limite ultimo umano e possibile e il non lasciare
che in nessun modo alcuno, la propria anima possa essere sporcata – corrotta –
dall’agire cieco e vile.
Ma soprattutto c’è la storia e con
essa il rispetto di vincoli figli di un altro tempo storico, fatti solo di
onore, fotografie e strette di mano. Un’opera, Anna,
che come solo il grande cinema sa fare, trasla il particolare della propria,
piccola, narrazione, all’universalità della vita e del mondo, scaldando il
cuore degli spettatori. Una lezione di vita, un monito per tempi altri: un’esperienza
cinematografica da non perdere!
…L'intrigue s'inscrit à la croisée des chemins entre une mise en scène
néoréaliste à saisir les enjeux sociopolitiques contemporains et la force
combative d'une femme seule contre une organisation mondiale néocoloniale
délétère, entre le cinéma de Roberto Rossellini et celui de Ken Loach. Si
l'intrigue n'a rien de révolutionnaire et l'on devine très vite le dénouement
attendu, la singularité du film repose sur la singularité du personnage féminin
aussi rude que sauvage pour affirmer une énergie qui repousse l'étiquette de la
femme victime. L'actrice Rose Aste dans l'un de ses premiers rôles conséquents
dans un film au cinéma est particulièrement convaincante à partager les enjeux
de ses luttes sans jamais pour autant tomber dans les facilités psychologiques…
… In Anna, la fascinazione nei confronti
della protagonista è totalizzante. Rose Aste è costantemente al centro della
scena. L'obiettivo le si incolla addosso e la segue mentre, scatenata e
sensuale, balla in discoteca, si apparta con uno sconosciuto o governa le sue
capre. Tra grida rabbiose e ostinati silenzi, il ritratto di una donna fuori
dai canoni, in lotta per affermare se stessa contro
tutto e tutti, ha la meglio sugli altri ingredienti. Di conseguenza, il film è
costruito a sua immagine e somiglianza, con una fotografia
chiaroscurale e una macchina da presa che si muove costantemente
nel tentativo di catturare ogni frammento del suo oggetto del desiderio
attraverso lunghi e scarmigliati piani sequenza. L'assenza di colonna sonora
extradiegetica ribadisce il tentativo di creare un ritratto in
purezza, liberandosi di orpelli e costrutti per arrivare a sbirciare
l'anima di Anna. Il tutto anche a costo di sacrificare la sceneggiatura
mettendone in luce, a tratti, i limiti.
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