martedì 28 febbraio 2023

Il Naso o la cospirazione degli anticonformisti - Andrey Khrzhanovsky

difficile classificare un film così, meno male.

è un omaggio alla cultura, la coraggio, alla bellezza, alla musica, a grandi personaggi della cultura russa, da ricordare e frequentare.

tanti momenti del film, diviso in tre parti, sono divertenti, satirici, commoventi.

e tutto a partire dal naso di Nikolaj Gogol e dalla musica di Dmitrij Šostakovic, senza dimenticare Michail Bulgakov e Stalin (e tanti altri).

un film da vedere e rivedere, un film di serie A, senza alcun dubbio.

buona (anticonformista) visione - Ismaele

 

QUI si può vedere il film completo, su Raiplay

 

 

"Il naso" di Gogol non è solo un racconto in cui, partendo dal fatto che un mattino l'assessore collegiale Kovaliòv si ritrova senza più il naso, si innescano vicende surreali. È anche un piccolo ma profondo trattato sulla ricerca della propria identità da parte dell'essere umano. Dmitrij Šostakovic ne colse l'importanza e, nel 1927 iniziò a lavorare ad un'opera lirica ispirata al racconto. Il suo lavoro venne stroncato come formalista dal partito sovietico dei musicisti ed è da qui che prende le mosse il film per descrivere, con grande ironia ma anche con profondo rispetto per le vittime, il terrore staliniano.
Lo fa mettendo in gioco una varietà di tecniche di animazione e di grafiche che lo trasformano in un caleidoscopio di invenzioni che sostengono sia la messa in scena dell'opera sia la presenza di uno Stalin costantemente teso a chiedere 'democraticamente' il parere dei suoi sottoposti. I quali ovviamente debbono uniformarlo al suo.

Khrzhanovskiy, che aveva 14 anni quando il dittatore morì, ha fatto in tempo a respirare quel clima di sottomissione culturale e ha quindi lo spirito giusto per rievocarlo (non dimenticando una frecciata a chi ora detiene da lungo tempo il potere in Russia). Quando un pamphlet per immagini riesce a provocare ad ogni cambio di scena lo stupore misto al ricordo di un testo, di un film, di un quadro significa che si è andati oltre al semplice assunto mostrando e dimostrando quanto sia ancora forte l'impatto che un cinema di animazione, liberato dagli stereotipi correnti, può avere su un pubblico adulto e colto.

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Il patchwork di Khrzhanovsky fonde opera e musical con un collage dal ritmo febbrile. La cultura è attenzione all’altro diverso da noi. Il presupposto fondamentale è la pace. In maniera colta e visionaria è ciò che sussurra questo film. Si citano Rossini, Verdi e il suo Rigoletto nella melodia che tanto ricordano gli esperti di Amici Miei. Una pioggia di riferimenti all’arte sovietica dalle parti di cinema, letteratura e pittura bagna tanto la vicenda del Naso come illusione identitaria e sibillina al centro dei totalitarismi, quanto il secondo atto, che vira su Stalin, la sua trojka e lo scrittore Bulgakov. Si percorre allora la via impervia della censura culturale attraverso una curiosa corrispondenza tra il dittatore e l’autore. Potere e burocrazia come simboli di una dittatura, Stalin cartoon diventa satira corrosiva. “Non mi piace fare pressione sulle opinioni altrui”, dirà il dittatore ai suoi sottoposti. L’allegoria musicale su deliri burocratici e totalitari sfocia nella documentazione sui gulag, i campi di detenzione voluti dalla trojka del regime sovietico.
Il terzo atto inizia invece spingendo sulla posterità poiché due dame ottocentesche, dalla balconata di un teatro fanno ironia pungente sul musicista Šostakovič commentandone le foto goffe da uno smartphone…

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Il film parte dalla trasposizione di uno dei racconti più famosi della letteratura di ogni tempo, Il naso di Nikolaj Vasil’evič Gogol, portato a teatro come opera buffa in tre atti da Dmitri Shostakovich nel 1930, ed è diviso in “tre sogni” che vogliono dare contezza audiovisuale di “una combinazione di eventi storici, biografie e capolavori di artisti, compositori e scrittori dell’avanguardia russa e del totalitarismo”. In questi tre segmenti dalla struttura variabile Khrzhanovsky utilizza senza nessuna forzatura autoriale svariate tecniche di ripresa che vanno appunto dall’animazione tradizionale, alla CGI, alla messa in scena di ritagli di modellini di carta, dal collage digitale ai colori a pastello e quelli a carboncino fino alle riprese dal vivo che con la loro intromissione servono a destabilizzare ulteriormente un impianto che non vuol cadere vittima della retorica. Perché il rischio, in un film che racconta eventi segnanti come la riproposizione in chiave metateatrale del capolavoro gogoliano in cui un uomo perde il suo naso e lo vede ascendere ad una carriera burocratica, la famosa lettera spedita a Stalin dal drammaturgo Michail Afanas’evič Bulgakov che lamentava l’impossibile circolazione delle sue opere e la parentesi del 1936 vissuta dallo stesso Shostakovich riguardo la stroncatura e censura da parte della Pravda del suo Lady Macbeth nel Distretto di Mcensk, era quello di cadere in una trita apologia della libertà di pensiero…

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Ad ogni modo Andrey Khrzhanovskiy non si limita a ripercorrere la vita culturale e politica dell’URSS anni ’20, ’30 e ’40 seguendo il tracciato di un’oscura, spaventosa fiaba, ma vi infila di continuo notazioni ironiche, allusioni colte rivolte ad esempio all’estetica cinematografica di Ėjzenštejn, parentesi non meno rivelatrici come quella dedicata a Bulgakov e al suo controverso rapporto con Stalin. Quest’ultima è senz’altro la miccia dalla cui accensione derivano le conseguenze più rilevanti, graffianti, a livello satirico, allorché a scaturirne è un ritratto del dittatore sovietico e dei suoi meschini tirapiedi, da Ždanov a Vorošilov, da Jagoda a Molotov, così impietoso e sulfureo da stare al passo di un cult movie come Morto Stalin, se ne fa un altro. Altro titolo divenuto a nostro avviso imprescindibile. Similmente ne Il Naso o la Cospirazione degli Anticonformisti farsa e tragedia si mescolano di continuo. Ciò avviene attraverso una ricchezza di riferimenti iconografici difficile da riassumere in poche righe. Facendo cioè volare sia l’immaginazione che le stesse note musicali dell’ardita, complessa fantasmagoria verso vette inusuali; fino a comporre un Requiem per l’Unione Sovietica e per i tanti artisti che ne vennero brutalmente traditi, tale da lasciare un brivido profondo sotto la pelle.

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Il Naso o la cospirazione degli anticonformisti di Andrey Khrzhanovskiy è un film che colpisce nel profondo, considerando anche il periodo che stiamo vivendo. Il regista riesce, mescolando abilmente dramma e commedia, a raccontare un periodo non facile per il popolo russo. La prima parte del ‘900 è stata caratterizzata dallo stalinismo e, oltre a tutto quello che può derivare da un regime totalitario, in questo film Khrzhanovskiy mostra, soprattutto, quello che hanno dovuto subire gli artisti dell’epoca. La libertà di espressione (in ogni sua forma) non esisteva e, infatti, numerosi artisti persero la vita. Questo lungometraggio oltre che a far luce su una pagina poco conosciuta e oscura della storia – e che non si dovrebbe ripetere – vuole rendere omaggio alle vittime, in maniera commovente ed originale come si vede nel finale.

La scelta di unire in questo prodotto di animazione foto e video d’epoca, scene di oggi e maestranze che hanno lavorato al dietro le quinte si è rivelata vincente. In alcuni momenti, però, i passaggi mostrati non sono di facile ed immediata comprensione per lo spettatore. Nonostante tutto, per la maggior parte della storia il pubblico riesce a immergersi completamente nel racconto e recepire il messaggio, che arriva in maniera diretta, come un pugno dritto nello stomaco. Doloroso, ma necessario.

Le musiche – tratte anche dall’omonima opera buffa di Dmitrij Šostakovič – sono curatissime e, insieme al ritmo sostenuto, contribuiscono in gran parte alla riuscita dell’opera che si rivela più attuale che mai. Il Naso o la cospirazione degli anticonformisti rivela ancora una volta come l’arte sia sempre un valido strumento per veicolare messaggi importanti e denunciare soprusi e violenze.

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