un film del 2011, massacrato dalla critica (4,7 su Imdb).
eppure è un film che non ti aspetti, una specie di horror, che però è anche un'altra cosa.
lo scrittore protagonista vive scrivendo storie inutili, e alla fine dovrà fare i conti con un lutto mai sopito (come pure Francis Ford Coppola).
visto due volte di seguito, fatti prendere per mano da Francis Ford Coppola, un film che merita.
buona (spettrale) visione - Ismaele
QUI il film completo, su Raiplay
…Se l'incipit dello scrittore che si trova
catturato in un loop senza soluzione di continuità tra realtà ed incubo ricorda
abbastanza Il seme della follia di
Carpenter, il film poi prosegue in altre direzioni rispolverando tutto
l'armamentario dello stile gotico: alberghi abbandonati, botole che nascondono
orrori inenarrabili, luci di candela che rischiarano il buio, così come il
sangue che colora di rosso scarlatto il grigiore che avvolge la parte onirica
del film che si sovrappone a quella vissuta realmente.
Ma forse il vero incubo è quello girato a
colori, quello in grigio è un rifugio estremo.
Sono molto più pericolosi i vampiri della vita
reale che quelli relegati nelle pagine di un libro e all'interno di leggende a
cui non crede ormai più nessuno.
A proposito di recuperi dal passato: Coppola qui
recupera un imbolsito Val Kilmer che è efficacissimo nel ruolo dello scrittore
alcolizzato e notevole è anche il Bruce Dern caricato a pallettoni che
interpreta lo sceriffo.
Infine un tocco di sottile ironia: la moglie
petulante che assilla lo scrittore tramite Skype chiedendogli soldi in
continuazione è interpretata dalla rediviva Joanne Whalley, un tempo moglie di
Val Kilmer.
Psicanalisi della loro crisi di coppia?
Twixt è chiaramente lontano dai capolavori di Coppola ma è
un divertissiment che funge da perfetto intrattenimento nella sua medietà.
Tra una parodia twilighitiana ( i supposti
vampiri emo accampati in riva la fiume), un uso dimostrativo del 3-D e una
citazione burtoniana non è solo un mero esercizio di stile come da più parti
bollato.
A suo modo è sperimentale : un ibrido di
metacinema e di metaromanzo.
…John
Baltimore sta vivendo una crisi, tanto sul versante professionale quanto su
quello umano; l’uno condiziona l’altro, e viceversa, costringendolo così
alla frustrazione. Si sente involgarito dalla banalità come scrittore, e allo
stesso tempo come uomo; vittima di una coazione a ripetere che gli impedisce
di mancare la verità, sia dal punto di vista creativo che esistenziale.
Soltanto riuscendo ad andare “oltre lo specchio”, entrando in un mondo di
immagini chiare ed essenziali, la vita può tornare ad autenticarsi, e ciò che
appare come un problema si schiarirebbe, mostrandosi per quello che realmente
è, solamente confusione. Per poter inaugurare una sensibilità diversa è dunque
necessaria una dilatazione prospettica, compiere un passaggio in un nuovo
regime spazio-temporale.
Dal punto di vista diegetico
questo coincide con lo sfondamento della dimensione onirico-allucinatoria:
Baltimore, smarrite le traiettorie, si trova ad avanzare per una “selva
oscura”; qui a fargli da Virgilio è lo spettro dannato e dolente di Edgar Allan
Poe che gli infonde stralci della sua Filosofia della composizione: per Poe, prima di tutto
c’è la costruzione dell’effetto. Una costruzione che va
intesa sia come individuazione strategica del programma narrativo, sia come
atto dialogico fra il narratore e il lettore: una dialogicità implicita e
differita, certo, ma ineliminabile, perché nell’azione progettuale ogni mossa e
decisione viene presa come se fosse la battuta di un dialogo. Dunque
individuare innanzitutto non una forma dell’oggetto ma un suo effetto, ed
elaborare quindi la forma che quell’effetto di conseguenza è in grado di
produrre. L’oggetto di ogni progetto sta tutto negli effetti che esso sarà in
grado di produrre.
È lo stesso Coppola ad applicare il precetto; è in
questa chiave che va interpretato l’impiego del 3D. La dilatazione prospettica
è risposta alla necessità di un’altra estensione del visibile nella quale
sperimentare ciò che determinate situazioni limite gli suggerivano. È messa in
atto una risemantizzazione della vista: l’occhio deve non solo elaborare un
aumento di dati sensibili, ma anche di sviluppare la capacità di comporre
l’eterogeneità dei dati. Ma all’inizio è stordimento, lo stesso che è vissuto
da Baltimore. Proprio quando la ricchezza delle immagini si fa più netta,
queste appaiono invece più enigmatiche. È vertigine: ogni personaggio appare
attraverso l’accenno del proprio gesto, e ogni elemento del paesaggio come
sospeso.
Ma l’horror (che
Coppola, come suo solito, scuote con fiammeggianti fluorescenze
romantico-sentimentali), oltre che a produrre emozioni forti nell’occhio, è
materializzazione di incubi. E quello che affligge il protagonista è lo stesso
che tormenta il regista: il non aver fatto nulla per evitare la morte del
proprio figlio (le dinamiche causanti la morte della figlia del protagonista
sono le stesse che hanno ucciso Gian Carlo, il figlio del regista). Coppola, e
Baltimore per lui, deve cercare di scavare nel passato per scacciare tutti i
fantasmi che lo abitano; individuare il dolore primario, profondo e personale
per riuscire a esorcizzarlo. Ma perché si possa avviare un processo di
riparazione occorre che la perdita sia totale, e come tale percepita. Il lavoro
del lutto inizia solo quando l’oggetto è perduto e il soggetto ne realizza e
accetta le conseguenze. E a Coppola infatti sono occorsi 25 anni…
…Ne scaturisce un film
disomogeneo, di gusto bizzarro e sperimentale, la cui estetica fatta di
desaturazioni e di green screen ricorda (fin troppo) quella milleriana di Sin City e The Spirit.
I suoi pregi vanno però altrettanto
riconosciuti, a partire dall’atmosfera straniata, surreale, vicina a quella
di Twin Peaks: la straordinaria voce narrante di Tom Waits, dalle sonorità
grezze e quasi rancide, colloca istantaneamente la vicenda nella tipica
periferia americana, teatro di orrori nascosti. Ma ad apparire rilevante è
soprattutto la componente autobiografica. Al di là delle occasionali
autocitazioni (da Rusty il
selvaggio a Dracula di Bram Stoker), l’intera storia rappresenta un viaggio
doloroso che il regista statunitense compie in cerca della propria redenzione
personale.
Come il protagonista, vinto dal senso di colpa,
anche Coppola deve infatti perdonarsi e superare un lutto ventennale: quello per
il figlio Gian Carlo, morto tragicamente nel 1986 durante una gita in
barca.
Il genio di un autore e' spesso
dolorosamente castrato dalla oggettiva impossibilita' di esprimere con completa
liberta' le proprie emozioni, le proprie ansie, le proprie aspettative e
convinzioni, vittime della mannaia senza scrupoli di produttori
irriducibilmente attratti solo dal business. Alla soglia dei settantacinque
anni il grande Francis Ford Coppola si considera finalmente un regista per
necessita' e non per mestiere, e dal 2007 e' tornato, tra un'annata di vino e l'altra,
a dirigere piccoli (ma spesso grandi dal punto di vista artistico) film non
facilmente catalogabili o classificabili, figli dell'emozione e della vena
creativa che abitano ancora in lui. Twixt, strambo horror emozionante sia
visivamente sia dal punto di vista del soggetto, e' il fratello minore, ma solo
anagraficamente, dello splendido "Tetro" di un paio di anni fa (mi
rifiuto di menzionarlo col bruttissimo e convenzionale titolo italiano), del
quale riprende e coltiva con ancor maggiore seduzione le splendide curatissime
scenografie, dove anche stavolta il color porpora insanguina uno sfondo
stellato in bianco e nero, nell'ambito del sogno piu' seducente e spaventoso
che ognuno di noi possa pensare di vivere durante un proprio tormentato sonno
ispiratore.
La vicenda singolare e a tratti anche molto
buffa di uno scrittore di romanzi horror/gotici di terz'ordine che, convocato a
presentare la sua ultima opera in un paesino che non ha nemmeno una libreria
(infatti dovra' ricevere i pochi lettori su un banchetto posto tra le corsie di
un supermercato/ferramenta), si imbattera' in un caso di omicidio di una
ragazza, in uno sceriffo che adora i suoi romanzacci e gli propone di scriverne
uno assieme sui tragici fatti che negli anni '50 insanguinarono il borgo a
causa di una strage di innocenti, in una setta satanica che bivacca nei pressi
di un lago e finisce per prendersi tutte le responsabilita' dell'omicidio, nel
fantasma angosciato di una ragazza vittima della strage, nei misteri di un
campanile a sette facciate con sette orologi per nulla in sincronia e
dall'aspetto sinistramente molto hitchcokiano, si incastra con la seduzione di
un sogno ampiamente rivelatore, con il celebre adorato scrittore Edgar Allan
Poe che aiuta il protagonista a risolvere il mistero e a trovare l'ispirazione
per il libro che questi e' assolutamente obbligato a scrivere. Lambiccatissimo
e sensuale, un B-movie spettacolare che sorprende per la comicita' e
sensibilita' di situazioni mai viste in un horror: le gesta
preparatorie/scaramantiche dell'autore prima di accingersi a iniziare la
scrittura, con tanto di montaggio di un pratico tavolino portatile e i
tentativi alcolici di far sopraggiungere l'ispirazione, con un incipit
metereologico che prevede prima una nebbia fitta, poi l'assoluta assenza di
nebbia - esilarante. E ancora il sofferto rimorso del protagonista per la
perdita della figlia in un tragico incidente in motoscafo, che riporta
drammaticamente alla tragica fine del primogenito di Coppola, morto nelle
medesime tragiche circostanze. Per questo motivo dicevo che il cinema e' per
Coppola un mezzo per sopravvivere ed esorcizzare certi traumi e fantasmi del
passato, per esplicitare un senso di colpa che forse, una volta rappresentato,
riesce in qualche modo a fargli trovare pace.
Attori splendidi che ci piace moltissimo
rivedere: Val Kilmer, il cui volto dilatato lo rende un clone, ma piu'
simpatico, di John Travolta, Joanne Whalley, sua ex moglie nella vita e anche
nel film, concorte affamata di soldi che minaccia di vendere un prezioso libro
rarissimo del marito, Bruce Dern naturalmente, grande protagonista di molto
buon cinema anni '70 e quell'impronunciabile Alden Ehrenreich che aveva gia'
illuminato col suo bel volto da divo lo splendido Tetro, e Elle Fanning, il
fantasma che ognuno vorrebbe avere alle proprie spalle, anche a costo di venir
vampirizzati. Un'opera piccola ma geniale, imperdibile e degna delle piu' alte
vette raggiunte in molte occasioni dal grande maestro italo-americano.
…Chi ne parla come un film mediocre,
confuso, nonsense o altro non ha capito nulla a mio modesto parere.
"Twixt", con uno strepitoso Tom Waits a farvi da voce narrante, è una
pellicola ingiustificatamente sottovalutata, massacrata a pié pari da pubblico
e critica, e vittima di un oscurantismo globale che ha limitato alla stessa di
godere della visione sul grande schermo. Macché: l'ultimo lungometraggio di
Coppola è, a distanza di ben dodici anni dalla sua uscita in sala, attualmente
inedito in Italia per cui viene vietata, dunque, la libertà di espressione ad
una delle pellicole più inebrianti, sensazionali e agghiaccianti degli ultimi
vent'anni, con dei punti altissimi della fotografia in bianco e nero da
parte di Mihai Malamaire Jr, un ottimo utilizzo delle musiche di Dan Deacon ed
Osvaldo Golijov, uno splendido e caratteristico montaggio di Kevin Bailey, Glen
Scantlebury e Robert Schafer, ed una messa in scena talmente tanto precisa e
curata da strapparsi i capelli. Un horror così, nonostante le volute
imperfezioni ed una marginale ingenuità di scrittura in certi punti, ce lo
sogniamo.
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