una gara di bravura dei tre protagonisti, ma è tutto lì.
film freddo, noioso, una storia che non coinvolge, Todd Haynes ha fatto molto di meglio, senza dubbio.
buona (se non avete niente di meglio da fare) visione - Ismaele
…Tra i linguaggi e i toni della soap opera, Todd Haynes
rileva abilmente la miccia capace di innescare dinamiche narrative proprie del
thriller psicologico, se non addirittura del noir, sfiorando di tanto in tanto
il melodramma, allontanandosene immediatamente, poiché maggiormente interessato
agli psicologismi dell’inquietudine, dello sguardo e dell’attesa.
May December infatti,
ancor prima d’essere un film di conversazioni – l’ottima sceneggiatura di Samy Burch e Alex Mechanik, ha ricevuto la nomination
all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, pur senza ottenerla –, è un
film d’osservazione. Non è casuale che lo scopo della diva hollywoodiana
interpretata dalla Portman, coincida con lo sguardo, o meglio, con l’assistere
passivamente alla vita di Gracie Atherton-Yoo, che a sua volta vigila sulla
presenza incessante di quest’ultima, dapprima di sottofondo e rilegata agli
angoli – là dove i veri autori osservano – e poi sempre più centrale,
protagonista e per questo temibile.
Il decimo film di carriera di Todd Haynes è un
gioiellino, supportato da ottime prove interpretative curiosamente non
considerate dall’Accademy, probabilmente per la dimensione minore di un film
certamente singolare, capace di muoversi con maestria, leggerezza e tensione,
dal dramma al thriller psicologico, fino al melò ed il true crime.
…Tra le tre performance, forse quella
che emerge di più e che sorprende proprio perchè viene da un giovanissimo della
recitazione, è quella di Melton.
L’attore di Riverdale riesce a catturare in toto le
sfaccettature del suo personaggio, conferendogli un’aria da belloccio dei tanto
popolari young adult ma affibbiandogli anche un’aria costantemente desolata e
malinconica, incerta nel suo trovarsi costantemente in bilico tra l’essere
adulto e il tornare bambino. Il suo Joe è
contemporaneamente appetibile e tenero, solare e angoscioso. Un personaggio
vincente che si è auto-confinato in un terreno di isolamento totale, lontano
dal tono camp della pellicola, dai colori vivi della sua fotografia e
lussureggianti della natura che lo circonda. Forse è proprio attraverso il
personaggio di Joe che Haynes riesce a sbugiardare i suoi personaggi,
l’artificiosità dei loro comportamenti e del finto paradiso che si sono creati.
Melodramma camp fino al midollo, l’ironia disturbante di Todd Haynes fa luce
con May December sulle (s)proporzioni dei ruoli e
dei valori famigliari di una realtà pervasa dalla finzione.
…Il cast di May
December offre performance ineccepibili e
capaci di rimanere impresse a lungo, il ritmo del film si fa via via sempre più
incalzante in un crescendo appassionato, e in alcuni punti passionale, di
emozioni, dubbi e sospetti senza mai la scure del giudizio. Non
sta a noi giudicare, vuole dire Todd Haynes nel proporre senza
un briciolo di retorica il ritratto allo specchio di una donna
raccontata da un'altra donna, con tutti i trucchi reali e metaforici che
entrambe indossano nelle loro vite private e personali. Un film maledettamente
interessante, ossessivo, a tratti morboso ma capace di insinuarsi sotto la
pelle e serpeggiare a lungo. Anche dopo il finale affidato a un
metacinema in cui non è un caso che spunti il serpente della tentazione
biblica, peccaminosa eppure irresistibile.
… Non ci sono vincitori in May December, ma solo sconfitti da un mistero senza
soluzione, da un caso senza colpevole. La vittima più evidente diventa così
proprio Joe, bloccato emotivamente, sentimentalmente e sessualmente in
un’adolescenza che gli è impossibile abbandonare, e incapace di conseguenza di
amare, desiderare ed essere padre. In una scena di straziante tenerezza, lo
vediamo mostrare tutta la sua fragilità e la sua inettitudine con un figlio per
il quale assomiglia più a un fratello maggiore, a cui dice con disarmante sincerità
«Non riesco a capire se ci stiamo connettendo o se sto creando un
brutto ricordo per te in tempo
reale, ma non posso farci niente».
Todd Haynes si muove con lucidità e
impudicizia fra questi diversi abissi umani, districandosi fra suggestioni e false
piste e giocando anche con l’aspettativa dello spettatore, martellato da una
colonna sonora di chiaro stampo thriller, che lascia presagire una scarica di
violenza che non arriva mai. Lo fa plasmando ancora una volta il lato più
torbido di Julianne Moore, già alle sue dipendenze in Safe, Lontano dal paradiso e La stanza delle meraviglie, qui alle prese con un
personaggio con più di un punto di contatto con quello da lei interpretato
per David Cronenberg in Maps to the Stars. Ma soprattutto lo fa con la sua
personalissima cifra stilistica, indagando le torbide contraddizioni della
piccola borghesia e tratteggiando le più travolgenti passioni e le più
insopprimibili pulsioni all’interno di una cornice solo apparentemente algida…
Io comunque lo guarderò perché sono curiosa di vedere sullo schermo Natalie Portman e Julianne Moore, quest'ultima molto presente nei film di Todd Haynes, tra cui ho apprezzato l'opera ambientata negli anni cinquanta, dove è molto brava
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