dei nemici assediano la terra di un padrone di capre e di un piccolo bosco e quei nemici/nomadi, oltre le colline, pare che a volte facciano pascolare i loro animali nei terreni di quel padrone.
un figlio, che vive in città, va a trovare il padre/padrone con i due nipoti, un fucile oggetto di desiderio, un'arma che quando appare sai che sparerà, la guerra inizierà.
gran bel film, l'opera prima di Emin Alper, cercatelo.
buona (drammatica) visione - Ismaele
…L'opera prima di
Emin Alper (formato in economia e storia moderna) è un thriller anomalo perché
intreccia elementi di dramma familiare, black comedy, "western
revisionista" e persino horror. La scelta intenzionale del regista è
quella di costruire un'intelligente allegoria con un forte significato. In
effetti ha dichiarato che una parte sostanziale del tradizionale "senso
comune" dei turchi riguarda la paura irrazionale nei confronti dell'altro,
del diverso. Il film offre una lucida e agghiacciante rappresentazione di un
microcosmo bloccato moralmente dalle proprie contraddizioni e fortemente
condizionato dai pregiudizi culturali. La narrazione è ricca di sfaccettature e
accumula lentamente motivi e dettagli. Le dinamiche relazionali tra i
personaggi sono complesse, ma non artificiose. La tensione cresce progressivamente,
mescolando calma angosciante e sorpresa minacciosa, grazie ad un abile gioco di
inquadrature e di montaggio.
Alper utilizza efficacemente alcune convenzioni di genere per
costruire un'atmosfera di mistero e una sensazione di costante pericolo. Valorizza
visivamente anche il non detto e le emozioni che non possono esprimersi
liberamente a causa delle dinamiche dell'egemonia e della prevaricazione in una
società maschile, patriarcale e autoritaria, i cui membri sono al tempo stesso
rei e vittime. La sua solida scrittura e il suo sguardo sono sottilmente
critici, senza scadere mai in una deriva pedagogica o in inutili psicologismi.
Un ulteriore fattore di qualità del film risiede nella recitazione di tutti gli
attori che appare in eccellente sintonia con il clima della storia.
…Beyond the Hill si concentra tutto nello spazio di confine
dichiarato fin dal titolo, appunto quell'oltre la collina dove vivono i nomadi,
una sorta di territorio liminare che circoscrive ciò che è "altro da sé" e che, dunque, proprio in quanto diverso, è
inevitabilmente ostile. Un sedicente "nemico" che è minaccioso quanto
più è invisibile, quasi una specie di proiezione mentale in cui si sostanzia
tutto il razzismo e la xenofobia dei protagonisti. Alper affronta temi
universali - come il rapporto inestricabile tra cultura e natura,
l'irriducibile differenza tra il sé e l'altro, e la connaturata violenza insita
nell'uomo - ma, attraverso alcune allusioni simboliche, firma anche un vero e
proprio pamphlet (venato, soprattutto sul finale, da toni
satirici e grotteschi) contro le degenerazioni della politica militarista e
l'atteggiamento reazionario della società turca. Il tutto attraverso uno
sguardo innovativo, che sopperisce alle limitazioni di budget con l'originalità
delle soluzioni stilistiche e con interpreti
intensi e autentici (in particolare l'allucinato Berk Hakman nel ruolo di Zafer).
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