il commissario Pelissier (Michel Piccoli) vuole catturare dei banditi in flagranza di reato.
e per i casi della vita trova l'occasione, incontra un suo vecchio amico che vive ai margini della legalità e attraverso la sua compagna, una prostituta (Romy Schneider), spinge i banditi in trappola.
le cose vanno benissimo per il commissario, ma purtroppo Lily gli ha rubato il cuore, e lui non capisce più niente.
un film che non lascia scampo, una sceneggiatura perfetta, un film da non perdere, se ti vuoi bene.
buona visione - Ismaele
QUI il
film completo, in francese, con sottotitoli in inglese
Max Pelissier
(Michel Piccoli) è un poliziotto di Nanterre tormentato dai diversi tentativi
falliti di catturare in flagrante un gruppo di rapinatori di banche della zona.
Beffato dai colleghi, decide di indurre il vecchio amico Abel (Bernard
Fresson), colpevole di piccoli furti insieme alla sua gang di scapestrati, a
una rapina. Per incastrarli, deve fornire piste false alla fidanzata di Abel,
la prostituta Lily (Romy Schneider), con cui però nascerà un legame più forte.
Tra i drammi sentimentali e introspettivi L'amante (1970) ed È
simpatico, ma gli romperei il muso (1972), Sautet si avvicina alla
disillusione del noir contemporaneo, rifiutando però con classe e maestria
cinematografica una precisa distinzione di genere. Tratto dal romanzo di Claude
Néron, autore anche della sceneggiatura insieme a Jean-Loup Dabadie e lo stesso
Sautet, un'opera revisionista che è un poliziesco crepuscolare, una storia
d'amore alla ricerca del sentimento, un dramma psicologico incentrato sulla
frustrazione e il conflitto: alla fine ogni elemento emerge trovando come cuore
nevralgico il personaggio di un Piccoli mai così cupo e intenso. Sarà lo stesso
commissario Pelissier a mettere in scena il proprio film, dirigendo gli attori,
un gruppo di delinquenti disadattati impreparati per il grande colpo, e
orchestrando le scene della rapina da sventare, per il lieto fine del
personaggio che interpreta. Splendido il clima di disillusione e malinconia in
contrasto con la sensuale bellezza di Romy Schneider. Acuto, paranoico,
imperdibile.
Un altro dei
film memorabili di quel fantastico cineasta che rispondeva al nome di Claude
Sautet.Film che all'apparenza appartiene al genere poliziesco ma che in
realta'contiene tutta una serie di caratteristiche e di suggestioni che con il
poliziesco non hanno nulla a che spartire.Partendo dalla figura del
protagonista,un ex giudice ora poliziotto che ha la fissa di cogliere i
malfattori in flagranza di reato per non avere sorprese successive in sede
giudiziaria,Sautet imbastisce un dramma degli affetti in cui la figura
preponderante è quella della prostituta interpretata da una luminosissima Romy
Schneider che si contrappone da subito alla figura severa e ombrosa del
commissario di cui ignora l'identita'.Il nucleo centrale del film è
rappresentato dagli incontri tra i due ,senza alcun contatto fisico in cui
piano piano si conoscono meglio pur non facendo nulla ma quasi simulando la
routine quotidiana di una coppia qualsiasi.E invece si stanno intrappolando a
vicenda:lui ha teso la trappola agli amici di lei per impedire loro una rapina
milionaria con le informazioni carpite,lei,oltre le apparenze, è riuscita a
stabilire una sorta di contatto empatico con lui che la protegge anche a costo
della sua rovina in un finale emozionante e amarissimo. Si vede fin dall'inizio
che Sautet non è interessato all'intreccio poliziesco, non gli interessa girare
scene troppo movimentate e infatti per essere un poliziesco le scene concitate
sono veramente minime, lui descrive un paese della provincia francese e coccola
quasi i suoi protagonisti che da pari loro gli regalano una prova superba.....
…Sautet è abilissimo a lavorare
sui tempi morti. Accumula i dettagli per costruire meticolosamente la scena
della rapina. E in questo, appare fulminante e fortemente incisiva
l’osservazione realistica della banda dei rapinatori, che sono come spiate da un altro occhio (anche quello
della polizia nel finale) e accompagnate dalla voce-off del commissario della
loro zona, interpretato da François Périer.
E il titolo originale gioca in effetti sul rapporto tra Max e questo gruppo (Max et les ferrailleurs), ladri di auto e di
metalli. Le immagini della loro quotidianità, come squarci di un documentario
sulla malavita. Un respiro dei tanti del polar francese degli anni ’70, in una
stagione indimenticabile. Dove il luogo (in questo caso Nanterre) diventa un
altro deterministico punto di osservazione.
E poi c’è tutto un altro
squarcio, quella passionalità trattenuta a fatica del cinema del regista,
caotico e magico nel filmare la seduzione. Romy Schneider entra in scena dopo
mezz’ora. La sua immagine,
originariamente osservata da lontano, già diventa un lampo improvviso che fa
prendere al film ancora un’altra marcia. Con ancora uno sguardo off che,
all’inizio la guarda, che è quello di Max. In un altra storia d’amore destinata
a finire male. Ed è proprio per questo, come in L’amante, che ogni gesto, ogni sprazzo di gioia o
di infelicità diventa decisivo. Come per catturare e afferrare più dettagli di
immagini che già diventano memoria. I soldi sul tavolo, il cappello in testa,
una mano tolta dalle spalle. Con sguardi che si cercano per non perdersi mai.
per una follia d’amore che diventa esplosiva nel finale.
Intenso
polar dall'atmosfera rarefatta e dai personaggi perdenti, in cui più che la
minuziosa costruzione della trappola alla banca conta la strana alchimia
sentimentale che si crea tra il frustrato commissario Pelissier e l'avvenente
prostituta Lili Ackermann. Finale inaspettato e perfettamente in linea con i
personaggi. Piccoli e la Schneider in stato di grazia.
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