giovedì 16 febbraio 2023

Tepenin ardi (Beyond the Hill) - Emin Alper

dei nemici assediano la terra di un padrone di capre e di un piccolo bosco e quei nemici/nomadi, oltre le colline, pare che a volte  facciano pascolare i loro animali nei terreni di quel padrone.

un figlio, che vive in città, va a trovare il padre/padrone con i due nipoti, un fucile oggetto di desiderio, un'arma che quando appare sai che sparerà, la guerra inizierà.

gran bel film, l'opera prima di Emin Alper, cercatelo.

buona (drammatica) visione - Ismaele


 

 

L'opera prima di Emin Alper (formato in economia e storia moderna) è un thriller anomalo perché intreccia elementi di dramma familiare, black comedy, "western revisionista" e persino horror. La scelta intenzionale del regista è quella di costruire un'intelligente allegoria con un forte significato. In effetti ha dichiarato che una parte sostanziale del tradizionale "senso comune" dei turchi riguarda la paura irrazionale nei confronti dell'altro, del diverso. Il film offre una lucida e agghiacciante rappresentazione di un microcosmo bloccato moralmente dalle proprie contraddizioni e fortemente condizionato dai pregiudizi culturali. La narrazione è ricca di sfaccettature e accumula lentamente motivi e dettagli. Le dinamiche relazionali tra i personaggi sono complesse, ma non artificiose. La tensione cresce progressivamente, mescolando calma angosciante e sorpresa minacciosa, grazie ad un abile gioco di inquadrature e di montaggio.
Alper utilizza efficacemente alcune convenzioni di genere per costruire un'atmosfera di mistero e una sensazione di costante pericolo. Valorizza visivamente anche il non detto e le emozioni che non possono esprimersi liberamente a causa delle dinamiche dell'egemonia e della prevaricazione in una società maschile, patriarcale e autoritaria, i cui membri sono al tempo stesso rei e vittime. La sua solida scrittura e il suo sguardo sono sottilmente critici, senza scadere mai in una deriva pedagogica o in inutili psicologismi. Un ulteriore fattore di qualità del film risiede nella recitazione di tutti gli attori che appare in eccellente sintonia con il clima della storia.

da qui

 

Beyond the Hill si concentra tutto nello spazio di confine dichiarato fin dal titolo, appunto quell'oltre la collina dove vivono i nomadi, una sorta di territorio liminare che circoscrive ciò che è "altro da sé" e che, dunque, proprio in quanto diverso, è inevitabilmente ostile. Un sedicente "nemico" che è minaccioso quanto più è invisibile, quasi una specie di proiezione mentale in cui si sostanzia tutto il razzismo e la xenofobia dei protagonisti. Alper affronta temi universali - come il rapporto inestricabile tra cultura e natura, l'irriducibile differenza tra il sé e l'altro, e la connaturata violenza insita nell'uomo - ma, attraverso alcune allusioni simboliche, firma anche un vero e proprio pamphlet (venato, soprattutto sul finale, da toni satirici e grotteschi) contro le degenerazioni della politica militarista e l'atteggiamento reazionario della società turca. Il tutto attraverso uno sguardo innovativo, che sopperisce alle limitazioni di budget con l'originalità delle soluzioni stilistiche e con interpreti intensi e autentici (in particolare l'allucinato Berk Hakman nel ruolo di Zafer).

da qui




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