un dramma si svolge a scuola, qualcuno ruba dei soldi, si pensa a un ragazzino, poi alla madre di un altro, la professoressa Carla fa la sua indagine, la scuola gestisce tutta la situazione molto male.
fin qui niente di nuovo per chi ha calcato le tavole del palcoscenico in diverse scuole.
la cosa bella (e commovente) del film è il rapporto umano che Carla persevera nel tenere con tutti i bambini, nessuno è colpevole, tutti devono essere seguiti, con tutti ci si deve impegnare ed essere disponibili, e Carla lo fa.
come in un film cinese del 1999, Non uno di meno, di Zhang Yimou, Carla non trascura nessuno e a ognuno tende la mano, e gliela stringe, per provare a salvarlo, dal mondo e dalle situazioni ostili.
un film che fa tornare sui banchi di scuola, o in sala professori, o in consiglio di classe, a piacere.
buona (scolastica) visione - Ismaele
…Non c’è un colpevole,
se non una convergenza di azioni che determinano l’esercizio dell’abuso in
tutte le sue manifestazioni. La scuola, spazio gerarchizzato a partire dalla
morfologia degli ambienti studiati per un’educazione frontale, viene filmata
come realtà fisica già enunciata dal potere, impossibile da frequentare
trasversalmente cercando una propria collocazione nel mondo. In un sistema
votato alla schematizzazione delle sue funzioni, il bambino più promettente
della classe può diventare quello più problematico, l’insegnante più aperta
alla dissoluzione dei ruoli, quella che innesca il virus del controllo, la
segretaria più efficiente una potenziale ladra, ma anche una madre che spinge
il figlio alla rivolta, la sperimentazione collettiva del giornalino
studentesco, il principale propellente del falso. Se la risoluzione del cubo di
Rubik , tra logica e ingegno, può essere la chiave per aprirsi a miliardi di
possibilità interpretative, il sistema scolastico preferisce la rimozione
forzata dall’anomalia. The Teacher’s Lounge è un film sostenuto dalla geometria
causale di un effetto domino, ma vivissimo, perché nella descrizione di una
scuola che collassa sulla perversione della realtà, descrive la sofferenza e le
azioni di resistenza di un’umanità che può ancora salvarsi.
da qui
…La Sala de Profesores no
tiene nada de original porque todos estos temas ya se han trabajo en el pasado,
incluso peca de redundante por las peleas en la clase de gimnasia -asimismo a
cargo de Carla- y el conflicto entre el nerd sensible de Oskar y un semi bully
llamado Tom (Vincent Stachowiak) que aprecia a su maestra y la defiende, pero
el film logra elevarse por sobre la mediocridad del séptimo arte actual para
subrayar la rapidez con la que en nuestro Siglo XXI el idealismo termina hecho
añicos…
…È negli occhi di Carla, sorretti dall’intensa verità,
dalla fragilità e la tensione idealista che una bravissima Leonie
Benesch ha saputo regalarle, che La sala professori racconta
del peso esplosivo della più innocua delle scelte, delle inaspettate
conseguenze, della natura fragile di parole come democrazia e progresso – hanno
sempre bisogno di manutenzione – di un sistema educativo che funziona solo se
la coerenza del pensiero e la forza dell’istituzione hanno la meglio sul
conformismo e le piccole meschinità dei retrobottega. Carla è animata dalle
migliori intenzioni. Eppure, non c’è nulla di quello che fa in nome di un insopprimibile
bisogno di giustizia che non si qualifichi come moralmente ambiguo –
inavvertitamente, è chiaro – e rovinoso. È il paradosso del film, il continuo
ribaltamento di prospettiva, sorretto dall’incedere implacabile di una
narrazione che “stritola” la protagonista nell’ingranaggio di una scelta dopo
l’altra, dagli esiti imprevisti ma non eludibili. Così La sala professori costruisce
la sua tensione. La sua tripla tensione: civile, umana, cinematografica.
Nessun commento:
Posta un commento